Estratto dell’articolo di Filippo Fiorini per “la Stampa”
ANDREA MUCCIOLI
Andrea Muccioli, 59 anni, figlio di Vincenzo Muccioli, cresciuto a San Patrignano, un nome che lo lega alla prima, più importante, amata oppure odiata, comunità di recupero per tossicodipendenti in Italia, un posto per cui si è speso e da cui si è allontanato definitivamente nel 2011, non ha visto il siparietto di ieri tra Meloni e Magi a Montecitorio.
Come educatore, era «al lavoro» mentre la presidente del Consiglio annunciava una stretta nelle politiche contro gli stupefacenti dicendo «basta al lassismo» e l'onorevole di +Europa la contestava con un cartello antiproibizionista, con scritto: «Cannabis, se non ci pensa lo Stato, ci pensa la mafia».
[…] si trova «fondamentalmente d'accordo» con quanto detto dalla premier, ma con un distinguo: «proibire, ok, ma anche rieducare. Sennò - spiega - è solo una foglia di fico per nascondere ciò che non vogliamo vedere».
Giorgia Meloni ha condannato l'uso di qualsiasi droga, le serie Tv che celebrano queste e chi le spaccia, poi, ha annunciato una stretta proibizionista. È d'accordo?
MELONI REPLICA A MAGI
«Su un piano di fondo, sì. Fare un'apologia di persone che devono il loro fascino e il loro successo al fatto di essere spacciatori, violenti o trafficanti di armi, non mi sembra un grande strumento educativo. Considerato il mondo in cui siamo, dove famiglia e scuola fanno già molta fatica ad educare, certo non per colpa dei ragazzi, ma per carenze del sistema. Dopodiché, dico anche che la proibizione non basta. Dopo una giusta sanzione, deve esserci una rieducazione, dove si viene accompagnati, instradati e motivati. Attualmente è molto carente. Sennò, il proibizionismo è solo una foglia di fico che copre ciò che non vogliamo vedere».
Non crede che l'arte descriva la realtà, piuttosto che crearla? Cioè, è sicuro che sia la serie Tv a indurre il giovane e non il contrario?
ANDREA MUCCIOLI
«Non ho detto che le serie inducono il giovane, ma che non lo aiutano a rendersi conto del disvalore sociale, umano e morale dei fatti che narrano, nel momento in cui sono celebrati come qualcosa di positivo. Autori e produttori scelgono di dare un'immagine positiva dei criminali, perché sanno benissimo che il tessuto educativo della società è impalpabile, rovinato o addirittura inesistente. Da qui, i giovani sono più portati a perseguire vie di successo che abbiano come miraggio i soldi, le donne i viaggi e le belle macchine, più che a considerare il percorso necessario ad arrivarci. Il percorso è relativo ed è proprio questo relativismo morale che ci dovrebbe preoccupare».
giorgia meloni
[…] Tornando alle droghe, se fossero legali e ci fosse una buona educazione sulle conseguenze, l'uso non rientrerebbe nel libero arbitrio?
«Non è lo stesso. Se fumo 20 sigarette al giorno, non induco in me stesso un'alterazione psichica. Non mi sballo, per capirci. Se fumo una canna col 25% di Thc, tiro di coca, sniffo dell'eroina o prendo delle pasticche, mi provoco uno sballo e metto in pericolo me stesso e gli altri. Non riesco proprio a vederlo come un fatto positivo, mi dispiace».
MELONI CONTESTATA DA MAGI MELONI REPLICA A MAGI MELONI CONTESTATA DA MAGI