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Gianni Mura per la Repubblica
Menù di domani: tappa di 183 km comprendente il Col d' Ornon (5,7 km, 6,7% di pendenza media), la Croix de Fer che non finisce mai (24 km al 5,2%), il Télégraphe (11,9 km al 7,1%) che fa da sentinella, come sull' altro versante il Lautaret, a S.M. il Galibier, cima più alta del Tour (a 2.642 s' arriva in capo a 17,7 km al 6,9%).
Previsione, fuga numerosa subito sul Col d' Ornon che comincia a perdere i pezzi sulla Croix de Fer. Tentativi sporadici sul Télégraphe, più convinti forse nel tratto finale del Galibier. Dalla cima al traguardo di Serre Chevalier 28 km di discesa che possono far venire qualche idea a Bardet ma anche a Dan Martin, se è ancora nel gruppetto dei migliori.
Menù di giovedì: tappa di 177,5 km comprendente la salitella dal gentile nome (des Demoiselles Coiffées, o anche cammino delle fate). Sono bizzarre erosioni che, in cima a colonne calcaree, colli alla Modigliani, possono far pensare a ragazze ben pettinate: 3,9 km al 5,2% è un antipastino. Ci sarà ancora una quarantina di corridori ai piedi del Vars (9,3 km al 7,5%), penso, ma dipende da come verrà impostata la tappa. Per chi vuole garantirsi maglia gialla o podio è l' ultima occasione prima di Marsiglia.
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Non è il Vars l' ultima: è l' Izoard, arrivo a quota 2.360, dopo 14,1 km al 7,3%. È anche l' ultimo dei tre arrivi in salita del Tour dopo Planche des Belles Filles e Peyragudes. Gli aruani (come definire i tifosi di Aru?) possono tenere in caldo una speranziella perché nei due precedenti Fabio staccò di netto Froome. La prima volta vinse, la seconda prese la maglia gialla, preceduto sulla linea bianca da Bardet e Uran, volpone che raramente si scopre. Da non sottovalutare.
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Sulle Alpi, sulle strade e salite e discese di questi due giorni, c' è molta storia del ciclismo. Mentre il Galibier viene scalato dal 1911, Vars e Izoard dal 1922.
Nelle sue memorie pubblicate nel 1956 Adolphe Steinès, il lussemburghese che Henri Desgrange spediva alla ricerca di nuove salite, così scrisse dell' Izoard: «Bisognava vederlo trent' anni fa. La Casse Déserte ogni anno veniva portata via dallo scioglimento delle nevi, e anche la strada, puntualmente rifatta dai genieri. Il Vars era un sentiero, percorso soltanto da pastori e guardie forestali».
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La Casse Déserte indica un paesaggio lunare, poco prima della cima dell' Izoard. Lì sono state murate due stele che commemorano Fausto Coppi e Louison Bobet. È il punto della salita preferito dai fotografi. Ricordo una foto in bianco e nero di Bartali, nel '37. Sembra pedalare in un altro mondo, un qualcosa che evoca "Il deserto dei tartari" e la Fortezza Bastiani.
L' ultima grande impresa, o guanto di sfida lanciato da lontano, è di Andy Schleck nel 2011.
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Attacca sull' Izoard e vince per distacco sul Galibier dopo 60 km di fuga. Si partiva da Pinerolo. Fa un certo effetto pensare che pochi anni sono trascorsi e che queste imprese sembrano appartenere al passato. Cadel Evans riuscì a salvare la maglia gialla, ma quella sera in Andy molti pensavano di aver rivisto Eddy Merckx. E sbagliavano.
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Sulla Croix de Fer il 16 luglio '48 battagliano Bobet e Bartali. Bartali vince ad Aix-les-Bains, indossa la maglia gialla e non la molla. Alla fine, 7 tappe vinte e, confessato dopo, il desiderio di mettersi alla prova sull' Izoard, dove aveva già dominato nel '38. «Sono partito esattamente allo stesso punto. Volevo capire se potevo ancora staccarli tutti. Se non ci riuscivo, significava che ero vecchio. Ci sono riuscito».
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Sull' Izoard nel '49 Coppi e Bartali, per una volta almeno, non si pedalano contro. A te la tappa, a me la maglia gialla. Così Coppi fu il primo a vincere Giro e Tour nello stesso anno. Henri Desgrange, che sapeva andar giù piatto anche con i suoi connazionali (definì Anquetil "nano giallo") esaltò il coraggio di Bartali che staccò Robic nella discesa del Vars (temuta anche oggi), ridotta in un sentiero di fango e acqua: «Dove tutti rallentano, anche le auto, Bartali vola.
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Lui è un campione, gli altri sono apprendisti ». Izoard e Galibier erano le montagne di Bartali, che sulle strade di Francia aveva preceduto Coppi di una dozzina d' anni (un po' come il Galibier con l'-I-zoard). Sull' Izoard Thévenet mandò in crisi Merckx nel '75.
Scendendo dal Lautaret morì a 29 anni Francisco Cepeda, figlio di un ricco industriale spagnolo. Aveva raggiunto René Vietto quando gli esplose un tubolare e cadde in un burrone. Morì tre giorni dopo all' ospedale di Grenoble. È il primo dei morti sulla strada, poi verranno Simpson (sul Ventoux) e Casartelli (nella discesa del Portet d' Aspet, sui Pirenei). A 4,5 km dalla vetta del Galibier, sotto una pioggia invernale, scattò Marco Pantani, proprio dove gli aveva detto Alfredo Martini, e mandò Ullrich in crisi nera, levandogli la maglia gialla. Eravamo nel 1998, non un secolo fa ma nel secolo scorso.
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