1 – SÁNCHEZ CI HA PROVATO, MA NEMMENO LA SPAGNA È PROMOSSA DALL' UE
Andrea Nicastro per il “Corriere della Sera”
MAURIZIO MARTINA PEDRO SANCHEZ
Difficile resistere al vizio di apparire più belli, più giovani, più intelligenti, più bravi. Dalla matrigna di Biancaneve a Faust giù giù sino al primo ministro spagnolo Pedro Sánchez, siamo tutti tentati. Quando un mese fa il leader socialista arrivò a Milano per appoggiare il Pd ebbe gioco facile nel presentarsi come alternativa politica all' ondata populista nostrana: attento ai poveri, ma al tempo stesso rispettoso dei patti finanziari con l' Ue.
pedro sanchez al mare
Da vero primo della classe raccontò al Corriere che la sua previsione di deficit all' 1,8% sarebbe bastata non solo ad abbassare il debito di due punti, ma avrebbe anche permesso una graduale ricostruzione dello Stato Sociale. Stipendio minimo più alto, pensioni più generose e via dicendo.
Per conto delle istituzioni comunitarie, però, «Babbo Natale Moscovici» ha mandato anche a Madrid e non solo a Roma, una lettera di richiamo. Contemporaneamente hanno scritto anche il Fondo Monetario Internazionale e l' Ocse.
TRIA E MOSCOVICI
Per tutti le previsioni di Sánchez sono, come dire?, abbellite: le entrate saranno minori e le uscite peseranno di più. Per ironia dei numeri, i grilli parlanti ipotizzano un deficit 2019 pari al 2,4% del Pil, esattamente quello proposto dai monellacci nostrani. Certo, le «trasgressioni spagnole» sono «significative», ma non «gravi» come le italiane.
La questione però resterà linguistica. Sánchez, arrivato al governo senza una vera maggioranza, non avrà probabilmente i voti per approvare un suo bilancio 2019. Né in linea con l' Europa né contro. Semplicemente gli manca l' appoggio catalano, congelato in attesa della scarcerazione dei leader indipendentisti. Sarà costretto all' esercizio provvisorio e a governare per decreto fino alle prossime elezioni.
ANGELA MERKEL E MARITO IN SPAGNA CON PEDRO SANCHEZ E MOGLIE
Come il governo giallo-verde italiano anche quello spagnolo aspetta il voto europeo e poi il momento più vantaggioso per chiarire alle urne qual è la maggioranza che deve governare e come. Per il momento, ogni promessa, anche irrealizzabile, serve soprattutto ad apparire, non ad essere.
2 – PARIGI E MADRID SFORANO. BRUXELLES LE GRAZIA
Antonio Grizzuti per “la Verità”
PIERRE MOSCOVICI
Nonostante la prevedibile bocciatura del Documento programmatico di bilancio italiano abbia occupato gran parte della scena mediatica, in realtà nella giornata di mercoledì la Commissione europea ha emesso il proprio parere sui testi inviati da tutti i 19 Paesi dell' eurozona. Sfogliando i giudizi redatti da Bruxelles, si scopre che non è tutto rose e fiori, anzi.
Per ciascuno degli Stati membri, la Commissione ha emesso un giudizio di conformità riguardo al rispetto dei criteri imposti dal Patto di stabilità e crescita: un deficit (ovvero la differenza tra le entrate e le uscite dello Stato al netto degli interessi sul debito) non superiore al 3% sul Prodotto interno lordo, e un debito pubblico non superiore al 60% del Pil.
di maio salvini
Per quei Paesi che eccedono quest' ultimo limite, i tecnici verificano che il debito diminuisca a una velocità sufficiente. È la cosiddetta «regola del debito», ovvero la norma che definisce numericamente il ritmo di avvicinamento al valore soglia (ovvero 1/20 all' anno della parte eccedente il 60%).
