CASO FERRAGNI, SARÀ LA PROCURA DI MILANO AD INDAGARE
CHIARA FERRAGNI E IL CASO DEL PANDORO BALOCCO – VIGNETTA BY VUKIC
(ANSA) - La Procura generale della Cassazione ha stabilito che è la Procura di Milano quella competente ad indagare sul caso Ferragni-Balocco per la vicenda dei pandori griffati, dopo che era stato sollevato il conflitto di competenza territoriale tra gli inquirenti milanesi e quelli di Cuneo.
Il provvedimento, che stabilisce la competenza di Milano ad indagare per truffa aggravata a carico dell'influencer e di Alessandra Balocco, è stato firmato dal sostituto pg della Cassazione Mariella De Masellis. Una decina di giorni fa il procuratore aggiunto milanese Eugenio Fusco aveva sollevato davanti al pg della Cassazione il conflitto tra pm sulla competenza ad indagare per il caso del dolce natalizio dell'azienda, che ha sede in provincia di Cuneo.
L'aggiunto Fusco, che ha delegato le indagini al Nucleo di Polizia Economico Finanziaria della Gdf, nel documento trasmesso al pg della Suprema Corte, in base all'articolo 54-bis del codice di procedura penale, aveva chiesto di chiarire a chi spetta occuparsi della vicenda del pandoro rosa 'Pink Christmas'.
meme sulle imbarazzanti scuse di chiara ferragni per il caso pandoro 2
E ciò in quanto, successivamente, anche l'ufficio requirente piemontese, guidato da Onelio Dodero, ha aperto un fascicolo gemello a carico di Ferragni e Alessandra Balocco, ad della casa dolciaria. Nella memoria inviata a Roma la Procura di Milano ha indicato anche gli altri due casi su cui sono stati accesi i riflettori dai pm milanesi, ossia quelli delle uova di Pasqua della Dolci Preziosi e della bambola, in realtà chiamata "Mascotte Chiara Ferragni", prodotta in collaborazione con Trudi.
Ferragni è indagata a Milano per truffa aggravata anche per questi altri due casi. Riguardo alle uova di cioccolato è indagato anche il patron della Dolci Preziosi, Franco Cannillo. Gli inquirenti e gli investigatori meneghini avevano ritenuto nel loro atto i tre episodi legati dal "vincolo della continuazione", nell'ambito di un presunto "medesimo disegno criminoso". Il pg della Cassazione ha risolto la questione di competenza sul caso del pandoro, mentre sugli altri due non sono stati sollevati conflitti e, dunque, su questi gli inquirenti milanesi continuano ad indagare. L'ipotesi di truffa, in generale, in questi casi riguarda la vendita di prodotti sponsorizzati, in particolare sui canali social, da Ferragni traendo in inganno, secondo l'accusa, i consumatori convinti che i ricavi sarebbero andati in beneficenza.
chiara ferragni pantene 2
CASO FERRAGNI: INDAGINI A MILANO DOVE CI FU FIRMA CONTRATTI
(ANSA) - La Procura generale della Cassazione ha stabilito che tra Cuneo e Milano dovrà essere la Procura del capoluogo lombardo ad indagare sul caso Ferragni-Balocco perché i contratti tra le società dell'influencer e l'azienda dolciaria piemontese, in relazione alla sponsorizzazione del pandoro 'Pink Christmas', sono stati siglati a Milano. È questo il criterio decisivo, da quanto si è saputo, indicato dal pg della Suprema Corte nel suo provvedimento per dirimere la questione della competenza territoriale.
Da quanto si è saputo, nel suo provvedimento il pg della Cassazione chiarisce che non può valere il criterio del luogo di consumazione del reato in questo caso, anche perché l'acquisto di quei pandori da parte dei consumatori è avvenuto ovviamente in vari negozi sparsi in diverse parti d'Italia.
chiara ferragni e le uova di pasqua
Per il pg, poi, non si può applicare nemmeno il criterio del "vincolo della continuazione" tra il caso pandoro e gli altri due su cui sta indagando Milano, ossia quelli delle uova pasquali e della bambola. E ciò perché i soggetti coinvolti in queste tre vicende sono in parte diversi. Non prevale, infine, nemmeno il criterio della residenza degli indagati. Vale in questo caso, invece, secondo il pg, il criterio di dove si è compiuta una parte, una frazione della condotta di truffa contestata, ossia dove si sono perfezionati con la firma i contratti.
Da qui la competenza di Milano, che mantiene anche quella sugli altri due casi, perché su quelli non sono stati sollevati conflitti di competenza. Nel corso del procedimento, ad ogni modo, le difese potranno riproporre la questione della competenza territoriale e arrivare su questo punto fino in Cassazione.
