Comunicato stampa "RCS MediaGroup"
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RCS MediaGroup comunica che Andrea Biavardi è stato nominato direttore di OGGI e assumerà l’incarico a decorrere dal 9 luglio. Andrea Biavardi, che aveva già lavorato al settimanale OGGI durante la direzione di Paolo Occhipinti, e che in precedenza è stato direttore, tra gli altri, de La Nazione e Il Giorno, è in Cairo Editore dal 2002.
“Ad Andrea Biavardi vanno i miei migliori auguri di buon lavoro per questa nuova e importante direzione.” ha affermato Urbano Cairo, presidente e amministratore delegato di RCS MediaGroup.
Il cronista si dà al giallo: «Sognavo di fare l’investigatore»
Alessandro Fulloni per www.corriere.it - 21 novembre 2019
andrea biavardi giulia pessani
«Sì, il personaggio del capitano Massimo Ademarchi è esattamente l’ufficiale dei carabinieri che sognavo di essere io da ragazzino: uno tutto d’un pezzo, senza mezze misure e ligio al dovere. Ma poi nella vita sono finito a fare tutt’altro, ovvero il giornalista. Per 35 anni mi sono occupato di cronaca: nera, bianca, giudiziaria e rosa.
Di tutto, insomma. E ancora oggi, dopo aver diretto quotidiani, settimanali e mensili, mi sento per prima cosa un cronista». Forse è per questo che «Sangue del tuo sangue», oltre che essere un appassionante giallo - 334 pagine in libreria da poco per Cairo Editore - ambientato a Milano sembra anche un lungo e godibilissimo reportage.
L’autore è Andrea Biavardi, 61 anni, un passato di direttore della «Nazione» e del «Giorno» e attualmente responsabile di «Settimanale Giallo», «For Men Magazine» e «Airone», riviste pubblicate da «Cairo Editore». Come stando in presa diretta, si viene portati passo dopo passo sulla scena del crimine, negli uffici del Palazzo di Giustizia, nella sala-interrogatori di una caserma dei carabinieri. E anche nella redazione di una televisione che segue unicamente crimini e delitti.
ANDREA BIAVARDI URBANO CAIRO FABIANA BRITTO 1
Il romanzo si snoda attorno a un femminicidio, quello di una studentessa ventunenne trovata morta ai Giardini «Montanelli» di Porta Venezia. Ben presto si scopre che la ragazza – figlia di uno stimato ginecologo e di una donna d’affari priva di scrupoli - è stata assassinata.
Accoltellata con ferocia e gettata tra i cespugli. L’indagine viene seguita istante per istante entrando nei pensieri di Massimo Ademarchi, il capitano dei carabinieri che la conduce, uno sempre dubbioso nell’utilizzo delle possibilità offerte dalle moderne tecniche investigative (Dna, cellulari, celle telefoniche, luminol) e che preferisce consumare le suole delle scarpe sui marciapiedi, seguendo istinto e ascoltando la gente. Attorno all’ufficiale ruotano altri protagonisti e comprimari, personaggi ispirati a vicende reali e che Biavardi inserisce nello sviluppo dell’inchiesta sceneggiata come fosse un retroscena giudiziario o di politica.
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Ci sono le tensioni tra Arma e Procura, le convinzioni ferree di una pm dal piglio grintoso, le intromissioni sgradite della stampa. Tutto reale. Addirittura un certo punto - senza entrare troppo nei dettagli - viene arrestata la persona sbagliata e Biavardi dice di avere tratto questo spunto narrativo da una vicenda vera, recentissima, ambientata nel Triveneto, che ha visto la ripetuta assoluzione di due gemelli rumeni accusati di rapina: il loro Dna praticamente identico li ha messi al riparo dalle condanne perché era impossibile distinguerli l’uno dall’altro. Sposato, due figli, modenese nato a Spilamberto e milanese di adozione, Biavardi ha cominciato a fare il giornalista a «il Giornale» «e ricordo ancora l’emozione di quando, poco più che ventenne, incontrai per la prima volta Indro Montanelli, alto, elegantissimo, carismatico».
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«Sangue del tuo sangue» è il quarto libro del direttore di «Settimanale Giallo». Che prima, tra l’altro, ha scritto un ritratto della sua Emilia martoriata dal terremoto e il cui ricavato è andato alla ricostruzione di una materna a Medolla, epicentro del sisma. Ma il giallo come termina? Il cronista stavolta si fa evasivo. «Diciamo che il capitano Ademarchi viene aiutato da un’intuizione della sua fidanzata. E anche questa – conclude Biavardi - è una storia vera. Stavolta raccolta da me».