Maurizio Belpietro per “la Verità”
maurizio belpietro sulla terrazza dell atlante star hotel (2)
Ci mancavano pure i dipendenti. Non bastavano Luigi Di Maio e Matteo Salvini a rompere le uova nel paniere a Ignazio Visco e alla sua banda: ora ci si mettono pure dall' interno. Il povero governatore è alle prese da settimane con la questione dell' indipendenza di Banca d'Italia, minacciata da un governo che vuole ficcare il naso nel direttorio, ossia in quello che potremmo definire il consiglio di amministrazione dell' istituto centrale.
Dopo gli scandali degli scorsi anni (Etruria, Popolare di Vicenza, Mps ecc.) e soprattutto il mancato funzionamento dei controlli a tutela dei risparmiatori, i pentaleghisti si sono messi in testa di cambiare qualche persona e la sola proposta di turn over dei vertici è stata interpretata come un oltraggio al santuario della finanza, dove da sempre chi è esterno non ha diritto di fiatare, figurarsi dunque di pretendere la sostituzione di qualcuno.
ignazio visco sergio mattarella
Tuttavia, mentre il governatore e la sua filiera sono impegnati a disporre cavalli di Frisia attorno a Palazzo Koch per impedire qualsiasi incursione nemica, dall' interno evidentemente c' è qualche traditore che simpatizza con lo schieramento avversario. Non si spiegano diversamente i comunicati che circolano in questi giorni a firma Sibc.
SALVATORE ROSSI IGNAZIO VISCO
Questa non è la firma di un anonimo contestatore, ma l' acronimo del Sindacato indipendente Banca centrale che, tolti i dirigenti, rappresenta per numero di iscritti la seconda organizzazione dei lavoratori dell' istituto. In pratica, il sindacato firma una serie di annotazioni sull' organizzazione della banca, criticando le impostazioni dei supremi capi.
Il Sibc, nei documenti, dice che la difesa dell' indipendenza non può trasformarsi in un arrocco difficile da comprendere.
Di fronte alle criticità registrate, spiega il sindacato, invece di dare un segnale al Paese, al Parlamento e ai risparmiatori, si tende a difendersi dicendo: «Non abbiamo sbagliato nulla». E la conseguenza è, secondo il Sibc, che l' istituto si dimostra solo capace di bacchettare gli altri, ma mai sé stesso. Nella sostanza, i rappresentanti dei dipendenti di Banca d' Italia chiedono che Palazzo Koch si auto riformi, una formula che vuol dire una sola cosa: cambiare le persone.
IGNAZIO VISCO
Ma con chi ce l' ha in sostanza il sindacato? Rompendo un' abitudine che difficilmente lascia trapelare le faccende interne alla banca, il Sibc si lamenta perché invece di rafforzare la vigilanza, ossia coloro che devono controllare che gli istituti di credito non commettano pasticci come quelli accaduti in Etruria, Popolare di Vicenza e Mps, si aumentano i servizi per i vertici. Tradotto: più personale per i capi, meno per i conti, che poi sono quelli che gravano nelle tasche dei risparmiatori.
Ai sindacalisti di Palazzo Koch non piace neppure che si continui a ridurre la rete territoriale. Meno personale a disposizione nelle filiali, meno funzionari a disposizione per consentire le verifiche. Da quel che si capisce, anche la scelta di utilizzare alcuni elementi non è particolarmente gradita, al punto che nei comunicati si parla di una selezione con modalità oscure.
IGNAZIO VISCO E MARIO DRAGHI
Certo, letta così, la faccenda potrebbe essere liquidata come una delle beghe interne che di solito sorgono nelle aziende e dunque anche nelle banche. Dove i dipendenti, tramite il proprio sindacato, sfogano le loro frustrazioni per le carriere rinviate o per le scelte dei capi e contestano l'organizzazione del lavoro pretendendo di essere più bravi di chi sta sopra. Ma la polemica ha un passaggio fondamentale, là dove si rimprovera al governatore e alla sua squadra una strategia molto chiara, «la rinuncia a svolgere numerose attività, che storicamente avevano contraddistinto l'azione della Banca d'Italia».
VISCO IGNAZIO
È vero che con l'arrivo della Bce molte delle funzioni affidate a Bankitalia sono passate di mano e devolute a Francoforte, ma, sostengono quelli del Sibc, «l'analisi dei bilanci individuali delle banche e l'esame delle segnalazioni statistiche di vigilanza» così non è più possibile. A conforto della loro tesi i sindacalisti citano l'attività della Banca di Francia che, a loro dire, avrebbe più vigilanti nonostante abbia meno vigilati.
Per il Sibc i vertici di Banca d' Italia vivono in un «fortino di dogmi che non possono essere messi in discussione. Dogmi che, tuttavia, risultano abbondantemente messi in discussione dai cittadini italiani lo scorso 4 marzo». Insomma, quella fra sindacato e autorità bancaria non è una normale vertenza, ma una questione in cui rientrano la funzione stessa della Banca d' Italia, il suo ruolo e soprattutto la difesa dei risparmi degli italiani. Temi che certo non si possono nascondere dietro la «proverbiale riservatezza». Perché gli interessi degli italiani vanno tutelati, e non rinchiusi in un santuario poco trasparente.