Francesco Galietti per “la Verità”
renzi smorfie
L' affermazione di Macron al primo turno delle presidenziali francesi è stata accolta con visibile soddisfazione dalle diverse anime del Pd, che hanno fatto subito a gara a rivendicare amicizia, convergenze e affinità con lo stesso Macron. Particolarmente convinto è apparso Matteo Renzi.
A poche ore del voto alle primarie del proprio partito, l' ex premier non fa infatti mistero del proprio desiderio di poter ritornare quanto prima - forse già nel 2017 - a Palazzo Chigi, e rinsaldare il triangolo con la cancelleria tedesca e l' Eliseo. In entrambi i casi, potrebbe aver fatto i conti senza l' oste. Sulla vittoria di Renzi alle primarie la comunità degli analisti di rischio politico non nutre particolari dubbi. Il discorso si fa tuttavia complesso sugli scenari successivi al 30 aprile. Sul fronte domestico, spicca l' incognita di un duplice sistema elettorale che rischia di consegnare il Paese a un vortice di elezioni senza vincitori.
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Al momento, Renzi non appare risoluto a impegnare le sue truppe parlamentari nella ricerca di una convergenza tra i sistemi elettorali di Camera e Senato. Non è chiaro se sia hybris, cioè se prevalga in lui l' idea che la sua stella sia ancora così alta da consegnargli una maggioranza in ogni caso in entrambe le camere, alla mala parata rimediando un accordo con il centrodestra al Senato.
La melina di Renzi potrebbe anche derivare dalla consapevolezza che i parlamentari del Pd sono ormai di fatto ingovernabili. Quale che sia la spiegazione, il rischio di votare con le regole attuali è molto significativo e l' ex segretario sta mandando su di giri il motore per essere pronto a saltare da una campagna in sedicesimo - quella delle primarie - a quella per le politiche. Rischia tuttavia di partire con eccessivo anticipo, come fece l' anno scorso quando iniziò la campagna per il referendum addirittura a marzo. Nella fretta, potrebbe inoltre sottovalutare l' importanza delle elezioni comunali di giugno, dove una batosta per il Pd potrebbe accelerare dinamiche disgregative già avviate.
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Sul fronte internazionale, le note sono ancora più dolenti. I commenti dei media abitualmente compulsati da finanzieri ed eurocrati a lungo sostenitori di Renzi sono concordi nell' individuare un rafforzamento dell' asse franco tedesco. Quanto a Renzi, i toni non sono invece improntati al garbo né all' adulazione.
Mujtaba Rahman, il rispettato capo del desk europeo di Eurasia Group, la «McKinsey degli analisti di rischio politico», ha ammonito Macron dalle colonne di Politico.eu di non fare la fine di Renzi, tutto chiacchiere e zero «delivery». Se poi si tiene presente che Eurasia Group ha un fatturato di tutto rispetto proprio nel Belpaese, e in particolare tra le partecipate dello Stato, ecco che la sberla brucia ancora di più.
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A preoccupare Renzi, poi, dovrebbe essere soprattutto la stampa tedesca, barometro particolarmente insistente nel sottolineare le differenze tra l' italiano e Macron anziché le somiglianze. Queste ultime sono limitate alla giovane età e ad alcune formule ad effetto.
Macron viene riconosciuto come un leader genuinamente intenzionato a salvare il progetto europeo, mentre a Renzi sono imputati superficialità e populismo.
Si prenda il duro editoriale di ieri sulla Frankfurter Allgemeine Zeitung, bibbia del mondo conservatore moderato tedesco, che non a caso apre la rassegna stampa dell' ambasciata italiana a Berlino. Il titolo, «Eleggere Renzi per due euro», che ironizza sull' obolo da pagare per poter partecipare alle primarie Pd, è già tutto un programma.
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A firmare il pezzo è la penna dell' aristocratico Joerg Bremer, che finora all' interno del duo romano degli inviati della Faz appariva di gran lunga quello meno graffiante con Renzi. Per Bremer, l' ex premier è ormai «abbagliato dai Cinque stelle», al punto da mutuarne i toni già alle primarie di partito; soffre di «strabismo», dato che elogia Macron senza avvedersi che il leader di En marche! è europeista a differenza di Renzi, il quale invece addossa colpe e responsabilità sempre e solo alla Ue. Infine, nonostante le smanie di elezioni anticipate di Renzi, la Faz ricorda che in mezzo ci sono pur sempre le amministrative di giugno. Già, lo sanno anche i tedeschi.