Maria Giovanna Maglie per Dagospia
Il problema non è stabilire se davvero il tweet di endorsement a Giuseppi sia collegato alla brutta storia del Russiagate in modo immediato e diretto, ovvero uno scambio non detto di favore. Questa è sembrata pochi minuti fa la preoccupazione principale del premier Conte, nel riferire della audizione al Copasir.
CONTE TRUMP
Ma non è così, il comitato di controllo sui servizi, dopo l'audizione, deve non solo stabilire se sia stato legale da parte del premier concedere materiale e incontri con dirigenti dei nostri servizi a esponenti politici stranieri, e certo non è opportuno. Il comitato deve decidere se vuole saperne di più dell'intero affare e del ruolo che numerosi governi italiani, sicuramente Renzi e Gentiloni, hanno svolto nella costruzione o almeno nell'osservare la costruzione di un complotto del Partito Democratico americano e di Hillary Clinton, con la complicità di pezzi importanti dell'amministrazione Obama, per danneggiare il candidato Donald Trump nel 2016 e impedirgli di diventare presidente. E poi non essendo riuscito questo, abbiano cercato di ottenerne l'impeachment accusandolo di collusione con la Russia, quindi di tradimento della nazione.
Quando poi Conte dice che Trump di tutto ciò non ne sa niente, dice una cosa sicuramente inesatta, perché Trump lo sa, eccome, c'è lui è solo lui dietro l'inchiesta del dipartimento di Giustizia finalmente fedele al presidente.
Forse tra le ragioni per le quali qua un governo e' gia' ripiegato nella sua mestizia e nelle sue bugie, e di là dall'oceano Donald Trump si apparecchia la rielezione, nonostante i compagni americani di quelli del governo italiano strepitino di possibile impeachment, sta tutta nel fatto che la disoccupazione sia la più bassa degli ultimi 50 anni, e sull'economia non si scherza, tanto più visti i guadagni del mercato azionario.
WILLIAM BARR JOHN DURHAM
Ma io a sostegno di quanto scrive Moody's sulla vittoria probabile e schiacciante nel 2020 del presidente americano al secondo mandato, aggiungerei anche che la vicenda faticosa con la Turchia sulla Siria e i curdi l'ha risolta brillantemente in pochi giorni, riconducendo tutti a buon senso, ed è tanto più interessante dopo il profumo di critiche contro l'americano cattivo che molla tutti.
E anche, che su una storia come quella del Russiate, che ha dovuto subire per anni, ora vuole fare chiarezza, e se possibile vendetta.
Qui casca l'asino italiano del governo, anzi di più di uno, perché prima viene la teoria secondo la quale per ben due volte dei politici americani hanno avuto accesso ai servizi segreti italiani per alzare le quotazioni di Giuseppe Conte agli occhi degli Stati Uniti e dell' Amministrazione, con un Conte reo di aver dato ordine al capo del Dis di incontrare il ministro della giustizia Usa William Barr e il procuratore Duhram. Non solo: Conte non poteva assolutamente dare ordine ai servizi italiani di collaborare con politici di altri paesi.
JOHN DURHAM
Ma non meno grave è l'ipotesi sulla quale principalmente gli americani stanno lavorando, che ritiene i governi precedenti complici in qualche modo di un complotto costruito dai democratici americani contro il candidato Trump e poi contro il neo eletto Trump, e che proprio a Roma nel 2016-17 avrebbe avuto un centro, con una presunta spia, il professore maltese John Mifsud, ora scomparso ma probabilmente qui in giro in mezzo a noi, frettolosamente etichettato come spia russa, e una università con qualche velo di mistero, la Link di Enzo Scotti. Alla fine Giuseppi potrebbe ritrovarsi ad aver commesso un suicidio perfetto.
L'abbiamo scritto tante volte da averne la nausea su Dagospia, quando proprio non lo scriveva nessuno, anzi ci prendevano neanche tanto garbatamente in giro prima per aver preso sul serio Il palazzinaro newyorkese dal ciuffo tinto, poi per ritenerlo innocente di collusione con la Russia e in qualche modo vittima della buro-tecnocrazia di Washington scatenata contro di lui. Già allora avevamo capito che qualcosa di marcio era passato per Roma.
