Estratto dell’articolo di Danilo Ceccarelli per www.lastampa.it
amanda lear
È Durata poco la «pensione» di Amanda Lear che, dopo un breve ritiro dalle scene a inizio febbraio, è tornata a teatro a Parigi con L’argent de la vieille (I soldi della vecchia, in italiano). Un riadattamento del film “Lo scopone scientifico di Luigi Comencini, dove l’artista recita il ruolo di Bette Davis […]
Cosa l’ha convinta a tornare?
«La pièce è presa da un film mitico ed è stata scritta su misura per me dagli autori. Ma non è la solita commedia perché c’è anche una tematica sociale. Ad un certo punto, quando si parla di soldi, tutti i personaggi diventano dei mostri, litigano tra di loro, sono gelosi l’uno dell’altra e si odiano. Ma non nego che il teatro rappresenta una grandissima fatica».
Quindi niente più vita mondana?
«Nel periodo in cui facevo la modella passavo le notti da Maxim’s a Parigi, mentre a New York mi capitava di incontrare Andy Warhol, Elizabeth Taylor o Onassis. Mi sono data una calmata quando ho cominciato a lavorare seriamente: non puoi continuare ad andare alle feste tutte le sere se poi devi salire su un palco, è troppo faticoso. E comunque oggi quel mondo lì non esiste più. Non possiamo chiamare jet set quello frequentato dalle varie Kardashian, perché sono troppo volgari, fanno schifo».
amanda lear alain philippe malagnac
Lei ha mosso i primi passi nella Swinging London Anni 60.
«Era la Londra di Jimi Hendrix, dei Rolling Stones e dei Beatles. Oggi le ragazze sognano di uscire con un calciatore, ma al tempo noi guardavamo le rockstar».
Come Brian Jones, uno degli Stones scomparso nel ’69 con cui ha avuto una relazione.
«Povero, fu cacciato dal gruppo e ci rimase malissimo. Voleva continuare da solo, aveva previsto di andare a fare musica a Marrakech, in Marocco»
Poi c’è stato David Bowie, che ha frequentato proprio nel periodo di Ziggy Stardust.
«Non si struccava mai, nemmeno quando andava a dormire! Ma in fondo è stato meglio così, senza make-up non era un granché (ride). Noto che la moda dell’uomo truccato va avanti ancora oggi. A Sanremo ho visto lustrini, paillettes e trasparenze. I cantanti sono un po’ meno virili rispetto alle rockstar di una volta, non si sa bene cosa gli piaccia, ma è la tendenza del momento dove tutto è un po’ fluido». […]
salvador dali amanda lear
A proposito, come va la vita sentimentale?
«Io sono sposata con il teatro, che è un’arte molto impegnativa. Ci sono ragazzi che ancora mi chiamano, ma anche volendo non avrei tempo».
Oltre al teatro c’è la pittura. Più che una passione per lei, che è stata Musa del genio surrealista Salvador Dalì.
«Quando l’ho conosciuto ero una studentessa di Belle Arti. Lui voleva che dimenticassi tutto quello che mi avevano insegnato. Mi diceva che Rembrandt era un orrore, Chagall faceva schifo e Cezanne non sapeva dipingere. A me però piacevano, per questo quando abbiamo smesso di frequentarci ho ritrovato quegli autori che amavo veramente. Ma Dalì era un genio, e non era facile contraddirlo».
amanda lear - foto di chi
Il vostro fu un rapporto molto chiacchierato.
«Per me non è stato facile all’inizio: non capivo se era un amante, un fratello o un professore. Soprattutto perché tra di noi non c’era sesso».
La moglie, Gala, non era gelosa?
«Mi disse: “Sono stufa, te lo regalo. Così ho più tempo libero per fare shopping”. Andavamo d’accordissimo, non c’era nulla di segreto tra noi tre».
Come vede il #MeToo? In Francia molte attrici stanno denunciando molestie sessuali.
«Ogni giorno ne esce fuori una che sostiene di essere stata stuprata. È mai possibile che non ce ne sia una che non abbia avuto problemi ? Il mondo del cinema è sempre stato così, ma si sta scoprendo solo ora. Non è una gran novità».
amanda lear bowie ferry
E lei ha mai avuto problemi del genere?
«No. Ma ormai la gente è convinta che per lavorare sia necessario andare con il produttore o con il regista.
Quando Silvio Berlusconi lanciò il canale La Cinq qui in Francia, fui ricevuta all’Eliseo dall’allora presidente François Mitterand, che mi voleva conoscere. Era convinto che fossi l’amante del Cavaliere perché era una voce che circolava all’epoca. Io gli spiegai che Berlusconi era semplicemente il proprietario della rete». […]
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