Maria Giovanna Maglie per Dagospia
Suggeriscono al neo premier Giuseppe Conte gli europeisti , che abbondano di consigli a casa nostra, di usare in Canada grande cautela , di non esporsi e di seguire quello che fanno gli altri partner europei. Niente di piu’ sbagliato.
Comincia infatti un G7 così litigioso che potrebbe terminare prima del previsto, e dai boschi canadesi Trump potrebbe decidere di andarsene sbattendo la porta, anzi ha già deciso che sabato mattina parte per Singapore e li molla a parlare di clima.
giuseppe conte
Oppure potrebbe finire in ordine sparso dei partecipanti, senza l'abituale comunicato congiunto che salva capra e cavoli, e sarebbe la prima volta. In ballo non c'è solo una disputa commerciale.
Ma un’altra bomba diplomatica nei rapporti internazionali è in preparazione nella vecchia Europa, perché su richiesta di Putin al primo ministro austriaco, e da questi graziosamente girata alle autorità americane, ora in fase di raccomandazione attraverso l’attivissimo neo ambasciatore americano in Germania, un vertice tra Vladimir Putin e Donald Trump potrebbe tenersi nel prossimo autunno proprio in Austria.
Ma come, nella nazione dove ha vinto la destra populista più schifata dalle capitali europee, dove regna quel Sebastian Kurz trentunenne, considerato ben peggio che un pericoloso sovranista? Il capofila della eliminazione delle sanzioni alla Russia? L'amichetto dell’ungherese Orban e del gruppo di Visegrad? I ribelli al sistema Berlino-Bruxelles che ora hanno guadagnato col governo italiano appena insediato un nuovo alleato? Ebbene, sì.
trump putin
Gli Stati Uniti hanno ricevuto la richiesta, dalla Casa Bianca rispondono che al Summit si lavora ma non c'è né data né luogo per ora, la notizia dell'iniziativa austriaca circolava da 2 giorni, da quando Vladimir Putin è stato in visita a Vienna, l’ha verificata e la pubblica oggi il Wall Street Journal. Riuscite a immaginare un dispetto peggiore ad Angela Merkel e ai compunti commissari europei? Andiamo per ordine.
Emmanuel Macron, in grande agitazione perché la politica degli abbracci non è servita a evitare i dazi americani, si e’ incontrato con il premier canadese Justin Trudeau, emblema del progressismo mondiale politically correct ma in caduta libera nei sondaggi, e ha fatto sapere via tweet che sono furibondi con I dazi decisi dal Presidente Trump, pronti ad andare avanti con le risposte di ritorsione, ed anche pronti a siglare il disaccordo con un non comunicato finale. Nessuno dura per sempre, ha minacciato il presidente francese, anche se stando ai risultati economici e i livelli di occupazione, Trump è quello che non si deve preoccupare in mezzo a loro.
Ecco il tweet più duro di Macron
KURZ 1
“The American President may not mind being isolated, but neither do we mind signing a 6 country agreement if need be. Because these 6 countries represent values, they represent an economic market which has the weight of history behind it and which is now a true international force". Magari al presidente americano non importa di essere isolato ma neanche a noi importa di firmare l'accordo a sei se necessario. Perché questi 6 paesi rappresentano valori, rappresentano mercato economico che ha il peso della storia dietro di sé, e che e’ ora una vera forza internazionale
Oltre a sembrare non preoccuparsi, il presidente americano ha naturalmente twittato durante la notte italiana.’ “Please tell Prime Minister Trudeau and President Macron that they are charging the U.S. massive tariffs and create non-monetary barriers. The EU trade surplus with the U.S. is $151 Billion, and Canada keeps our farmers and others out. Look forward to seeing them tomorrow”’ , dite a Trudeau e Macron che sono loro ad imporre tariffe massicce agli Stati Uniti e creare barriere non monetarie. Il surplus della UE con gli Stati Uniti e’ di 151 miliardi di dollari e il Canada tiene fuori i nostri agricoltori ed altri. Non vedo l'ora di incontrarli domani. Sono seguiti altri Twitter con le cifre della scorrettezza europea nel commercio con gli US.
Macron May Merkel
Ecco fatto, sarebbe sei contro uno, anche se il Giappone, il cui primo ministro Abe è arrivato un giorno prima a Washington, non reagisce con ritorsione ma tenta trattative e Donald Trump gli rivolge grandi parole di apprezzamento; anche se il neo premier italiano Giuseppe Conte potrebbe fare un exploit all'esordio, dissociandosi dei partner europei in qualche modo.
