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    “AMADEUS? CON LUI NON CI SENTIAMO SPESSO. PUNTO” – CLAUDIO CECCHETTO TORNA SULLE POLEMICHE CON IL CONDUTTORE CHE HA LANCIATO: “MI DISPIACE? E PERCHÉ? IO SONO SEMPRE PROIETTATO VERSO LE COSE NUOVE” – E POI FIORELLO, JOVA, GERRY SCOTTI E FABIO VOLO, LA POLITICA: “NEGLI ANNI 70 NON SENTIVO LA CONTRAPPOSIZIONE TRA FASCISTI E COMUNISTI, STAVO IN DISCOTECA. LA DROGA? MA VA’! DA ME VENIVANO SOLO PER BALLARE” – DOPO LE SCONFITTE A MISANO E RICCIONE, NON MOLLA: “LO CONSIDERO UN INIZIO, POTREI RICANDIDARMI”


     
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    Renato Franco per www.corriere.it/sette/

     

     

    amadeus cecchetto amadeus cecchetto

    Talent scout per gli altri, un po’ meno di se stesso, soprattutto in politica. Claudio Cecchetto è rimasto (ancora) a una passo dal successo, un metro prima. Correva per essere sindaco, si deve accontentare di un posto da consigliere comunale. La sua Riccione — «una città nella quale quasi sono nato, dove mi sono sposato, dove ho contribuito al successo di Aquafan (di giorno piscina, di notte discoteca), dove ho realizzato Un disco per l’estate, dove ho trovato tanti talenti» — lo ha lasciato al terzo posto. «Ho lottato contro due elefanti. Quando partecipi a una gara dove ci sono un centrosinistra che ha governato per 70 anni e un centrodestra negli ultimi 8, ti infili in mezzo e speri di non essere stritolato, e in effetti non sono stato stritolato. Lo considero un inizio».

     

    claudio cecchetto claudio cecchetto

    Partecipare senza avere possibilità di vincere ha senso?

    «Anche nel calcio l’ultima squadra di Seria A coltiva una speranza, però ci sono anche fattori oggettivi. Io ho cercato di costruire un polo civico, mi appoggiavano solo tre liste, gli altri erano sostenuti da sei. È già tanto aver ottenuto un seggio».

     

    «Le persone che mi hanno votato sono dei visionari, ho incontrato gente che ti fa venire la voglia di amministrare Riccione, che ha il sogno di vedere una Riccione proiettata nel futuro. Se queste persone mi aiuteranno, mi ricandiderò».

     

    Ha fatto come Berlusconi ai bei tempi, ma con nuovi mezzi: su Instagram ha avuto il supporto di Jovanotti, Fiorello, Carlo Conti...

    «Non li ho coinvolti, non sono il tipo. Sono amici che hanno visto che stavo provando questa avventura, mi conoscono e sanno cosa riesco a fare».

    Anche Berlusconi diceva la stessa cosa... Pure a Misano Adriatico tre anni fa andò male. Arrivò secondo, dopo il candidato del centrosinistra.

    claudio cecchetto gerry scotti radio deejay claudio cecchetto gerry scotti radio deejay

    «A Misano mi sono trovato per caso, con Riccione ho un legame affettivo maggiore, è un territorio che conosco decisamente meglio».

    Ventenne negli Anni 70, gli anni della contrapposizione, fascisti da una parte e comunisti dall’altra. Lei dove stava?

    «Io stavo in discoteca».

    Già disimpegnato negli anni dell’impegno?

    «Questa contrapposizione politica ai giovani non piaceva, erano solo ingranaggi in un sistema di logiche più grandi, la sera poi venivano tutti a divertirsi in discoteca, gente di destra e di sinistra. Io questa contrapposizione non la sentivo, la politica per me è sempre stata un fatto civico, a chilometro zero; una politica che riguarda le cose concrete che interessano in quel momento».

    La sua rivoluzione era stare in discoteca?

    Fiorello Corrado Rizza Franco Nocera Claudio Cecchetto Fiorello Corrado Rizza Franco Nocera Claudio Cecchetto

    «Anche quelli a loro modo sono stati anni rivoluzionari, in giro si sentiva o musica di protesta o musica che trasmetteva tristezza, la discoteca rappresentava un momento di evasione, infatti venivano i simpatizzanti di destra e di sinistra. Sembrava una musica destinata solo a quell’ambiente ma poi è arrivata in radio, in tv, lì è nata la tendenza musicale del futuro».

     

    Che notti erano? Andava a letto quando gli altri si svegliavano...

    «Adesso è così, negli Anni 70 alle due di notte eravamo tutti sotto le coperte, al massimo uno spaghetto fino alle tre del mattino. Adesso i club aprono all’una di notte, altri tempi. Per me erano notti bellissime: erano serate in mezzo alla musica - a musica che sceglievo io, per me il massimo».

