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Con la riunione con il processo a carico delle sue segretarie, dell’anestesista Antonino Marcianò, è iniziato giovedì a Milano il dibattimento a carico del ginecologo Severino Antinori con al centro la vicenda del prelievo forzato di ovuli a una infermiera spagnola per poi reimpiantarli, una volta fecondati, a tre donne in lista d’attesa. Antinori, ripreso anche in aula dal presidente dell’ottava sezione penale del Tribunale di Milano Luisa Ponti, fuori dall’aula non si è sottratto alle telecamere.
Ha improvvisato una sorta di show, togliendo la cravatta e aprendo la camicia per mostrare un tatuaggio sul petto: «È la mia cartella clinica, il gruppo sanguigno, perché i poteri forti mi vogliono avvelenare, così i medici potranno salvarmi».
«Io come Pannella»
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Parlando a voce così alta da rimbombare nei corridoi del Palazzo di Giustizia, e alternando italiano, francese e portoghese, tra le varie cose Antinori ha detto: «Dopo il processo capirete quanto è criminale questo Stato che toglie la libertà a una persona innocente, modificando le prove».
Per il ginecologo, che si è paragonato a Marco Pannella, dicendo di «fare come lui una battaglia per la scienza», ha aggiunto che le accuse mosse dalla Procura nei suoi confronti sono tutte «fantasie». Antinori ha anche protestato in quanto, dopo essere finito ai domiciliari, in carcere, poi ancora ai domiciliari, nei suoi confronti è stato disposto il divieto di dimora a Milano, tranne che per partecipare al processo, e a Roma, dove non può avvicinarsi alla ex moglie e alle figlie.
Le imputazioni
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I giudici, oltre ad aver accolto la richiesta dei pm Maura Ripamonti e Leonardo Nesti di riunire i due processi, hanno anche accolto le loro modifiche al capo di imputazione e con il quale alla fine si contesta ad Antinori la violenza privata e la rapina, in concorso con le segretarie e Marcianò, le lesioni come conseguenza di un altro delitto in relazione ai problemi post traumatici di cui soffre la giovane infermiera, ora parte civile, in seguito alla vicenda.
Il tribunale, nell’accogliere tali modifiche, ha ritenuto che si tratti di «contestazioni anomale suppletive» e nel dare i termini alle difese affinché possano presentare nuove richieste di prove o quant’altro, ha rinviato il dibattimento al prossimo 14 dicembre e ha fissato udienze fino a luglio.
Dichiarazioni spontanee
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Oltre al ginecologo e ai suoi tre collaboratori alla Clinica Matris di Milano, tra gli imputati c’è anche Gianni Carabetta, coinvolto, assieme al ginecologo, in un episodio di presunta estorsione nei confronti di una donna che si era sottoposta alla fecondazione assistita.
Il ginecologo, prima di lasciare l’aula, ha reso dichiarazioni spontanee mettendo in luce la sua carriera, e i suoi legali hanno annunciato che depositeranno una richiesta di revoca della misura cautelare del divieto di dimora a Milano.
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