Estratto dell’articolo di Ilaria Ravarino per “il Messaggero”
will smith
È il momento più atteso delle interminabili cerimonie di premiazione, dagli Oscar in giù: non tanto chi vincerà cosa, ma cosa dirà chi vince. Il discorso, insomma: stringato o debordante, polemico o ruffiano e quasi mai salvo rari casi - spontaneo. Almeno negli Stati Uniti, dove il discorso da Oscar ("Oscar speech": c'è anche la pagina Wikipedia) è un'arte in cui nulla è lasciato al caso, a partire dai temi.
tom hanks
Il più gettonato oggi, dopo l'esaltazione del sogno americano e della meritocrazia degli anni 80 e 90, è il cosiddetto "virtue signalling", ovvero "l'ostentata aderenza a temi etici": invocare il rispetto dell'ambiente (Leonardo di Caprio, 2016), sostenere la causa vegana (Joaquin Phoenix, 2020), salvare i delfini (Fisher Stevens, 2009) o sarà il tormentone della prossima edizione, il 10 marzo - supportare la visibilità di una comunità sottorappresentata.
LA SFIDA Su questo piano si giocherà la sfida tra le migliori attrici Emma Stone e Lily Gladstone, i cui discorsi agli scorsi Golden Globe sarebbero serviti, secondo gli analisti, a posizionarle nella corsa agli Oscar: Stone che sostiene la causa femminile («Sbaglia chi dice che per le donne la carriera sia uno sprint e per gli uomini una maratona»), Gladstone l'orgoglio indigeno. Per entrambe, vale una regola: «Dare a intendere che Hollywood stia facendo tanto per la causa - spiega Steven Gaydos, giornalista di Variety, la bibbia del cinema per poi aggiungere che c'è ancora molta strada da fare».
emma stone lily gladstone
[…] Per le sue parole sul "gender gap" salariale, Patricia Arquette ammise di aver perso «molti lavori». Ma era il 2016, un anno prima del metoo: Harvey Weinstein faceva ancora paura e lo si poteva persino citare fra i ringraziamenti (lo fece Benigni, subito dopo il celebre scavalcamento di poltrone, agli Oscar 1999). Le regole codificate sono poche, 45 secondi la durata (il record: Greer Garson nel 1943, sette minuti) mai esagerare: nel 2018 Lady Gaga rischiò di giocarsi l'Oscar parlando per 13 minuti di fila al gala del National Board of Review. Ma chi li scrive, i discorsi? Uno "speech writer" professionista non scende sotto ai 500 dollari per tre minuti di testo, e le agenzie specializzate si moltiplicano: la più richiesta è la Fenways Strategies di Jon Favreau, che dopo aver scritto i discorsi per Obama ha aperto una filiale a Hollywood. Il motto: «A differenza dei politici, gli attori sanno come dire la battuta».
leonardo di caprio
[+… E in Italia? La pratica del discorso - nella quale eccelleva Ettore Scola - è percepita, fondamentalmente, come una scocciatura. […] quasi nessuno lo prepara, il discorso. E in caso se lo scrive da solo: lo fa Paolo Sorrentino (che ringraziò Maradona agli Oscar) e il disciplinato Pierfrancesco Favino. […]
roberto benigni lily gladstone matthew mcconaughey emma stone