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    ANDIAMOCI PIANO COL DEFICIT – GIORGETTI STA CERCANDO DI PORTARE AVANTI UNA LINEA PRUDENTE SUI CONTI, MA DEVE SCONTRARSI CON IL “SUO” SEGRETARIO SALVINI, CHE PROMETTE A DESTRA E A MANCA. ALLA FINE IL DISAVANZO POTRÀ ARRIVARE AL 4,5% MA NON OLTRE: E QUASI TUTTO SERVIRÀ PER AIUTARE FAMIGLIE E IMPRESE PER IL CARO ENERGIA. MARGINI CE NE SONO POCHISSIMI, CONSIDERANDO ANCHE LA STRETTA DELLA BCE: SARÀ FATTO GIUSTO QUALCHE RITOCCHINO A FLAT TAX E SUPERBONUS…


     
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    Federico Fubini per il “Corriere della Sera”

     

    giorgia meloni giancarlo giorgetti giorgia meloni giancarlo giorgetti

    Con il passare dei giorni si delinea l'approccio del ministro dell'Economia. Giancarlo Giorgetti non intende lasciar cadere nessuno degli impegni elettorali del programma della sua coalizione.

     

    Ma non vuole neanche che essi si dimostrino così onerosi da togliere spazio agli interventi per l'emergenza dell'energia - la sua priorità - o creino reazioni avverse all'Italia sui mercati. La sintesi sarà una realizzazione di tutti gli impegni presi dal centrodestra con gli elettori, ma in misura limitata. Solo così sarà possibile aiutare famiglie e imprese ad affrontare i costi dell'energia senza generare deficit allarmanti.

     

    GIANCARLO GIORGETTI GIANCARLO GIORGETTI

    L'obiettivo del disavanzo, già così, sale. Il sentiero indicato da Daniele Franco, il predecessore di Giorgetti, prevedeva nel 2023 un deficit al 3,9% del prodotto lordo: abbastanza in calo da poter puntare vicino al 3% nel 2024 ed evitare una complicata procedura di Bruxelles quando le regole di bilancio (riviste) dovrebbero tornare in vigore fra quattordici mesi.

     

    Il governo di centrodestra alza l'asticella del disavanzo sul 2023 dal 3,9% al 4,5% del Pil, in gran parte per intervenire sulla crisi dell'energia come fanno Francia o Germania. Ma, appunto, questo lascia pochi margini per quanto era nel programma di coalizione.

     

    GIANCARLO GIORGETTI MARIO DRAGHI GIANCARLO GIORGETTI MARIO DRAGHI

    L'aumento della "flat tax" al 15% per i titolari di partita Iva fra 65 mila e 100 mila euro di fatturato potrebbe diventare un'estensione solo fino a redditi fra 70 e 80 mila euro: così il costo per il bilancio sarebbe circa dimezzato fra uno e due miliardi l'anno.

     

    Altri interventi per limare gli oneri potrebbero riguardare l'attuale bonus al 110% sulle ristrutturazioni immobiliari, varato dal governo giallo-rosso nel 2020, criticato da Daniele Franco e Mario Draghi, ma rimasto finora immutato per la resistenza dei 5 Stelle.

    L'approccio di Giorgetti qui potrebbe essere selettivo e attento a correggere l'impatto oggi a favore dei più abbienti.

     

    giancarlo giorgetti giancarlo giorgetti

    Il bonus potrebbe essere riservato solo alle prime case, abbassato all'80% della spesa per i ceti medio-alti e mantenuto al 100% solo per le fasce di reddito relativamente più deboli. Nessuno dovrebbe avere più una copertura dei costi al 110%, con ampi margini per pagare le imprese o le banche che usano ormai i crediti d'imposta cedibili come moneta fiscale.

     

    Un'altra nota di prudenza riguarda le modalità di aiuto sui costi dell'energia. Al ministero dell'Economia si studia il modello tedesco: il governo versa sussidi a compensazione sull'80% dei consumi, ma lascia che le famiglie o le imprese paghino il prezzo pieno dell'energia per il restante 20%; ciò spinge gli utenti a ridurre il consumo di energia.

     

    MATTEO SALVINI GIANCARLO GIORGETTI MATTEO SALVINI GIANCARLO GIORGETTI

    La cautela di Giorgetti è comprensibile: il governo esordisce pur sempre con un aumento del deficit programmato, proprio mentre per la prima volta da anni la Banca centrale europea alza i tassi e riduce il sostegno ai titoli di Stato. Un deficit al 4,5% unito a una probabile, graduale riduzione del bilancio della Bce (che la porterà a non rinnovare più gli acquisti di titoli, quando scadono quelli che ha già in bilancio) potrebbe portare l'Italia a dover finanziare nuovo debito nel 2023 per poco meno di un centinaio di miliardi. Sarebbe l'impegno più oneroso da quando esiste l'euro, senza l'aiuto della Bce.

     

    CHRISTINE LAGARDE CHRISTINE LAGARDE

    Fabio Balboni di Hsbc, una banca di Londra, stima che un terzo circa di questo fabbisogno di Roma potrà essere coperto dai prestiti e dai trasferimenti del Recovery Plan europeo: per questo è essenziale mantenere il ritmo delle riforme concordato con Bruxelles. Ma per il resto l'Italia dovrà saper attrarre investimenti da capitali nazionali e soprattutto internazionali, dopo che questi ultimi sono in calo netto sul debito pubblico di Roma in sei degli ultimi sette anni. Il supporto della fiducia è sempre fragile. La prudenza di Giorgetti si spiega con l'obiettivo di mantenerla.

    GIORGIA MELONI GIANCARLO GIORGETTI GIORGIA MELONI GIANCARLO GIORGETTI

    giancarlo giorgetti guido crosetto giancarlo giorgetti guido crosetto

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