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    ANIMA PIA – FERMI TUTTI: “ANIMA” E “AXA” SONO PRONTE A COPRIRE UN TERZO DEI 900 MILIONI “PRIVATI” NELL’AUMENTO DI CAPITALE (1,6 MILIARDI LI METTERÀ IL TESORO) – PER ROCCA SALIMBENI È IL SEGNALE CHE CI PUÒ ESSERE UN INTERESSE PRIVATO A PARTECIPARE ALL’OPERAZIONE, FONDAMENTALE PER MANDARE AVANTI LA BANCA – PER I DUE PARTNER STORICI DEL MONTE, SI TRATTA DI UN AIUTO INTERESSATO: NON VOGLIONO DIVENTARE SOCI-PERNO DELLA BANCA, SOLO GUADAGNARCI


     
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    Andrea Greco per “la Repubblica”

     

    LUIGI LOVAGLIO LUIGI LOVAGLIO

    Mps si riprende un quinto della capitalizzazione di Borsa, alquanto vessata, nel diffondersi di nuove speranze per cui l'aumento di capitale da 2,5 miliardi a ottobre sia realizzabile con il sostegno dei due partner Anima Sgr e Axa.

     

    I rispettivi fornitori di risparmio gestito e polizze assicurative ai clienti della rete senese, pronti a versare una somma fino a un terzo dei 900 milioni "privati" necessari a Mps (il resto lo mette il Tesoro, primo socio al 64%) in cambio di una revisione strategica dei loro contratti, in scadenza nel 2030 e nel 2027.

     

    HORROR STORY MPS HORROR STORY MPS

    Il rialzo in Borsa è stato del 19,05% fino a 0,36 euro, recuperando 360 milioni di capitalizzazione. L'azione cadeva senza soste dagli 1,05 euro di febbraio, e ha segnato un minimo di 0,28 giovedì. Ma da allora alcune cose stanno cambiando in meglio, nel contesto e nel dettaglio. Il rialzo dei tassi Bce di 0,75 punti base, e quelli a venire, regala milioni di margini d'interesse sui crediti bancari, e sta spingendo il settore da giovedì (+3,2% l'indice Euro Stoxx banche ieri). Anche la controffensiva ucraina è uno spunto per chi compra.

     

    Più di tutto su Mps si è accesa la prima luce di un interesse privato a partecipare al complesso aumento, necessario a ripristinare il capitale di vigilanza dopo le perdite 2020. È il settimo aumento in un decennio, con 22 miliardi chiesti agli azionisti e bruciati. Finora, a parte il Tesoro impegnato per 1,6 miliardi, gli investitori istituzionali stanno alla finestra, anche per i rischi politici e geopolitici legati alle elezioni italiane e al conflitto con la Russia.

    MONTE DEI PASCHI DI SIENA MONTE DEI PASCHI DI SIENA

     

    Nelle ultime ore, però, tra le otto banche d'affari del consorzio di garanzia e i legali che affiancano l'ad Luigi Lovaglio emerge con sempre più forza la determinazione strategica dei due pluridecennali partner industriali del Monte. Solo rumors, per ora: ma lo schema trova conferme ufficiose, e dopo l'assemblea per votare l'aumento, in agenda giovedì, potrebbero partire i negoziati; sempre che il management senese sia disposto a retrocedere ai partner altri utili futuri.

     

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    Per capire come funziona la reciproca convenienza di queste intese basta leggersi gli ultimi bilanci Mps. Anima Sgr, nata proprio dalla cessione delle attività di risparmio gestito senesi, dal 2010 ha un contratto ventennale che privilegia i suoi fondi e gestioni nella vendita sulla rete senese.

     

    Un business che nel bilancio Mps 2021 ha fruttato circa il 95% dei 215 milioni di "commissioni attive"; e ad Anima una quota stimabile in circa 85 milioni, poiché il 70% dei ricavi va alla rete, il 30% ai gestori dei fondi. Più fonti finanziarie ritengono che, in cambio di una revisione vantaggiosa dei patti, Anima sarebbe pronta a versare da 150 a 250 milioni di capitale a Mps. Fino a un 10% dell'aumento, ma solo per guadagnare di più, non certo per diventare un socio-perno della banca.

     

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    Presentando i conti semestrali Alessandro Melzi d'Eril, ad di Anima, disse: «L'anno scorso discutemmo con Mps un potenziale intervento con diversi strumenti tecnici per fornire capitale, ma in cambio chiedevamo una più forte relazione commerciale. Anche al nuovo ad Luigi Lovaglio ho offerto la nostra disponibilità ».

     

    Mentre il 18 giugno Thomas Buberl, ad di Axa che dal 2007 ha l'esclusiva delle polizze in Mps, diceva: «Rilevare una quota dell'aumento di capitale? Vedremo. Il nostro focus è continuare una storia per noi di successo». Tanto di successo che una penale da un miliardo tutela l'accordo in caso di cambio di controllo della banca

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