RITIRATE LE GOMME DA MASTICARE DAYGUM CON IL MARCHIO DI CHIARA FERRAGNI, MA L’AZIENDA FA CHIAREZZA: “È UNA LIMITED EDITION, ERA TUTTO PREVISTO”
chiara ferragni daygum
Estratto da www.ilfattoquotidiano.it
Anche l’azienda Perfetti Van Melle contro Chiara Ferragni? Non proprio. La multinazionale è conosciuta, tra le altre, per la produzione delle gomme da masticare Daygum. Nelle ultime ore sono è all’occhio la rimozione dei pacchetti di cicche nella versione in collaborazione con il marchio dell’imprenditrice digitale nei punti vendita Carrefour (e, forse, anche in altri supermercati). Sul proprio profilo Instagram, Selvaggia Lucarelli, ha postato uno screen di una conversazione avuta con un addetto della nota catena francese di supermercati: nell’immagine si legge che la Perfetti avrebbe deciso di “procedere al ritiro di eventuali stock“.
chiara ferragni daygum
Contattata da Fanpage, la Van Melle ha spiegato che la partnership con la Ferragni prevedeva la presenza del marchio dell’influencer sul pacchetto di chewing gum ma che si trattava di un’edizione limitata. Sembrerebbe procedere tutto secondo accordi commerciali, dunque. “Trattandosi di una Limited Edition era già previsto il ritiro graduale dell’invenduto dal mercato dal mese di novembre delle scorso anno, anche se questa comunicazione è effettivamente recente ma in altri punti si è già provveduto in passato”, ha riferito, sempre a Fanpage, la Perfetti, che ha infine aggiunto di aver “bisogno di liberare spazio, come sempre accade”.
Anche Pantene fugge da Chiara Ferragni
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Estratto dell’articolo di Francesca Galici per www.ilgiornale.it
Momento di calma apparente nel caso del pandoro "Pink Christmas", che ha acceso i riflettori delle procure italiane su Chiara Ferragni e sul presunto metodo adottato dall'influencer, avvezza a mischiare le operazioni commerciali con quelle benefiche. Mentre la Cassazione è chiamata a decidere per la competenza territoriale tra le procure di Cuneo e di Milano, le aziende che per anni hanno legato il loro nome a quello di Ferragni iniziano a prendere i propri provvedimenti.
La prima è stata Safilo, che non ha nemmeno aspettato che la procura formalizzasse l'iscrizione nel registro degli indagati per interrompere l'accordo di collaborazione. La multa comminata dall'Antitrust è stata sufficiente per far leva sulla clausola di buona condotta presente nel contratto tra l''influencer e il colosso dell'eyewear. A ruota, Coca-Cola ha annunciato lo stop all'utilizzo delle immagini registrate a dicembre, prima che scoppiasse il caos mediatico, per un spot che sarebbe dovuto andare in onda in questi giorni a ridosso di Sanremo. A differenza di Safilo, Coca-Cola ha assunto un atteggiamento più morbido e non tranchant, riservandosi eventualmente di utilizzare quelle immagini in futuro.
CHIARA FERRAGNI E I SOCIAL
Ma il caso dell'azienda svizzera di prodotti per la cosmesi Pantene è ancora diverso, perché senza prendere pubblicamente le distanze dall'influencer, almeno non ancora, ha invitato i negozi che utilizzavano la cartellonisti a con il volto di Ferragni a intervenire per la rimozione. A rivelarlo è stata Selvaggia Lucarelli, colei che ha fatto partire il caso mediatico con la denuncia pubblica un anno fa. La collaborazione tra Pantene e Ferragni durava ormai da diversi anni e difficilmente è credibile che sia giunta ora l'interruzione per scadenza naturale dei termini contrattuali.
chiara ferragni fedez
Per altro, non è nemmeno detto che ci sia un'interruzione contrattuale ma la mossa di Pantene potrebbe essere stata fatta solamente in chiave di immagine. Probabilmente, infatti, gli utenti dei supermercati e delle profumerie hanno ridotto l'acquisto dei prodotti del brand svizzero in quanto arrabbiati con l'influencer. E gli stand con la sua immagine possono aver contribuito ad abbassare il volume di vendite. Il rischio che il sentiment negativo attorno a Ferragni contagiasse anche i brand ai quali ha prestato il volto era chiaro e concreto fin dall'inizio, come dimostra il costante flusso in uscita di follower dal profilo dell'influencer, che non ha mai avuto una serie negativa così lunga. Dal canto suo, lei da settimane non pubblica più adv ma non è noto se sia perché sono stati interrotti i contratti o per una scelta comunicativa assunta da lei spontaneamente.
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