Marina de Ghantuz Cubbe per “la Repubblica - Edizione Roma”
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Era il 2019 quando il Circolo Canottieri Aniene ha modificato il suo Statuto. Adesso, quell'occasione persa, è di nuovo in calendario: il 4 aprile si tiene l'assemblea ordinaria e straordinaria dell'esclusivo club sul Lungotevere e all'ordine del giorno ci sono le «modifiche all'articolo 4 ed eventuali articoli correlati» .
Tradotto: i soci aventi diritto al voto si riuniranno per discutere e votare quei veti alle donne scritti neri su bianco dal 1892 e rimasti lì a impedire al genere femminile di partecipare alle decisioni del Circolo. L'assemblea straordinaria si svolge a due mesi esatti di distanza dalla denuncia di Repubblica, quando questo giornale ha reso nota una situazione, l'esclusione delle donne dalle cariche effettive, che ha mandato su tutte le furie le rappresentanti delle istituzioni: dalle parlamentari che, in 25, hanno presentato un'interrogazione parlamentare sul tema alle consigliere della Regione Lazio e del Comune di Roma.
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Anche il mondo sportivo, femminile e maschile si è (con poche eccezioni), rivoltato a un sistema di rappresentanza considerato conservatore e soprattutto discriminatorio. Così, dopo due mesi di pressioni, il 4 aprile si vota: è necessaria la presenza di almeno un sesto degli aventi diritto al voto che si esprimono per alzata di mano di fronte a un notaio e a un presidente di assemblea.
Ne hanno diritto i soci associati e aderenti che si distinguono in effettivi, onorari, seniores, senatori. Non voteranno quelli per meriti sportivi ( gli unici a poter essere di ambo i sessi).
Praticamente in assemblea si ritroveranno tra uomini, così vuole lo Statuto, a decidere se concedere un diritto alle donne. Fanno eccezione le cinque socie onorarie che possono votare e anche ambire a ricoprire cariche sociali: Federica Pellegrini, Flavia Pennetta, Josefa Idem e, recentissime, Caterina Banti e Simona Quadarella. Da modificare non c'è solo l'articolo 4: recita sempre la carta statutaria che « solo i soci effettivi possono fare inviti esterni e saranno ammessi soltanto invitati di sesso maschile e di età superiore ai 25 anni ».
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Al momento non rimane che essere ospiti, mogli o figlie di uno dei soci. Recentemente a fare pressioni sul Circolo, al di là dei comunicati indignati, è stata la maggioranza che sostiene Gualtieri in Campidoglio:
l'8 marzo ha depositato una delibera che imporrà la parità di genere a tutte le società sportive che chiederanno in concessione o hanno già in gestione un impianto sportivo comunale e l'Assemblea capitolina sarà presto chiamata a votare la modifica dell'articolo 10 del Regolamento per gli impianti sportivi di proprietà di Roma Capitale. La delibera è immediatamente valida per l'Aquaniene, legato al Campidoglio da una concessione valida fino al 2051 ed è un chiaro invito per il Circolo Aniene che sorge su terreni del Demanio.
In tutto ciò il presidente onorario Giovanni Malagò non ha voluto dare anticipazioni sulle decisioni dell'assemblea quando, il 10 marzo, è stato presentato un libro sulle donne " prigioniere dell'Islam". Ora che è stata fissata la data delle votazioni non resta che convincere gli ultimi soci riluttanti alla parità di genere: un'eventuale debacle non è ammessa.
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2 - "MA CON LE TRE PALLE NERE NEUTRALIZZEREMO IL PERICOLO ROSA"
Quinto Curio per “la Repubblica - Edizione Roma”
Una cascata di palle nere le seppellirà. Questo pensano i soci del Circolo Aniene che considerano l'arcaico rito del gradimento dei soci a votazione segreta come l'ultima trincea contro l'invasione rosa dei loro prestigiosi salotti. Mentre Malagò rivendica i risultati sportivi delle atlete targate Aniene - «siamo i primi al mondo, non a Roma Nord» , ha detto in occasione di un evento in cui era cheek to cheek con Matteo Salvini - i soci del Circolo hanno dunque una carta segreta per evitare che le donne possano ( ardire a) scardinare gli equilibri interni, che ormai vanta quasi 130 anni di storia senza presenza femminile.
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E già, perché è ormai evidente, al corpo sociale, che il Presidente (onorario) Malagò, quando da Pechino stava sbraitando contro la Sottosegretaria Vezzali che chiedeva l'ingresso delle donne nel circolo, stesse in realtà già progettando un cedimento in grande stile. Una grande ritirata che non piace ai soci, che in questi giorni, non avendo il coraggio di contraddire il Capitano dei salotti di Roma nord, stanno benedicendo la norma statutaria che sottoporrà le aspiranti socie a una estenuante trafila.
Prima dovranno trovare due soci, con almeno 5 anni di anzianità, disposti a presentarle sfidando le ire di amici e vicini di armadietto. Poi verranno affisse nella bacheca e dovranno sperare che i soci non formulino osservazioni negative. Quindi saranno sottoposte al colloquio attitudinale dei Probiviri. Infine, saranno sottoposte alla votazione segreta, dove dovranno superare lo scoglio del rito delle palle nere. Per essere ammesse, non basterà ottenere la semplice maggioranza, come allo scrutinio del rappresentante di classe per capirci.
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Perché i voti negativi, ovvero le famigerate palle nere, valgono il triplo di un voto favorevole e, considerato che i soci seniores e i soci senatori hanno due schede (arrivando così a un potenziale di 6 palle nere), l'incidente potrebbe essere dietro l'angolo.
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Paradossalmente, il nemico numero uno dei soci sarà lo stesso Malagò, che la leggenda narra monitori a urne aperte l'andamento delle votazioni e controlli pacchetti di deleghe tali da rendere vana ogni possibile concentrazione di palle nere. Che poi, diciamolo, le mitologiche palle nere, pur se potenzialmente letali, non hanno nemmeno la dignità sferica delle palle, essendo semplici schede di votazione. Palle virtuali, insomma, proprio come quella sensazione di superiorità che i maschi retrogradi si ostinano a provare nei riguardi del fu sesso debole. Proprio come il voto in assemblea, luogo in cui il Presidente Malagò è pronto a tirare fuori l'ennesimo asso dalla manica: la mancanza di spazi adeguati al gentilsesso. Palla in tribuna. E donne a casa.
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