Alessandro Dell' Orto per Libero Quotidiano
Quando il ventenne Charlie Alliston - era 12 febbraio del 2016 - pedalando in Old Street, nella zona est di Londra, è finito addosso a Kim Briggs, 44 anni, una mamma in pausa pranzo intenta a scrivere sms sul cellulare (così almeno sostiene lui, oltre a dire che avrebbe urlato per richiamare la sua attenzione) mentre attraversava la strada, a tutto avrebbe pensato meno di finire in guai seri.
la bici di Charlie Alliston
Sì, insomma, il ragazzo (ex corriere) immaginava di risolvere tutto come accade spesso: un banale incidente in bici, un paio di graffi sulle ginocchia, qualche discussione e amici - anzi sconosciuti - come prima. Errore. Perché Kim, pochi giorni dopo l' impatto, è morta e lui è stato portato in tribunale, dove la Corte ora lo ha giudicato colpevole per omicidio colposo (primo caso per un ciclista).
Charlie Alliston
Il motivo? Semplice: secondo i giudici andava alla velocità di 22 chilometri orari, ma soprattutto la sua bici era in carbonio e poteva essere utilizzata in strada solo se dotata di un sistema frenante. Che non aveva perché era a scatto fisso, come ha spiegato nell' arringa conclusiva il procuratore Duncan Penny precisando che Alliston è colpevole di omicidio perché guidava in modo pericoloso su strada e la bicicletta "fixie", a scatto fisso, non aveva i freni anteriori (un anno prima dell' incidente Charlie aveva scritto un tweet su come rimuovere i freni anteriori da una bici di questo tipo), un reato in base al Road Traffic Act del 1988 (anche per il Codice della strada italiana è obbligatorio montare freni e luci): «A Shoreditich - ha detto il procuratore -, all' ora di pranzo, sulla strada ci sono camion parcheggiati, pedoni che attraversano e bisogna esser pronti a qualsiasi imprevisto. Per cui quel tipo di bicicletta è pericoloso».
Kim Briggs
Già, tutta colpa delle due ruote. Di questo genere di due ruote senza freni che attualmente, anche da noi in Italia, vanno sempre più di moda. Perché all' inizio hanno cominciato a essere riutilizzate solo dai fattorini negli Stati Uniti (a livello sportivo invece sono sempre state usate nei velodromi dove non sono necessari i frenivisto che si gira tutti nello stesso verso), ma poi sono sbarcate pure da noi, prima per le consegne e poi come pura moda entrando a far parte - con barba e camicia a scacchi - degli accessori della subcultura hipster.
Kim Briggs
Una tendenza, sì. Che poi, queste biciclette tanto belle a vedersi quanto scomode da utilizzare, sono conosciute un po' da tutti, ma nessuno ha capito bene o sa nei dettagli come funzionano. Anche se il concetto è semplice: non c' è il meccanismo della ruota libera, quella che permette di smettere di pedalare e di far sì che la ruota posteriore continui a muoversi. Tradotto: il pignone, quella ruota dove passa la catena, è fissato al mozzo e non ci sono cambi, ma un' unica marcia.
E così su questo tipo di bici non bisogna mai smettere di pedalare ed è possibile muoversi sia in avanti che indietro. «Se non sono montati freni - ha spiegato di recente Roberto Peia, fondatore degli Urban Bike Messenger a Milano -, caratteristica che vìola il codice della strada, si arresta la marcia contropedalando. Questa operazione, riservata ai più abili, è detta skiddare».
HIPSTER IN BICI
Le bici a scatto fisso di solito vengono costruite già così e hanno i forcellini posteriori orizzontali, ma molto spesso accade che qualcuno voglia trasformare una normalissima bici: «Basta mettere un unico pignone e fissarlo al mozzo con una particolare ghiera. Non è un' operazione complicata. Molti ciclisti si affidano al fai da te consultando un manuale», ha precisato Peia. Operazione, questa, che può costare 100 euro. Poco rispetto alle biciclette a scatti fissi originali, che invece vengono pagate dai 150 euro fino agli 8 mila euro per i modelli usati in pista a livello sportivo.