Paolo Mastrolilli per “la Stampa”
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Chiamatela pure Joan, la prossima protagonista delle avventure di Indiana Jones. Così come si potrebbe chiamare «Presidenta» la leader del nostro Paese, se uno se ne fregasse dell'Accademia della Crusca, del participio presente, e di tutte le altre scuse valide quanto volete, ma comunque usate nei secoli per tenere sottomesse le donne.
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Il sasso lo ha lanciato proprio Steven Spielberg, che durante un'intervista con The Sun per lanciare il nuovo film Ready Player One , ha discusso anche i suoi piani per Indiana Jones, visto che le riprese per il quinto film della serie cominceranno nell' aprile del prossimo anno. «Questo - ha detto il regista - sarà l' ultimo interpretato da Harrison Ford, ne sono piuttosto sicuro. Dopo, però, certamente noi continueremo». Da qui nasce insieme l' idea, e la provocazione: «Credo sia arrivato il momento di far prendere una forma diversa all' esploratore».
INDIANA JONES
Una donna? «Dovremmo cambiare il nome da Jones a Joan. E non ci sarebbe nulla di male», anche se Steven ammette di aspettarsi qualche resistenza dai fan.
Ma a cosa servono le provocazioni, se non fanno discutere? E come si cambiano le cattive abitudini, se uno non ha il coraggio di sfidarle?
È impossibile non leggere l' uscita di Spielberg nel quadro del movimento #MeToo, che è scaturito dalle molestie di Harvey Weinstein a Hollywood, ma ormai sta spingendo tutto il mondo a rivedere i parametri del trattamento delle donne. Adesso i critici inevitabilmente sfotteranno Steven, accusandolo di essere il solito liberal malato di correttezza politica, pronto a distruggere un mito nel nome dell' ideologia. Per quanto ne sappiamo, però, potrebbe essere il regista con le carte in regola per aiutare la rivoluzione.
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Sposato in prime nozze con Amy Irving, i due avevano divorziato proprio perché lei faticava a conciliare la propria carriera con un matrimonio che la presentava come la moglie di Spielberg, ossia una raccomandata. Poi aveva conosciuto Kate Capshaw proprio sul set di un' Indiana Jones , per la precisione Il tempio maledetto nel 1984, l' aveva sposata nel 1991 e da allora stanno ancora insieme con cinque figli, tre naturali e due adottati. Qualche mese fa Elizabeth Banks lo aveva preso di mira, accusandolo di non aver mai girato un film con una protagonista donna. Quando le avevano ricordato Il colore viola si era rimangiata le parole, ma forse Steven ha riflettuto sul fatto che non è ancora abbastanza.
INDIANA JONES TEMPIO MALEDETTO
Pedigree liberal A The Sun ha dichiarato che nei suoi film gli attori e le attrici guadagnano esattamente la stessa cifra, inclusi Tom Hanks e Meryl Streep nel recente The Post , «fino all' ultimo centesimo». Quindi ha ricordato di essere cresciuto con una mamma molto forte che adorava, e tre sorelle, benedicendo «la fortuna di essere stato influenzato dalle donne, alcune delle quali ho amato pazzamente, come mia madre e mia moglie». Durante le presidenziali del 2016 aveva sostenuto e finanziato Hillary Clinton, come peraltro aveva sempre fatto con tutti i democratici, e il suo perfetto pedigree liberal include anche mezzo milione di dollari donati per la marcia contro le armi del 24 marzo scorso.
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Mettendo un attimo da parte gli affari personali di Spielberg, che conosciamo solo in superficie e non sono l' elemento centrale della storia, la sua uscita ha un peso come tutti i gesti che invitano a riflettere su questioni più ampie. Non c' è il minimo dubbio, ormai, che le donne siano state abusate ad Hollywood, e non solo.
Indiana Jones colpito da dissenteria abbrevia la scena jpeg
È un dato di fatto poi che guadagnano ancora meno dei colleghi uomini, come ha dimostrato il paradossale caso di Mark Wahlberg e Michelle Williams, quando sono stati richiamati a girare alcune scene di Tutti i soldi del mondo , mentre i protagonisti maschili restano in maggioranza. In questo quadro, vedere Indiana Jones che diventa Joan potrebbe aiutare a cambiare la mentalità di cineasti e spettatori, aprendo la porta a una nuova normalità.