Dei Paesi esaminati, dieci risultano totalmente conformi (Austria, Cipro, Finlandia, Germania, Grecia, Irlanda, Lituania, Lussemburgo, Malta e Paesi Bassi) e tre parzialmente (Estonia, Lettonia e Slovacchia). Tra gli Stati membri a rischio, troviamo invece Belgio, Francia, Portogallo, Slovenia e Spagna. L' Italia, come ben sappiamo, è stata giudicata «gravemente non conforme», e rappresenta l' unico Paese per il quale la Commissione ha richiesto espressamente al Consiglio l' apertura di una procedura per disavanzo eccessivo.
il palazzo della commissione europea a bruxelles
Spulciando i report che riguardano gli Stati a rischio, ci si imbatte in parole poco tenere. Guardiamo ad esempio al Belgio, Paese che al pari del nostro lo scorso maggio ha ricevuto dalla Commissione una «tirata d' orecchi» sui conti pubblici. Non solo il piccolo reame che ospita la Commissione si accinge a violare gli obiettivi di medio-termine (Omt) di finanza pubblica per il biennio 2018-2019, ma a non è essere rispettato risulta anche il percorso di riduzione del debito.
Il Belgio, lo ricordiamo, è l' unico Paese, insieme all' Italia, alla Grecia e al Portogallo, che presenta un debito in tripla cifra (103,4% nel 2017). La Slovenia, nonostante l' elevata crescita (4,3% nel 2018 e 3,3% nel 2019, secondo l' Autumn forecast della Commissione), risulta a rischio per l' eccessivo incremento della spesa pubblica. Sotto la lente per lo stesso motivo anche il Portogallo, che rischia di sforare gli obiettivi indicati da Bruxelles. Meritano un discorso a parte, invece, Madrid e Parigi.
pedro sanchez pablo iglesias
La Spagna è l' unico Paese, al momento, che risulta ufficialmente sotto procedura per disavanzo eccessivo. Un iter iniziato addirittura nel lontano 2009 e non ancora giunto al capolinea. Nel 2018 il deficit dovrebbe attestarsi al 2,7% (molto vicino alla soglia massima consentita), ma l' anno prossimo il governo stima che cali all' 1,8%.
Ottimismo non condiviso dalla Commissione, che invece lo prevede al 2,1%. Nel report si denuncia come la Spagna sia non solo «a rischio di una significativa deviazione dal percorso previsto di aggiustamento degli obiettivi di budget a medio termine», ma anche in ritardo con il programma di riduzione del debito. Una nota grottesca a margine è rappresentata dai «pasticci» combinati dal governo iberico.
MACRON ALLA GOGNA - PROTESTE CONTRO IL PRESIDENTE FRANCESE
La Commissione lamenta di aver dovuto chiedere a Madrid nel mese di ottobre l' invio di una nuova bozza, in quanto la precedente mancava delle informazioni richieste dalla normativa e non dava una visione completa delle misure prese. Come se non bastasse, Bruxelles osserva che il testo revisionato manca del visto del Parlamento spagnolo.
La Francia, grazie alle misure «una tantum» riesce a farsi perdonare un rapporto deficit/Pil del 2,8% nel 2019 (dunque superiore a quello italiano), ma la Commissione sottolinea sia il rischio da una deviazione significativa dagli obiettivi di medio termine, che «progressi insufficienti» nel percorso di riduzione del debito, che è previsto attestarsi al 98,6% nel 2019. Nell' arco del decennio 2007-2018, il rapporto debito/Pil in Francia è cresciuto ben del 34%.
conte juncker
Nonostante la scia di giudizi negativi, l' unico Stato per il quale Bruxelles ha richiesto l' avvio della procedura per disavanzo eccessivo risulta l' Italia. L' accusa, spiega la Commissione, è quella di aver violato la già citata regola del debito. In realtà, da quando nel 2015 è scaduta la moratoria di due anni concessa a seguito della chiusura della precedente procedura a carico dell' Italia (2009-2013), tale parametro è sempre stato sforato.
UOVO IN FACCIA A MACRON
Semplicemente, di volta in volta Bruxelles ha scelto di chiudere un occhio, esattamente come ha fatto stavolta con i paesi sopra menzionati. Cosa è cambiato stavolta? Nel caso di violazione della regola del debito, la Commissione può decidere di valutare alcuni «fattori significativi», come le famigerate riforme strutturali e le misure di natura economica e fiscale.
A finire nel mirino, in particolare, la revisione della riforma Fornero e, più in generale, le misure contenute nella manovra, considerate inefficaci per «affrontare la fiacca crescita potenziale dell' Italia» e la «persistente stagnazione della produttività». Tutte argomentazioni di natura prettamente politica. D' altronde, come diceva Giovanni Giolitti, la legge si applica per i nemici e si interpreta per gli amici.