Il complotto prevedeva che il colpevole di inciuciare con la Russia fosse il repubblicano, ma non era vero niente, come ampiamente dimostrato dalla lunga e costosa indagine del procuratore speciale Robert Mueller.
Scandalo e ipotesi di inchi estona sono stati resi possibili non solo dalla complicità di un gran pezzo di Deep State, FBI in testa, ma anche da alcuni governi amici, vedi Renzi e Gentiloni, dimostrata la prima, da provare la seconda.
GENTILONI BOSCHI RENZI
Ma una cosa è certa, Trump e i suoi non mollano, e anche l'Italia non può fingere che non sia accaduto nulla e l'incontro di oggi al Copasir, il comitato parlamentare di controllo sui servizi, con audizione di Giusepp, lo dimostra.
Andiamo per ordine, che' la roba è tantissima.
Tre diverse simulazioni economiche di Moody’s Analytics, dicono che la vittoria del collegio elettorale dell’inquilino della Casa Bianca sui democratici sarà più schiacciante rispetto a quella del 2016 contro Hillary Clinton (tre anni fa il punteggio fu di 304 a 227). .
I tre modelli messi a punto dall’agenzia Usa si basano sulla percezione dei consumatori, dei guadagni ottenuti dal mercato azionario durante il mandato di Trump e sulla disoccupazione, scesa ai minimi storici di 50 anni. Aggiungete che il presidente incumbent, quello che si presenta per il secondo mandato, è favorito, date per possibile che l’economia tra un anno sarà la stessa di oggi, e le probabilità elettorali di Trump sono molto buone, in particolare se i democratici non saranno entusiasti del candidato scelto e quindi non si presenteranno in massa a votare.
giuseppe conte gennaro vecchione
Questa l'analisi nelle dichiarazioni di Mark Zandi, capo economista di Moody’s Analytics, e anche noi, che non siamo Moody's, la pensiamo da tempo in questo modo.
Tanto più che le risse tra i democratici continuano, nessun candidato importante emerge, l'impeachment continua a essere considerato l'unico pretesto possibile per addobbare Trump, e nella storia del paese gli impeachment non hanno funzionato mai, né quelli minacciati né quelli messi in pratica, come l'ultimo contro il presidente Democratico Bill Clinton nel 1998.
Veniamo all'inchiesta sul Russiagate. L'Attorney General William Barr far sapere a Fox news che sono pronti a espandere l'indagine sul ruolo dell' FBI proprio basandosi su nuove prove venute fuori durante la recente visita a Roma assieme a Durham.
Tra i testimoni reticenti, anzi ostili, che intendono interrogare c'è l'ex direttore della National intelligence, James Clapper, e l'ex direttore della CIA John Brennan.
BARACK OBAMA john brennan
Che poi sarebbero quelli che hanno preso per buono il famoso dossier scritto dall'ex spia britannica Christopher Steele e pagato proprio dalla campagna di Hillary Clinton e dal Comitato nazionale Democratico, lo stesso dossier che serviva per cominciare a sorvegliare il consigliere di Trump, Carter Page, e di lì è partito tutto.
Che cosa hanno ascoltato al sicuro dalle pareti dell'ambasciata americana a Roma i due alti funzionari americani? Che cosa diceva il professore Mifsud chiedendo protezione all'Italia? Come era cominciata la costruzione del complotto coinvolgendo il l'altro giovane consigliere di Trump, Papadopoulos? E perché è stato interessato a suo tempo anche il governo australiano? Il quale governo oggi dice che non solo non ha ricevuto alcuna pressione del presidente americano ma che ha offerto volontariamente sostegno all'indagine di Barr.
Che ha anche ottenuto due telefoni BlackBerry (con scheda Sim inglese) “dati in uso a Mifsud”, di cui ora l’avvocato dell’ex generale Flynn, Sidney Powell, chiede i dati. Flynn fu accusato di collusione con la Russia e fatto fuori in pochi giorni dopo la sua nomina.
Ultima nota delle tante che si potrebbero sottolineare in queste ore e che tra poco l'ispettore generale del dipartimento di giustizia Michael Horowitz dovrebbe rendere noto un rapporto su l'intero comportamento scorretto da parte dell'Fbi e di altre componenti del dipartimento di Giustizia.
christopher steele
L'affare non solo non si ferma, sì ingrossa.