    Quanta droga girava?

    «Ma va’! La discoteca è una cosa, il parchetto un’altra. Da me venivano per ballare, non per drogarsi».

    Sicuro? L’immaginario - che è psicologico - ma anche le cronache - che sono concrete - raccontano altro...

    claudio cecchetto jovanotti claudio cecchetto jovanotti

    «Il problema è che prendendo 1000 discoteche certe cose succedono in una ed è quella che fa notizia... In discoteca sono passati tanti professionisti che hanno costruito il mondo, le pare che girasse certa roba? Sicuramente al parco ce ne erano di più. In pista al massimo qualcuno alzava il gomito».

    Oggi ci sono tanti talent show, ma pochi talent scout. Cosa è cambiato?

    «Il talent scout è un ingegnere artistico che lavora sul talento, come su una piantina: la coltiva, la cura, la fa crescere. In Italia non ne ho visti molti, ci siamo solo io e Caterina Caselli. Io godo del successo degli altri».

    La scoperta di cui va più orgoglioso?

    «Jovanotti e Fiorello, le due punte di diamante».

    Cosa aveva visto in Fiorello?

    «Ho visto quello che tutti hanno visto in tutti questi anni. Tutti ora dicono di Fiorello: fortissimo. Io l’ho pensato appena l’ho conosciuto. Lui era famoso nei villaggi e io ho immaginato il suo futuro: tu devi considerare l’Italia un villaggio, diventerai l’animatore del Villaggio Italia».

    claudio cecchetto gioca jouer claudio cecchetto gioca jouer

    Jovanotti?

    «Lorenzo idem. Ho sentito la stessa energia che sentono adesso le persone quando vanno ai suoi concerti».

    Ascoltando Gimme Five era difficile...

    «Era difficile perché la gente sentiva solo Gimme Five, io lo frequentavo ogni giorno, per me era facile vedere le sue potenzialità. Io avevo lui davanti, non Gimme Five ».

    Gerry Scotti?

    «Mi aveva colpito la sua voce. Nel 1982 tu ascoltavi qualsiasi radio e le voci erano tutte uguali, lui invece aveva una verve completamente diversa, che per me era un plus. Mi dicevano: guarda che non ha una voce da disc jockey. Alla fine ho avuto ragione io».

    Fabio Volo?

    «Venne da me in radio per propormi un suo disco, io parlandogli ho intuito le sue qualità: era loquace, simpatico, aveva una bella terminologia. Gli proposi un patto: metto il tuo disco se tu vai in radio. Lui era perplesso perché non l’aveva mai fatto. Non importa - gli risposi - anche gli altri non lo hanno mai fatto la prima volta».

    Invece cosa è successo con Amadeus? Lei ha detto che ormai per parlare con lui bisogna chiamare il suo manager Lucio Presta. Amadeus ha risposto che il suo numero di cellulare è sempre quello.

    claudio cecchetto claudio cecchetto

    «Mi sembra una polemica inutile, non ci sentiamo spesso. Punto».

    Le dispiace?

    «E perché? Io sono sempre proiettato verso le cose nuove. Se sento le persone che conosco mi fa piacere, ma ci deve essere sempre un’occasione, un perché. Se capita, molto volentieri».

    Con Radio Deejay ha lanciato tanti artisti musicali e televisivi.

    «A Radio Deejay la forza era il gruppo, un gruppo di persone, di talenti, che si scambiavano esperienze, che sono cresciuti stando insieme, come in un caffè letterario parigino».

     

    Diciamo che i caffè con Sartre, Cioran e Simone de Beauvoir forse erano un po’ diversi... Il Gioca jouerè stato il suo successo; musicalmente non era granché, era la parodia di una canzone.

    «Era il periodo in cui tutti i dj facevano una canzone ma io ho ancora adesso il grosso problema che sono stonato. In discoteca sperimentavo questa sorta di flash mob, gli inviti classici: su le mani, tutti giù, dai saltiamo; in questo rito collettivo la gente si divertiva. Così più che un disco ho fatto un gioco sul disco, ho raffinato quello che mettevo in pratica in discoteca, facendo fare a tutti quanti lo stesso movimento nello stesso momento».

    Quanto le rende di Siae?

    «Non mi lamento, ma non cifre stratosferiche. Diciamo un buon stipendio mensile».

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    La spesa più folle che si è concesso?

    «Una macchina, una Borgward, una berlina tedesca. La comprai a 500 mila lire, ci spesi 15 milioni e non ha mai funzionato. Mia moglie aveva messo un disegno su una porta dove c’era la macchina con il cofano aperto che mi correva dietro per mangiarmi. Alla fine l’ho regalata».

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