Simone Di Meo per Dagospia
Una delle più grandi sconfitte di Luigi de Magistris è la Galleria Umberto I dove nel luglio di due anni fa un pezzo di cornicione uccise il povero Sasà Giordano, 14 anni appena.
GALLERIA UMBERTO A NAPOLI
La struttura che giganteggia a pochi metri dal Comune e dal Teatro San Carlo, da che ne era il salotto buono, è diventata la latrina della città. Sotto le impalcature trovano ospitalità drogati e barboni (vedi foto) accampati con coperte di fortuna e cuscini fatti con cartoni e sacchi della spazzatura. Un po' più in là, si organizzano interminabili partite di pallone sullo splendido marmo policromo insozzato di ogni genere di sporcizia e dei bisogni degli sfortunati ospiti.
Di sera è terra di nessuno. Pochi giorni prima di Capodanno, una gang di giovanissimi balordi ha distrutto nell'indifferenza della polizia municipale l'albero di Natale che un commerciante ogni anno addobba a sue spese. Al mattino, quando i negozianti alzano la saracinesca devono armarsi di ramazza e secchio d'acqua per rendere almeno presentabile qualche metro quadrato davanti alla bottega. Bottiglie di vino vuote, resti di cibo e monnezza sono ovunque. E nessuno che da Palazzo San Giacomo faccia o dica qualcosa.
GALLERIA UMBERTO A NAPOLI
Le colpe di Giggino però si fermano qua. Perché lo storico edificio, costruito nel 1890, è in coma da un pezzo. I (tanti) soldi spesi per la valorizzazione e il restauro hanno lasciato ben poco segno, al netto di quelli che si stanno bruciando ora. Nel 2001, il sindaco Rosa Russo Iervolino stanzia 164 milioni di lire per la manutenzione del sito. Chi l'ha vista, quest'opera, è bravo tant'è che nel 2005 è addirittura la Soprintendenza dei beni storici a denunciare: «Già da diversi anni, la Galleria Umberto I presenta evidenti problematiche... quali: degrado delle coperture vetrate e dei camminamenti pubblici in marmi, uso improprio degli spazi comunali... a tutt'oggi, purtroppo, la situazione non mostra alcun miglioramento».
GALLERIA UMBERTO A NAPOLI
Nel 2007, l'Ente municipale sborsa un paio di milioncini di euro per la sostituzione dei vetri della cupola e dell'intera copertura oltre che per altri interventi minori. A vincere il bando è un'Ati di cui fa parte un imprenditore di Giugliano in Campania che di lì a poco finirà nell'inchiesta sugli appalti del G8. È l'uomo che presta (a usura) 100mila euro al costruttore che rideva del terremoto, Vincenzo De Vivo Piscicelli, e che da questi viene così descritto in una telefonata intercettata: «Son quella gente che è meglio che ci stai lontano... se si sgarra, è la fine».
Manco a dirlo, il risultato è tutt'altro che un capolavoro. Nel 2015, la giunta arancione è costretta ad approvare un nuovo appalto per la «messa in sicurezza dell'apparato decorativo metallico della cupola e degli arconi della copertura vetrata» per 310mila euro perché ogni tanto viene giù qualche pezzo. Finanziamenti che vanno aggiunti ai precedenti 350mila poco prima stanziati per rifare le facciate della Galleria pochi giorni dopo la tragedia di Sasà. A beneficiarne in ambo i casi è sempre la stessa ditta che opera in regime di somma urgenza.
GALLERIA UMBERTO A NAPOLI
Ancora oggi, la Galleria è impacchettata più per scongiurare nuovi incidenti che per effettivi interventi di restyling che pure proseguono al rallentatore. È da due anni che la situazione va avanti così, e chissà quanto altro tempo ci vorrà ancora. Frattempo, la Procura ha aperto un fascicolo sulle modalità di affidamento dei lavori per somma urgenza e il consiglio comunale ha deciso l'istituzione di una commissione d'inchiesta sui costi sostenuti dall'Amministrazione, anche dopo le continue denunce del Comitato dei residenti.
GALLERIA UMBERTO A NAPOLI
I commercianti stanno invece valutando l'idea di una class action contro Palazzo San Giacomo per chiedere i danni.
GALLERIA UMBERTO A NAPOLI
A proposito: dopo che ci ha messo mano l'amico di De Vivo Piscicelli, in Galleria ha iniziato a piovere. Non era mai successo prima. La copertura di vetro fa acqua da tutte le parti. Come certa politica.