serena autieri
Giovanna Cavalli per il Corriere della Sera - Estratti
«Mamma si ostinava a vestirmi da bambola, io invece ero una vera scugnizza e mi divertivo a scalare gli alberi. Un pomeriggio per andare a giocare mi mise un abitino rosa di chiffon, con la sottogonna svolazzante, un fiocco di velluto e dei nastri abbinati nei capelli, ero disperata. Sono tornata scarmigliata, con le scarpine rotte e la stoffa tutta strappata. Ce l’ho fatta però: da allora solo jeans e maglietta».
Serena Autieri e la benedizione di Diego.
«Sono nata nel quartiere di Soccavo, in via dell’Epomeo. Dietro casa nostra c’era il campo Paradiso, dove si allenava il Napoli, i giocatori li vedevamo spesso. Un giorno, avrò avuto 10 anni ed ero con papà, tifosissimo, abbiamo incontrato proprio Diego. Ci siamo avvicinati, lui mi ha accarezzato la testa e mi ha dato un bacetto sulla fronte. “La ‘uagliona è stata benedetta da Maradona!”, si vantava mio padre. Per giorni in famiglia non si parlava d’altro».
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A calcio, dopo quella consacrazione, ci ha giocato?
«Nooo, solo tennis e pallavolo. Però sono una grande tifosa. L’anno scorso, poco prima che il Napoli vincesse lo scudetto, mi sono fatta un giro per il centro storico da sola, tra la gente. Chi mi voleva offrire un caffè, chi la parmigiana di melanzane».
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Sophia Loren.
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«Dopo cena, a casa di Giorgio Armani, è entrata in cucina. “Mò v’ prepar’ nu bell’ spaghett’ aglie, olio e peperoncin’”».
Com’era?
«Buonissimo, ovvio. Donna Sophia non può sbagliare».
Il debutto nella soap «Un posto al sole».
«Ero talmente in ansia che, come a Fantozzi, mi si è azzerata la salivazione, avevo la lingua bloccata. “Ce la faccio, ce la faccio”, mi ripetevo».
La papera suprema.
«Sul set de Il principe abusivo. Scena con Christian De Sica. Ballavamo il tip tap. Danzando, dovevamo alzare la gamba e spingere indietro la spalliera del divano fino a farlo ribaltare. Dal soffitto scendeva la pioggia. Io portavo delle scarpette da ballo con tacchi di 7 centimetri, con De Sica me lo potevo permettere perché è alto, con altri no. Il costumista decise di tagliarli, ma dentro avevano l’anima di plastica, sul pavimento umido slittava come un pattino».
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Ahia.
«Insomma, ho preso lo slancio e… un volo pazzesco, ho dato una sederata che ricorderò per tutta la vita. Mentre Christian, che non si era accorto di nulla, è andato avanti con la scena, finché il regista Alessandro Siani non ha gridato “Stooop! Stooop!”, anche perché ridevano tutti. A parte De Sica, mortificato “per la povera creatura”».
Valletta di Alberto Castagna a «Stranamore».
«Mi invitò a casa sua per offrirmi la parte, io volevo fare l’attrice, non la tv, ma fu così carino che mi convinse in un secondo. Una persona perbene, come Fabrizio Frizzi, si preoccupavano sempre per gli altri, ti chiedevano “come stai?” e non era una posa».
Sanremo 2003 con Pippo Baudo e Claudia Gerini.
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«Ricordo il provino con Pippo, durò un’ora e mezza, mi fece cantare, recitare, ballare. Mi voleva in scena con poco trucco, mentre Gino Landi insisteva che dovevano nascondermi le lentiggini sul viso con tanto fondotinta: “In tv sembrano macchie”».
Vinse Baudo, sì?
«Sì. Da allora lo voglio sempre accanto a me, è stato pure il mio testimone di nozze».
Che cosa le regalò?
«Un vassoio d’argento con servizio da tè. Al ricevimento si è seduto al pianoforte».
Avrà mica suonato «Donna Rosa»?
«Sì, certo».
«Natale in Sudafrica», un cinepanettone anche per lei.
«Almeno uno ci vuole, in curriculum. Alloggiavamo in un resort dentro al parco, con giraffe e scimpanzè che spuntavano alle finestre. Max Tortora, un omone di due metri, ne aveva il terrore. Una sera trovò un babbuino seduto sul letto che mangiava una barretta di cioccolato. Disperato, venne a bussare alla porta della stanza che dividevo con Barbara Tabita. “Vi prego, fatemi dormire qui con voi, lo spiego io ai vostri fidanzati, io là non ci torno”. E si rannicchiò sulla poltrona. Di notte, per farlo spaventare, gli tiravamo le coperte, poveraccio, non ha chiuso occhio».
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Tipo Furio?
«No, di Furio c’è già mio marito».
Su Wikipedia annotano suoi flirt con Matteo Marzotto, Gabriel Garko e Giovanni Malagò. Veri o finti?
«Di questo non parlo, per me la vita esiste da mio marito in poi. Comunque ero single e mi divertivo, punto».
Come ha incontrato il suo Enrico?
«Amici comuni insistevano per farmelo conoscere: “Siete perfetti insieme”. Io ero diffidente. “Da sola sto tanto bene, perché mi volete appioppare questo qui? Sicuro avrà qualche magagna”».
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Sposati dal 2010. Era gelosissima.
«Quando si ama così tanto esce fuori la parte irrazionale di te, insicura. Gli facevo delle vere sceneggiate napoletane, lo tenevo al telefono fino alle due di notte. Lui impassibile: “Ehi Mario Merola, adesso cantami una canzone”. Ora però sono migliorata».
L’amica del cuore Michelle Hunziker.
«Tra noi c’è amore puro, che non chiede niente in cambio. Anche se ci vediamo poco, quando ci ritroviamo è come se non fosse passato nemmeno un istante. L’ultima volta, a Milano, siamo rimaste abbracciate per dieci minuti».
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