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    “È COME SE LA NAZIONE BRITANNICA FOSSE IN GUERRA CON IL PROPRIO PASSATO” – ANTONIO RIELLO RACCONTA LA NUOVA NATIONAL PORTRAIT GALLERY DI LONDRA: “IL PROBLEMA GROSSO DI QUESTO PAESE È LA TOSSICA EREDITÀ DELL’IMPERO. E PER FARE I CONTI CON QUESTA CRISI IDENTITARIA IL DIRETTORE, NICHOLAS CULLINAN, HA DOVUTO REINVENTARE GLI SPAZI” – “SONO QUASI SCOMPARSI I RITRATTI DEGLI ARISTOCRATICI, DEI GENERALI E DEI MARESCIALLI. E' RIMASTO LO STRETTO INDISPENSABILE: IL DUCA DI WELLINGTON E QUALCHE MONARCA NON LI SI POTEVA PROPRIO BUTTAR VIA…”


     
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    Antonio Riello per Dagospia

     

    National Portrait Gallery

    St Martin's Place

    Londra WC2H 0HE

     

    SILENT RIELLO SILENT RIELLO

    Dopo una lunga pausa ritorna alla ribalta la National Portrait Gallery di Londra. Situata in prossimità della National Gallery, fin dalla sua apertura nel 1856, è un luogo per definizione dedicata al ritratto.

     

    La prima opera qui ospitata è stato il famosissimo volto di Shakespeare (di autore ancora ignoto) chiamato "the Chandos Portrait" dal nome di Lord Chandos, il proprietario iniziale del quadro. Nella dicitura ufficiale di questa istituzione è presente anche la parola National, che non è lì solo come una formalità.

     

    Infatti il suo compito principale è quello di offrire ai sudditi britannici una sorta di "Identità Nazionale" utilizzando i migliori talenti disponibili in fatto di Arti Visive. Dai tantissimi ritratti (circa 220.000, ovviamente quindi non tutti esposti), si dovrebbe essere in grado di distillare un'immagine condivisa e credibile della popolazione e della Cultura del Regno. Una specie di registro ISTAT socio-estetico-demografico (e aggiornato in continuazione, o quasi) fatto di quadri, sculture, video e fotografia.

     

    national portrait gallery 8 national portrait gallery 8

    In nessuna nazione Europea democratica è mai esistito un simile "elegante specchio del popolo" . Forse solo certi regimi fascisti o para-fascisti degli anni Trenta del Novecento hanno avuto delle strutture culturali paragonabili. Ma uno dei paradossi più straordinari della Gran Bretagna è proprio il coniugare una solida ed indomita democrazia ad un fiero (e altrettanto indomito) nazionalismo.

     

    ritratto di shakespeare alla national portrait gallery ritratto di shakespeare alla national portrait gallery

    E' difficile vedere in un paese non autocratico o dittatoriale così tante bandiere sventolare in pubblico. A dispetto delle convulsioni separatiste Scozzesi e delle note difficoltà che accompagnano le vicende dell'Ulster, la cosiddetta "Union Jack" rimane non solo iconica ma anche genuinamente popolare. Per capirci, qui si celebra pubblicamente la vittoria sugli Imperi Centrali nella Prima Guerra Mondiale (1918!) come se fosse successa solo pochi anni fa.

     

    Il problema grosso di questo paese, specialmente negli ultimi anni, è la tossica eredità dell'Impero, con il suo portato di sfruttamento coloniale, stragi, saccheggi, discriminazioni e razzismo. Oggi la Nazione Britannica è come se fosse in guerra con il proprio passato. Con la Storia e soprattutto con le discusse (e discutibili) glorie imperiali. Conflitto che ha anche dei risvolti semi-schizofrenici e che talvolta quasi si trasforma in atteggiamenti di potenziale "masochismo nazionale". Una questione che inevitabilmente coinvolge anche la Monarchia oltre che il sistema delle Università e i Musei: insomma, vista da dentro, tutta la struttura politica e culturale che rappresenta l'immagine della nazione.

     

    nicholas cullinan national portrait gallery nicholas cullinan national portrait gallery

    Con una spesa complessiva di circa 41 Milioni di Sterline la National Portrait Gallery è stata rinnovata in profondità. Non solo sono stati completati rilevanti lavori architettonici e urgenti aggiornamenti tecnologici ma è stato anche completamente ri-pensato tutto l'allestimento.

