Francesco Specchia per “Libero quotidiano”
ROBERTO FICO
Se c' è un'epica che contrassegna il grado di civiltà dei politici, quella è l' epica del "rimborso al partito". "Rimborso" è lemma rotondo, pregno di morale, è segno di democrazia. I Cinque Stelle, soprattutto, hanno sempre fatto fiero vanto dei 3000 euro netti sfilati eticamente - e secondo statuto - al proprio stipendio da parlamentare, per finire nei flussi di cassa destinati ad opere meritorie come il microcredito per le piccole e medie imprese. Sicché, oggi, suona sgraziato che nella lista di deputati e senatori M5S per i quali risulta una «mancata restituzione forfettaria dal mese di ottobre 2018», risultino nomi possenti come Roberto Fico e Danilo Toninelli.
danilo toninelli palestrato
Secondo il quotidiano Il Mattino che riporta i dati del sito tirendiconto.it che analizza i flussi di cassa delle restituzioni grilline, il presidente della Camera e il ministro dei Trasporti sarebbero morosi. La loro situazione debitoria nei confronti del partito comincia a diventare un tantino imbarazzante. E, a rigor di regolamento interno - un tantino talebano, certo -, andrebbero espulsi.
Come espulse d'imperio sono state, per esempio, le onorevoli Gloria Vizzini e Veronica Giannone, a mezzo agenzia di stampa; e non solo per non aver votato il decreto sicurezza, ma anche per via della mitica "mancata restituzione forfettaria", appunto. Idem per il senatore al secondo mandato Lello Ciampolillo, oramai sulla via dell' abbandono, vuoi perché ribelle oltremisura, vuoi perché mancato restitutore addirittura dal luglio 2018.
MAGGIORANZA IN BILICO
Ora, se Ciampolillo serviva alla causa perché ballando la maggioranza di soli tre voti Di Maio non si poteva permettere d'asfaltarlo (ma ora dovrebbero arrivare due nuovi senatori gialloverdi), per gli altri la situazione è grave ma non è seria.
roberto fico
Pare che, tra gli zelanti fustigatori di costume, all' atto di pagare ci sia stata una sorta di amnesia collettiva. Alla Camera gli smemorati sono Nadia Aprile, Carlo Ugo De Girolamo, Rina De Lorenzo, Paola Deiana, Daniele Del Grosso, Federica Dieni, Francesca Galizia, Angela Ianaro, Luigi Iovino, Dalila Nesci, Marco Rizzone, Roberto Rossini, Elisa Siragusa, Arianna Spessotto, Patrizia Terzoni, Giorgio Trizzino e Andrea Vallascas. Inoltre, non avrebbero pagato - ma da novembre - Massimo Enrico Baroni, Gianluca Rizzo, e il sottosegretario ai Beni culturali Gianluca Vacca.
danilo toninelli palestrato.
Fuori, ma a partire da dicembre, sarebbero poi Diego De Lorenzis, Massimiliano De Toma e Federico D' Incà. senatori morosi Al Senato i desaparecidos del rimborso risultano Cristiano Anastasi, Luigi Di Marzio, Fabio Di Micco, Franco Ortolani Gelsomina Vono e Vittoria Deledda Bogo; e, da novembre, Cinzia Leone. Ci rendiamo conto che la lista è noiosa, che la mera compilazione di umane dimenticanze risulta stucchevole.
Ma quel che ci colpisce non è il mancato rimborso in sé: quella è una faccenda che pertiene esclusivamente al "foro interno" del Movimento e dei suoi iscritti. Soldi - e fatti - loro. No. Quel che ci impressiona è il lento, progressivo, legittimo adeguamento dei politici M5S alla comune etica del parlamentare, da sempre considerata dal Movimento peste della democrazia. Intendiamoci: questa metamorfosi dei grillini non è di oggi. Il Che Guevara Di Battista nel 2014 conferì al M5S la somma record di 33. 319; nel 2017 la somma era di 3500 euro, il 90% in meno.
MANLIO DI STEFANO
Oggi Dibba è fuori dal Parlamento, ma provate a chiedergli un prestito nel nome del popolo grillino. Idem per Paola Taverna o Manlio Di Stefano, giusto per citare i Savonarola. Eppoi, c' è Fico. L' anno scorso, per dire, Roberto Fico vide calare le proprie donazioni, negli ultimi quattro anni, da 28.424 a 6.142 euro. Poi ci fu quella faccenduola dell' uso molto pop e molto fotografato del treno, del tram e della metropolitana. Fico è un fico, diamine è "uno di noi" commentarono giustamente gli elettori, per poi essere spiazzati dalla notizia del solito sito tirendiconto.it: Fico spendeva sì 314 euro di bus e metro, ma ne pagava 15.180, 60 di taxi.
ALESSANDRO DI BATTISTA E LUIGI DI MAIO
La qual cosa, capiamoci, per un'alta carica dello Stato è perfettamente legittima. Ora, a parte la tendenza secondo noi sempre più spinta dei parlamentari M5S a volersi fare espellere e finire nel Gruppo Misto per smetterla con l'odioso rimborso, la sensazione, nell'osservare i pentastellati, è che siano esattamente diventati come gli altri. Se questo sia un male, lo lasciamo decidere a loro, magari invocando la piattaforma Rousseau…