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    SIGNORINI ALL'OPERA – DOPO L'ALLESTIMENTO DELLA 'TURANDOT', APPLAUSI A SCENA APERTA A TORRE DEL LAGO PER LA PRIMA DELLA "BOHÈME". E ORA IL DIRETTORE DI "CHI" SOGNA DI CAMBIARE MESTIERE: "VORREI DEDICARMI ALL'OPERA ANCHE A COSTO DI RINUNCIARE A UN PO' DI TV. E SE GRAZIE ALLA MIA NOTORIETA’ SI AVVICINERÀ UN NUOVO PUBBLICO, SARÒ SOLO CONTENTO" - VIDEO


     
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    Enrico Parola per il Corriere della Sera

     

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    Non entra avvolta nello scialle, avanza da spigliata ventenne e non si trascina come una malata cronica, è lei e non Rodolfo a spegnere il lume, porgendogli non casualmente la sua «gelida manina». Così si presenta Mimì nella «Bohème» firmata da Alfonso Signorini per il Festival Pucciniano che ha debuttato a Torre del Lago venerdì.

     

    Applausi entusiastici per tutti: il direttore Alberto Veronesi (già volato al Festival di Savonlinna per concertare «Tosca» e «Turandot» in due allestimenti creati a Torre del Lago), i protagonisti Elena Mosuc e Francesco Demuro e la regia «impressionista» di Signorini.

     

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    «Murger nel suo romanzo e Puccini con la sua musica raccontano la Parigi che fu degli impressionisti, partire da loro mi è sembrata la prospettiva più naturale - racconta -. Per la Barriera d' Enfer del terzo quadro ho chiesto di dipingere la scena come "La Gare Saint-Lazare" di Monet, il vestito di Musetta, rosso con la serpe che l' avvolge tutta fino a morderle il seno, è preso da un manifesto di Toulouse-Lautrec: citazioni palesi, non voglio essere originale ma fedele all' originale perché la sfida è parlare al presente seguendo il dettato dell' autore, troppo facile colpire facendo morire Mimì di Aids».

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    Per commuovere, Signorini ha lavorato invece sulla partitura: «Conosco la musica: ho studiato pianoforte al Conservatorio. Nel primo incontro dei due giovani c' è una citazione quasi integrale del tema della seduzione di "Manon Lescaut", senza contare che Mimì è andata a convivere col viscontino sapendo bene il significato che aveva a quel tempo una simile scelta: non è una figura angelicata ma è una donna vera, consapevole della sua femminilità. E non tengo Mimì inchiodata al letto per tutta l' ultima scena: quando vuol confessare a Rodolfo una cosa "sola, ma grande come il mare" la musica evoca proprio un moto ondoso; lì Mimì, facendo faticosamente leva sulla ringhiera del letto, si alza, per morire abbandonandosi tra le braccia dell' amato».

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    Dopo il debutto dello scorso anno con «Turandot» sempre al Festival Pucciniano («dove ho imparato il mestiere, capendo tante cose sui cantanti e sui riti della lirica») il felice ritorno a Torre del Lago apre a Signorini nuovi scenari: «La lirica è un mondo meraviglioso, vorrei dedicarmi all' opera anche a costo di rinunciare a un po' di televisione: sto definendo alcuni progetti futuri. E se il fatto di essere noto grazie alla televisione avvicinerà un nuovo pubblico, sarò solo contento».

     

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