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    ALTRO CHE TRUMP IN MESSICO, IL VERO MURO L’HANNO COSTRUITO A TORINO CONTRO I PUSHER! - NELLA PERIFERIA DELLA CITTÀ GLI ABITANTI DELLE CASE AL CONFINE COL PARCO “SEMPIONE” SI SONO TASSATI PER TIRARE SU 13 FILE DI BLOCCHI DI CEMENTO CHE IMPEDISSERO A TOSSICI, SPACCIATORI E PROSTITUTE DI PASSARE DI LÀ - AL MATTINO C'ERANO SIRINGHE E PRESERVATIVI OVUNQUE: “FACEVAMO LE RONDE FIN VERSO LE 2 O LE 3 DI NOTTE. ORA CI BLINDIAMO E...”


     
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    Lodovico Poletto per “La Stampa

     

    muro contro il degrado a torino muro contro il degrado a torino

    Tredici file di blocchi di cemento sovrapposte. Tredici. «E adesso voglio proprio vedere come fanno a passare di là». Dall'altra parte di questo muro alto tre metri - costruito dopo mille discussioni e ripensamenti, e terminato pochi giorni fa - c'è il male. Con gli spacciatori e i ragazzi strafatti che vagano, la notte, in un fazzoletto di parco spoglio. Ci sono le siringhe sporche di sangue. E i fantasmi dei disperati che farebbero di tutto per una dose.

     

    IL MURO ANTI PUSHER A TORINO IL MURO ANTI PUSHER A TORINO

    Di là ci sono le prostitute e i loro clienti che prima del muro venivano tra le case a cercare un posto dove fare sesso. Di qua, invece, c'è quello che chiamavano «il Villaggio»: ventisette blocchi di appartamenti costruiti negli Anni 60. Case modeste, ma ai confini di un parco, il «Sempione».

     

    Un posto tranquillo, di mezza periferia: famiglie con bambini, i pomeriggi d'estate tutti in cortile a chiacchierare. Le pizzate tutti insieme sul battuto di cemento in occasione delle feste. Un buon posto per vivere, tutto sommato.

     

    spaccio in periferia a torino spaccio in periferia a torino

    Un posto di gente che sogna di invecchiare bene, crescere i bambini lontano dalle brutture del mondo, vederli laureati e sistemati. Poi, però, è accaduto che anche qui, ai confini di Torino, ai margini di questo slargo che si chiama piazza Rebaudengo, è arrivato tutto ciò che spaventa di più. La droga, i pusher, i ragazzi strafatti che vagano seminudi.

     

    Si sono infilati nel parco. E il villaggio è diventato un inferno. Colpa di un varco tra i garage. Dieci metri di passaggio che, quando venne pensato, doveva essere una specie di extra per quel posto: un acceso diretto a un'area verde. Con i platani, le altalene, le ringhiere colorate. «E in primavera e in estate, quando imboccavi la strada che porta alle case, lo vedevi laggiù e ti si allargava il cuore: era un paesaggio bellissimo e struggente. Lo vedevi e sapevi di essere a casa» racconta alle dieci del mattino la signora Maria Grazia Battistetti, una che qui è nata e cresciuta.

     

    le zone dello spaccio a torino le zone dello spaccio a torino

    Poi un anno e mezzo fa è tutto precipitato. La strada per «il Villaggio» è diventata la pista per entrare nel regno dei pusher. Le rampe che portano alle cantine sono diventate il posto dove le prostitute portavano i clienti. Passavano tutti da quei dieci metri di varco tra i garage per arrivare nel parco.

     

    Al mattino c'erano siringhe e preservativi ovunque. La notte c'erano le auto che s'infilavano tra le case sgommando, per fermarsi davanti ai garage, a due passi da quel varco. Scendevano i tossici, c'era lo scambio, e poi i clienti ripartivano di gran carriera. E i bambini, allora, sono stati barricati dentro casa: troppo pericolosi lasciarli giocare in quel posto. E le tavolate sono finite.

     

    viavai di pusher a torino nonostante l'emergenza coronavirus viavai di pusher a torino nonostante l'emergenza coronavirus

    «Ad un certo punto gli uomini si sono organizzati. Facevano la ronda tutte le sere, fin verso le 2 o le 3. Quando vedevano le auto arrivare le fermavano, spiegavano che lì non potevano entrare, che era una strada privata, la strada del Villaggio» insiste la signora Battistetti.

     

    Non serviva a nulla. I balconi con gli stendini pieni di biancheria, sono diventati un posto dove servirsi di pantaloni, maglie camice e mutande messe ad asciugare. C'era un continuo va e vieni di gente e di auto, di giorno e di notte.

     

    spaccio1 spaccio1

    «E noi avevamo paura» dice Adele Casanova. E così le famiglie del Villaggio si sono tassate. Cinquanta euro ognuna: qui ne abitano circa 200. E hanno fatto costruire il muro. Ma non è finta lì. Di soldi, alla fine, ne hanno risparmiati un bel po'. E - come spiega Maria Grazia Battistetti - «presto i muri si moltiplicheranno. Ne sarà costruito un altro di lato, per evitare che quella gente entri nel Villaggio».

     

    «Ci blindiamo, sì, proprio così, ci blindiamo perché abbiamo paura. Perché non era più vita. Perché gli uomini rischiavano ogni notte». E neanche le autorità riuscivano a risolvere il problema. Ora c'è il muro, e il male è finalmente di là. Il «Villaggio» è salvo. Da qui non si vede più parco, ma solo le fronte più altre dei platani.

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