     

    Proprio per fare i conti con questa crisi identitaria tardo-post-Imperiale il Direttore, Nicholas Cullinan, ha dovuto re-inventare questi spazi espositivi. Tutto nuovo, tutto in linea con il rigetto dell'Impero e delle sue nefandezze. Adesso nella mostra permanente sono esposti circa 1.100 ritratti. Molti realizzati da artisti importanti del passato e del presente: John Singer Sargent, Lucien Freud, John Everett Millais, David Hockney, Steve McQueen, Sam Taylor-Jonhson, Michael Armitage. E molti altri ancora, l'elenco completo sarebbe lunghissimo.

     

    kate middleton con paul mccartney alla national portrait gallery kate middleton con paul mccartney alla national portrait gallery

    Sono quasi scomparsi i ritratti degli aristocratici dei generali e dei marescialli che affollavano le sale della versione precedente. E' rimasto lo stretto indispensabile: il Duca di Wellington e qualche monarca non li si poteva proprio buttar via.

     

    Adesso tutte le possibili componenti della società Britannica sono finalmente presenti in forze. I grandi personaggi che hanno fatto grande la nazione: inventori, medici e scienziati per cominciare. Ma pure donne e uomini dalla vita semplice ed ordinaria. E anche (e soprattutto) le più improbabili e svariate minoranze: assolutamente tutte quelle etniche/religiose e comunque anche le tante legate alle varie questioni di gender e di body shaming. Credo che come minoranze manchino all'appello solo gli uomini calvi e i fumatori irriducibili.

     

    john lennon fotografato da paul mccartney national portrait gallery londra john lennon fotografato da paul mccartney national portrait gallery londra

    Un posto d'onore, in questa piccola rivoluzione museale, ce l'ha un bellissimo ritratto fatto nel 1776 dal grande pittore Joshua Reynolds. Il soggetto è Omai, il primo Polinesiano arrivato sul suolo Britannico al seguito delle spedizioni nel Pacifico di James Cook. L'opera è stata appena acquistata dalla GPN, con l'aiuto del fondo Getty, per circa 50 milioni di Sterline. Assai ben evidenziata, giustamente, anche l'opera di Benjamin Robert Haydon "The Anti-Slavery Society Convention" (1841).

     

    tracey emin national portrait gallery tracey emin national portrait gallery

    E' stato inoltre creato un nuovo ingresso i cui 3 portali sono composti da 45 ritratti "al femminile" in bronzo fatti da Tracey Emin. Sono stati pensati in contrapposizione alle figure maschili preesistenti che decorano la facciata in pietra. Tra il pubblico Londinese c'è chi considera questo ingresso una versione locale e attualizzata della celeberrime formelle del Ghiberti (quelle che decorano la porta Nord del Battistero di Firenze). Forse il paragone è un po' troppo generoso. Quel che è certo è che qui Tracey Emin è attualmente l'artista più amata e popolare, quasi un'eroina nazionale.

     

    yevonde alla national portrait gallery 4 yevonde alla national portrait gallery 4

    Una serie di fotografie scattate personalmente (o su sua richiesta) da Sir Paul McCartney nei favolosi anni 1963/64 rappresenta la prima delle mostre temporanea in corso. Una piacevole acrobazia all'Inglese dove tradizione (iI Beatles in fatto di tradizione ormai sono sullo stesso piano della Regina Vittoria) e modernità (segnata da ansia e disincanto) cercano un punto di equilibrio. Comunque un'esperienza fascinosissima di para-archeologia per chiunque abbia dai cinquanta anni in su.

     

    L'altra mostra temporanea parallela esibisce invece l'opera fotografica di Yevonde (Yevonde Middleton 1893-1975),  una fotografa degli anni '30 che fu pioniera dell'uso del colore nei servizi di moda. Tra le celebrità che fotografò: Viveian Leigh, Joan Maude, Dorothy Gisborne. Una bella mostra sul glamour del cromo-retro' e sulla creatività femminile (Yevonde era anche un attivista politica impegnata per i diritti delle donne).

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    La riapertura della Galleria ha avuto una ottima accoglienza. Il 20 Giugno la Principessa del Galles, in piena forma, ha presenziato alla cerimonia inaugurale. I critici del Financial Times, del Guardian e del Sunday Times ne hanno parlato con molto entusiasmo e questo al momento sembra il parere anche di molti visitatori. La NPG è, e rimane, un ottimo osservatorio per capire da vicino dove sta faticosamente andando la Gran Bretagna.

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