Estratto dell'articolo di Alberto Piccinini per www.editorialedomani.it
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L’11 agosto 1973, cinquant’anni fa esatti, in un locale al pianterreno di un condominio del Bronx nasceva l’hip-hop. Il dj Kool Herc […]17 anni, fratello di Cindy Campbell che aveva organizzato una festa per il ritorno a scuola, acceso l’impianto (suo padre faceva di mestiere il tecnico del suono) svela ai ballerini il frutto di lunghe prove in cameretta: suona due copie dello stesso disco su due giradischi sincronizzati, in modo da allungare per molti minuti la parte ritmica di alcune canzoni, che lui chiama “break”. Taglia e cuce James Brown, Eddie Kendricks, Aretha Franklin. […]
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Sono gli anni in cui il comune di New York è sull’orlo del fallimento, la città un misto affascinante di immondizia e luci, crimine e grattacieli, la raccontano Shaft, Il braccio violento della legge, e perché no Gola Profonda appena uscito. […]
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Kool Herc fiuta l’aria e evita accuratamente di suonare la discomusic di Philadelphia, in grande ascesa allora: più sofisticata, con sezioni di archi, cassa in quattro ben scandita e coretti sexy. Questo lo mette una spanna di gradimento sopra gli altri dj. Sui break gli improvvisati ballerini – molti dei quali appartengono alla gang dei Black Spades che controlla il quartiere – si sfidano alla maniera di West Side Story, trasformano i gesti di combattimento nelle coreografie e spaccate che hanno visto fare a James Brown in televisione mentre cantava Got to get your feet, una delle sue hit recenti. La loro si chiamerà breakdance, appunto.
LE QUATTRO DISCIPLINE
Afrika Bambaata
Dal party di Kool Herc nel sottoscala di casa sua alle feste nei parchi del quartiere. Rubando la corrente, secondo una leggenda diffusa ai tempi nostri dell’hip-hop delle posse e dei centri sociali. Di sicuro, senza l’appoggio delle gang feste al Bronx non se ne potevano fare: misto di autoorganizzazione e illegalità, eredità delle Black Panther e ombra delle grandi organizzazioni criminali. Era stato soprattutto Afrika Bambaata, una delle prime star internazionali negli anni Ottanta e leader della Zulu Nation, a diffondere la leggenda[…]
Afrika Bambaata
È stato il primo a contare le “quattro discipline” dell’hip-hop: Kool Herc inventa il djing e Grand Master Flash lo perfeziona, il suo amico Coke La Rock da il via all’Mcing, cioè il rap vero e proprio. Della breakdance e del suo legame simbolico con i combattimenti tra gang abbiamo detto. Viene del Bronx Phase II, uno dei primi graffitisti di New York, ma lo stesso Kool Herc faceva parte dei Vandals, tra i primi a lasciare le proprie tag in città.
La storia è fiabesca. I B-boy di tutto il mondo se la raccontavano così, rendendo omaggio ai fondatori, agli innovatori e pure ai martiri. In parte è una storia inventata. […]
big bank hank e la sugarhill gang
LINGUA FRANCA
Eppure, festeggiare l’anniversario di una festa da ragazzini è così affascinante nella sua semplicità proprio per l’enormità di quel che ne è seguito nei 50 anni successivi: l’hip-hop da almeno due o tre decenni è la lingua franca del pop planetario, cantato in ogni lingua e stile, nella forma della trap con o senza auto-tune. Né bisogna dimenticare che dopo l’estate 1973 del party di Kool Herc passano almeno sei-sette anni perché la discografia si accorga davvero del fenomeno.
tupac shakur
Soltanto per la piccola Sugarhill Records di Sylvia Robinson escono nel 1979 il primo singolo rap Rapper’s Delight della Sugarhill Gang, e nel 1982 The Message di Grand Master Flash. […]
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UNA LOTTA ETERNA
Sembra un’impresa impossibile riuscire a tirare una linea dritta tra una serata di 50 anni fa in questo condomino del Bronx e il grumo di estetica, politica, spettacolo che l’hip-hop si è tirato dietro da allora. Ha fatto esplodere contraddizioni di ogni tipo, dalla questione dell’autorialità nell’era digitale all’autorappresentazione dell’identità afroamericana. E le “quattro discipline”? Alla figura del dj si è sostituita quella del produttore, il pc ha preso il posto di piatti e campionatori, ma l’estetica del taglia e cuci in fondo è rimasta al suo posto. Si misura in epoche il tempo passato tra le rime di The Message, tutte in battere senza pause, e i testi cubofuturisti di un qualsiasi trapper di oggi con la voce resa marziana dall’autotune.
notorious big
[…] Della breakdance resta la forma spettacolare del ballo negli show e nei video. L’eterna lotta tra quelli che taggano la metropolitana o graffitano la Galleria Vittorio Emanuele di Milano e quelli che il giorno dopo ripuliscono tutto non finisce mai, come giocare a guardie e ladri.
IRRIDUCIBILE
L’hip-hop oggi è un forza economica che fa muovere lo streaming, persino i marchi dell’alta moda, è un fucina di personaggi e storie che contano sull’affetto di almeno due-tre generazioni (e di conseguenza pure dell’odio dei vecchi verso gli ultimi arrivati).
kanye west e travis scott al circo massimo
Fenomeno (anche) sconveniente, irriducibile, coatto, rumoroso, profondamente impolitico come tutti i grandi fenomeni della cultura popolare. Afroamericano, come il blues o il jazz. Eppure impossibile da tenere ai margini: globale e dialettale. Stile maschio, Travis Scott al Circo Massimo, gladiatori. All’entrata del condominio del Bronx, a suo tempo il sindaco della città ha autorizzato ad appendere il cartello verde “Hip-hop Boulevard” sotto quello che prima segnava la “Sedgwick Avenue” al numero 1520. E noi ci facciamo la foto. Hip-hop don’t stop.
travis scott mccdonalds 2 travis scott kanye west 50 cent fifty cent 3 RAPPER ITALIANI