In fin dei conti oggi il vicepremier e azionista della Lega, Matteo Salvini, ha dichiarato che la politica di Trump è una reazione alla prepotenza della Germania, che l'Italia deve salvaguardare le sue esportazioni e il made in Italy. Si riferisce al costo altissimo per noi delle ritorsioni decise dall'Unione Europea, si riferisce al fatto che dazi americani su acciaio e alluminio colpiscono soprattutto l'industria tedesca. Capito?
Veniamo all'affare summit e Austria. Vladimir Putin ha chiesto al leader austriaco di fare da organizzatore e mentore di un vertice tra Stati Uniti e Russia che si tenga entro l'estate a Vienna.
trump e macron 1
Putin ha avanzato la richiesta durante la visita ufficiale in Austria di martedì scorso, Sebastian Kurz l'ha già inoltrata, la Casa Bianca sta ponderando l'ipotesi. In realtà a un vertice si stava già lavorando, con tempi più lunghi, l'ambasciatore americano in Russia era stato a Washington la settimana scorsa proprio per questa ragione.
Poi è arrivato il ciclone Kurz, insieme al suo amico Richard Grenell, l'ambasciatore nominato da Trump in Germania, che ha invitato l'austriaco a casa sua mercoledì prossimo nello scandalo generale.
Ora, quale sia l'interesse di Putin e’ chiaro perché, sotto regime di sanzioni da parte degli Stati Uniti, non è conveniente per l'immagine dell'uomo forte russo andare a Washington al bacio della pantofola. Vienna inoltre è il luogo ideale per sfidare le sanzioni protratte dell'Unione europea. Kurz ha dichiarato di essere favorevole a eliminarle, perché colpiscono l'economia nazionale, la pensa come il nuovo governo italiano anche in questo.
merkel macron
Più delicato l'incontro per Donald Trump. Con Putin si sono visti già due volte a margine di incontri internazionali, le telefonate tra i due pare ammontino almeno a nove. Ma un vertice dedicato è qualcosa di più e per il momento le possibili anche se non provate collusioni con la Russia durante la campagna elettorale del 2016 continuano essere oggetto dell'indagine di un procuratore speciale.
Metterebbe sotto la lente del sospetto qualunque concessione ottenuta o data alla fine dell'incontro, creerebbe problemi nel partito repubblicano, diventato pesantemente antirusso negli ultimi anni, darebbe argomenti al partito democratico, e a novembre ci sono le delicate elezioni di metà mandato.
È pur vero però che Donald Trump ama le sfide, che di solito porta a casa dei successi, che è abbastanza sicuro di non essere incriminato, e che sul piatto della bilancia dell'incontro ci sarebbero dossier delicati come l'Iran, la Siria, lo Yemen, l'Ucraina, la soluzione dei quali rappresenterebbe una vittoria spettacolare e senza macchia.
zarif mogherini
Molto, nel complicatissimo scacchiere internazionale tutto rimesso in moto dall'attivismo trumpiano, dipenderà dall'esito del vertice a Singapore con la Corea del Nord il 12 giugno, e Putin nel discorso ufficiale annuale di qualche giorno fa, ha definito coraggiosa e matura la decisione di Trump, elogiato i buoni propositi di Kim jong-un, insomma ha confermato che la Russia, grande padrone della Corea del Nord assieme alla Cina, non si è messa di traverso
I favorevoli all'incontro ricordano che il presidente americano a luglio è atteso a Bruxelles per un vertice della NATO e quindi non verrebbe in Europa appositamente.
Ma la concomitanza non diminuisce lo sgarbo che verrebbe fatto fatto a Unione Europea, Germania e Francia che fieramente avversano la politica di Kurtz. Solo che proprio questo potrebbe essere un incentivo e non un deterrente per la nuova linea americana che mira a irritare, non a conciliare gli umori dell'Unione europea, soprattutto quelli della Germania e dei suoi potenti commissari a Bruxelles.
STEVE BANNON
Altrimenti che ci sarebbe arrivato a fare un mese fa a Berlino a presentare le sue credenziali Richard Grenell, ambasciatore politico e non di carriera, già commentatore di Fox News, collaboratore della campagna del 2016, uomo di fiducia del presidente e del suo entourage di parenti e amici? Perché avrebbe definito, appena arrivato, Sebastian Kurz una rockstar?
E perché lo avrebbe invitato mercoledì prossimo a colazione all'ambasciata americana a Berlino, violando tutte le sacre regole della diplomazia e irritando oltremisura il governo tedesco? La cosa ha lasciato Grenell indifferente, come ha dichiarato in una lunga intervista a Breitbart, la rivista che fu già di Steve Bannon ed è la bestia nera dei Liberal mondiali: “Voglio assolutamente rafforzare altri conservatori in tutta Europa, altri leader. Penso ci sia un maremoto di politiche conservatrici che stanno prendendo piede dopo i fallimenti della sinistra”.
