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    NON E' AMORE, E' UNA PALLOTTOLA - DOPO MESI DI ALTI E BASSI, RICONGIUNGIMENTI, ALLONTANAMENTI, VIOLENZE E STALKING, IL 40ENNE ALFREDO ERRA HA UCCISO LA EX, ANNA BORSA, IN PROVINCIA DI SALERNO, NEL SALONE DA PARRUCCHIERA DOVE LA RAGAZZA LAVORAVA - CON LA SCUSA DI PARLARLE, HA ESTRATTO LA PISTOLA E GLIEL'HA PUNTATA ALLA TEMPIA, SPARANDO IL COLPO CHE È RISULTATO FATALE - POI HA COLPITO ANCHE IL NUOVO COMPAGNO DELLA DONNA, CHE È FINITO IN OSPEDALE CON UN POLMONE PERFORATO, HA CERCATO DI SUICIDARSI MA...


     
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    Petronilla Carillo per "Il Messaggero"

     

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    «Diceva che mi voleva bene come si vuole bene a un padre... Ho visto quanto mi voleva bene, mi ha ammazzato perché mi ha tolto la cosa più importante che avevo, mia figlia Anna».

     

    Ettore Borsa è stato l'unico della sua famiglia a vedere il corpo senza vita di Anna all'interno del negozio di parrucchiere, il Salone Sica di Pontecagnano, presso il quale la ragazza lavorava e dove è stata ammazzata dalla mano dell'uomo che diceva di amarla, Alfredo Erra.

     

    È stato lui, il padre, a scagliarsi contro tutti, quando l'hanno portata via cadavere, nel disperato tentativo di togliere dalle mani dei necrofori quella bara in acciaio. Ma Anna non tornerà più a casa.

     

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    L'ultima della famiglia a vederla ancora in vita è stata la mamma: era appena andata via dal negozio quando Alfredo Erra è arrivato armato di pistola. Il giovane, quarantenne, non riusciva a sopportare il peso della rottura di quella relazione durata circa tre anni. Erano otto mesi che non erano più coppia, tra alti e bassi, ricongiungimenti, allontanamenti, violenze, stalkeraggi.

     

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    LA DINAMICA

    Ieri mattina Alfredo era convinto: o Anna gli dava un segnale, oppure l'avrebbe uccisa. E così è stato. Prima è andato al lavoro, presso una azienda che si occupa di edilizia interna, poi con l'auto della società, si è recato al negozio dove lavorava la ragazza.

     

    Ha parcheggiato la Panda alle spalle del fabbricato, all'interno del cortile condominiale. Ha aperto il cofano e ha tirato fuori dall'abitacolo una valigia. Un amico della famiglia Borsa lo ha visto ed ha allertato i vigili urbani: «Sapevo che andava a dare fastidio ad Anna, come sempre negli ultimi mesi».

     

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    Ma la polizia municipale non ha fatto in tempo. L'uomo è entrato nel negozio, ha chiesto ad Anna di uscire. Lei si è scusata con la sua cliente, è uscita, gli ha ribadito di andarsene ed è tornata dentro. Allora Alfredo l'ha seguita. «Vado via, da mia zia, per un po'...». «Fai bene», le ha risposto lei.

     

    È stato allora che lui ha estratto la pistola e gliel'ha puntata alle tempie, sparando il colpo che è risultato fatale. Poi ha sparato ancora: due proiettili contro Anna, altri alla rinfusa, uno verso Alessandro C. il nuovo compagno di Anna che era davanti al negozio.

     

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    Poi ha provato a spararsi, voleva togliersi anche lui la vita ma non ci è riuscito così ha lanciato la pistola a terra ed è scappato via. Ha ripreso l'auto, l'ha riportata in azienda e si è allontanato a piedi. Tutto ciò mentre, a pochi metri dalla sua azienda, si tentava inutilmente di rianimare Anna.

     

    È stato allora che è iniziata, da parte dei carabinieri del comando provinciale di Salerno, la caccia all'uomo, con l'utilizzo di unità cinofile e degli uomini dell'elinucleo di Pontecagnano. I militari dell'Arma sapevano che l'uomo aveva cercato di uccidersi, per questo la loro è diventata una vera e propria corsa contro il tempo per cercare di salvare una vita.

     

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    Quella di Anna, ormai, era stata spezzata in una manciata di secondi, a soli trenta anni, davanti agli occhi di una collega e delle clienti, intorno alle 9 del mattino. Verso le 14 Alfredo è stato rintracciato su segnalazione di alcuni automobilisti da una pattuglia della polizia stradale della sottosezione Eboli presso l'area di servizio San Mango dell'autostrada del Mediterraneo.

     

    Era a piedi, ferito alla testa. È stato così portato con un'ambulanza all'ospedale San Giovanni di Dio e Ruggi d'Aragona dove ora è sedato in attesa di intervento. Nello stesso ospedale anche l'altro ragazzo ferito, Alessandro, in gravi condizioni: il proiettile gli ha perforato un polmone.

     

    Anche un'altra giovane ragazza, Renata, volontaria dell'organizzazione Pegaso di pronto intervento, è andata in ospedale, si è fatta male cercando di fuggire alla furia di Erra: è inciampata, caduta, ed ora ha dei problemi ad una spalla. Ma le sue condizioni non sono gravi.

     

    LE INDAGINI

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    Intanto i carabinieri hanno sequestrato i cellulari della vittima e anche quello del suo assassino per verificare bene cosa sia accaduto e se ci sia stata istigazione da parte di qualcuno che sapeva del dolore di Erra e ci potrebbe aver giocato sopra.

     

    Ma, soprattutto, per ricostruire eventuali discorsi tra la vittima e il suo carnefice. Intanto la Procura ha sequestrato la salma e potrebbe essere disposto l'esame autoptico. In serata la notifica del decreto di fermo con l'accusa di omicidio premeditato, tentato omicidio e porto abusivo d'arma.

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