Carlo Macrì per corriere.it
LISA GABRIELE
Era stato archiviato come un suicidio. Oggi, si scopre, però, che Lisa Gabriele, all’epoca ventenne, è stata uccisa. Per quel delitto, avvenuto nel gennaio del 2005, martedì mattina i carabinieri di Rende hanno arrestato un ex poliziotto della stradale, Maurizio Mirko Abate, 50 anni, ex amante della ragazza. Il corpo di Lisa Gabriele, originaria di Rose (Cosenza,) fu trovato all’interno della sua Fiat 500, alla periferia di Montalto Uffugo. All’epoca la giovane aveva una relazione con Abate, che era sposato.
Attorno all’autovettura gli inquirenti trovarono bottiglie di whisky, psicofarmaci e un biglietto d’addio. Le indagini all’epoca furono rapidamente chiuse e il caso archiviato come suicidio. Nel 2019, il colpo di scena. In procura, a Cosenza arrivò una lettera anonima, di un sedicente «poliziotto onesto della stradale», nella quale si indicava Maurizio Abate come l’assassino della ragazza.
Addirittura l’anonimo scriveva anche che la ragazza era stata soffocata con un cuscino, lo stesso che aveva addosso quel giorno, per simulare una gravidanza. Lisa Gabriele, insomma, si sarebbe presentata all’appuntamento con l’amante, fingendo di essere incinta. Una simulazione che avrebbe dovuto spingere Abate a fare una scelta definitiva, lasciando la moglie per andare a vivere con lei.
maurizio abate
Invece, stando alle indagini, l’ex poliziotto di fronte a quella scelta, avrebbe deciso di uccidere la sua amante, facendo apparire il decesso come un suicidio. La lettera giunta in Procura, era infatti ricca di particolari inediti.
Questo ha spinto il sostituto procuratore Antonio Bruno Tridico, ad affidare ai carabinieri una serie di accertamenti sul corpo della giovane. Il cadavere fu esumato, il telefonino della ragazza fu nuovamente esaminato dai tecnici informatici. «Le risultanze di questa nuova fase investigativa, complessivamente valutate – scrivono i carabinieri —, hanno consentito di verificare, in maniera più approfondita, quanto raccolto nella prima fase, colmando alcune lacune investigative e facendo emergere un quadro indiziario significativamente grave e tale da collegare il reato contestato alla persona dell’indagato».
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