Niccolò Carratelli per “la Stampa” - Estratti
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Due facce, anzi tre, della stessa opposizione al governo Meloni. Tre vertici dello stesso triangolo politico, per un "ménage à trois" che va avanti ormai da otto mesi. Esattamente da quando Elly Schlein, fresca vincitrice delle primarie del Pd, si presentò al grande corteo antifascista di Firenze, per abbracciare Maurizio Landini, rubando la scena a Giuseppe Conte.
Era il 4 marzo, ma il copione non è cambiato.
Lui, lei, l'altro. Il segretario del principale sindacato italiano, con i suoi oltre 5 milioni di iscritti e potenziali elettori di sinistra, conteso dai due leader del campo progressista. Quando Landini chiama, la segretaria dem e il presidente M5s, con rare eccezioni, rispondono.
Salvo ripensamenti, dovrebbero farlo anche venerdì mattina, tornando entrambi a piazza del Popolo a Roma, già teatro sabato scorso della manifestazione del Pd, dove sarà allestito uno dei palchi dello sciopero generale contro la manovra proclamato da Cgil e Uil.
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Pd e M5s ci saranno, come c'erano lo scorso giugno, nel corteo Cgil (con arrivo nella stessa piazza) in difesa della sanità pubblica. Loro vanno quasi sempre da lui, mentre Landini non va mai da loro, sempre attento a mantenere un profilo apartitico ed equidistante: non c'era sabato scorso dal Pd, né a metà giugno dai 5 stelle.
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Lo scontro sulle modalità dello sciopero generale è lì a dimostrarlo. Se, come in tanti pensano, a Schlein e Conte servirà un federatore per riuscire a costruire l'alleanza progressista alle prossime Politiche, il nome di Landini sarà inevitabilmente tra i papabili. C'è chi ha già calcolato che il suo mandato da segretario Cgil scadrà a marzo 2027, giusto pochi mesi prima della fine della legislatura.
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