A nulla sono servite le proteste ufficiali del governo tedesco, l'ambasciatore gode della fiducia totale della Casa Bianca, ed è lì per fare un lavoro politico di sfondamento. Perché sennò, appena arrivato un mese fa, avrebbe rivolto un appello alle imprese tedesche di sospendere gli affari con Teheran per evitare sanzioni?
richard grenell ex portavoce di john bolton
Seguire i Tweet di Grenell sul modello del suo capo e’ istruttivo. Così ha risposto alle polemiche. “Absurd. I condemn those comments completely. Don’t put words in my mouth. The idea that I’d endorse candidates/parties is ridiculous. I standby my comments that we are experiencing an awakening from the silent majority - those who reject the elites & their bubble’Led by Trump".
Assurdo. Condanno questi commenti del tutto, non mi mettete parole che non ho detto in bocca. L'idea che io sostenga partiti o candidati è ridicola . Resto dell'opinione che stiamo assistendo al risveglio di una maggioranza silenziosa, di coloro che rigettano le élite e la loro ‘bolla’. Guidato da Trump.
Vedete che non parla di dazi, non parla di aumento di contributi alla Nato, parla di politica e di un progetto politico contro lo strapotere tedesco in Europa.
richard grenell
In mezzo naturalmente c'è la guerra commerciale di cui si parla nelle prossime ore in Canada. Il titolo potrebbe essere che l'America non intende più pagare per tutti’
E c'è poco da raccontare come fanno i giornaloni italiani che lui è cattivo e protezionista e noi europei aperti e liberali. Le barriere regolatorie frenano le esportazioni americane in Europa, il loro mercato è aperto, il nostro è chiuso le nostre macchine vanno con dazio del 2,5%, le loro per entrare devono pagare il 10. La nostra difesa la pagano ancora una volta loro, noi ci vantiamo di avere un welfare invidiabile, ma chi è che ce lo consente?
Naturalmente non siamo tutti uguali. Buona parte del deficit commerciale degli Usa con l'Europa dipende dall' eccesso di export tedesco,. Un terzo dei prodotti siderurgici europei acquistati dagli Stati Uniti vengono dalla Germania, di qui i dazi imposti da Trump su acciaio e alluminio, Ed ora, dopo la decisione europea di ritorsione e il ricorso alla Organizzazione per il Commercio mondiale, gli americani stanno pensando di chiudere di fatto il mercato americano alle automobili tedesche usando dazi pesanti sulle auto di lusso europee.
Ancora una volta deve essere chiaro che l'economia si intreccia con la geopolitica. Gli uomini di Trump non intendono consentire ad un’ Europa a trazione tedesca, anzi addirittura germanizzata, definita neo mercantilista nelle sue scelte, di assumere posizioni equidistanti rispetto alla disputa con la Cina, che è la grande sfida dei prossimi anni
malmstrom cecilia
I dazi perciò sono uno strumento di trattativa nella fase di discussione, ed è del tutto ridicolo che i commissari europei pretendano che vengano prima rimossi per sedersi al tavolo delle trattative. Non funzionerà così, nemmeno la Cina che sta trattando, eccome, lo ha preteso, e non si spacciano per grandi alleati storici e amici dell'America.
Per capire quanto strabica possa essere l'Europa, gli americani fanno notare che il commissario Cecilia Malmstrom ostenta obiettività e solidarietà con gli Stati Uniti contro i soprusi della Cina della produzione d'acciaio, nei furti di identità, nei trasferimenti di tecnologia. Tanto è vero che ha presentato ricorso anche contro la Cina al Wto, non solo. contro gli Stati Uniti.
Ma l’Alto rappresentante Federica Mogherini non la pensa allo stesso modo, se incontrando il ministro degli esteri cinese Wang Yi, ha parlato di costruire tra Unione Europea e Cina una cooperazione globale in tempi di incertezza. Di fronte a tanta sintonia l’interlocutore cinese, ha colto l'occasione per rivendicare l’importanza di rispettare e mantenere le regole contro unilateralismo e protezionismo. Nessuno è arrossito.
Quindi per l'italiana Federica Mogherini schierarsi con la Cina contro Trump è un fatto. Forse il neo Presidente del Consiglio italiano, Giuseppe Conte, non puo’ fare come qualche giornale gli sta suggerendo, non può permettersi di tacere e seguire quello che fanno gli altri partner europei.