Luigi Ferrarella per il Corriere della Sera
ananas coca
Non c' è bisogno di credere alla «teoria» dei sei gradi di separazione, per la quale ogni persona sulla Terra sarebbe ricollegabile a qualunque altra attraverso non più di 5 conoscenti: basta girare per un piazza di droga nel quartiere Bonola a Milano, per avere a che fare, senza saperlo, con le casse di ananas di due navi container nel porto di Livorno che in pochi mesi hanno portato in Italia dalla Costa Rica almeno 4 quintali di cocaina colombiana. E anche con la sventagliata di mitra che a migliaia di chilometri di distanza, appunto in Costa Rica il 23 maggio 2018, due killer in moto scaricano sul broker italiano al quale viene fatta pagare la perdita in marzo di due di quei carichi, in realtà sequestrati dagli investigatori (per 251 chili) ma senza disvelare l' indagine.
È il film che, ieri come in una moviola, proiettano a ritroso i 7 arresti di trafficanti internazionali e i 22 arresti di spacciatori a Milano e Pavia, ordinati dal gip Manuela Cannavale su richiesta del pm Bruna Albertini in base al lavoro della sezione narcotici della Squadra Mobile di Milano, capaci di risalire dal microspaccio in piazza di bustine di droga a una pattuglia di italiani che in Sudamerica, attorno a Salvatore Ponzo, avevano buoni contatti con un cartello colombiano che assicura di poter fornire «fino a 6 mila chili».
ananas coca spedizioni
A Marco Cademartori, Salvatore Grasso, Luigi Pappalardo, Maurizio Ponzo (padre di Salvatore), Emiliano Parziale, a Santo Tucci (in semilibertà dal carcere di Bollate) e all' albanese Gentian Sabliqi viene mossa l' ipotesi di accusa (e lo sarebbe stata anche a Salvatore Ponzo se non fosse stato nel frattempo assassinato in Costa Rica) di narcotraffico internazionale in relazione a quelle che la Dda milanese, nell' indagine sviluppata nei mesi di staffetta tra i procuratori aggiunti Ilda Boccassini e Alessandra Dolci, individua come almeno quattro grosse spedizioni via mare di stupefacente nascosto in cassette di ananas, frutta commercializzata poi presso acquirenti di tutta Italia del tutto ignari che l' import (vero) celasse in realtà il traffico di coca:
ananas coca
due spedizioni dalla Costa Rica ricostruite a posteriori, con intercettazioni e con i ricordi anche di un camionista inconsapevole nel porto di Livorno, ciascuna da oltre 100 chili, il 10 ottobre e il 7 dicembre 2017; e altre due invece seguite «in diretta» dagli inquirenti e letteralmente sfilate ai trafficanti dalla polizia con chirurgiche sottrazioni dei bancali di ananas contenenti la droga nei bancali contenenti invece solo ananas, il 27 marzo 2018 per 101 chili e il 28 marzo per 114 chili. Occultamento che in entrambe le occasioni dei sequestri aveva consentito alla cocaina di non essere individuata dagli ordinari controlli ai raggi X della dogana del porto.
La perdita di 215 chili di cocaina scatena una ridda di sospetti tra i malviventi, che però (anche a motivo della perizia dei poliziotti nello sfilare gli ananas «giusti») non pensano a una indagine, ma allo sgarro di un «doganiere tossico» che dicono di avere a libro paga, o a un complice spedizioniere di cui prendono a diffidare, o ancora a un mancato imbarco ascrivibile a una truffa dei fornitori sudamericani.
Ma lontano dall' Italia c' è qualcun altro che invece un' idea (sbagliata) di colpa se la fa talmente nitida da eseguire la conseguente sbrigativa sentenza il 23 maggio davanti all' ambasciata italiana in Costa Rica: mitragliando a morte, da una moto, Salvatore Ponzo, e ferendo la sua fidanzata ecuadoregna. Chi siano i killer gli inquirenti non lo sanno, ma forse i trafficanti italiani sì, almeno a giudicare dall' intercettazione nella quale, all' indomani dell' omicidio, uno degli arrestati di ieri commenta la foto dei due motociclisti pubblicata da un giornale sudamericano: «...e gli hanno mandato a dire (al padre,ndr) che non sono stati loro, no? Pezzi di m...!».
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