Paolo Baroni e Carlo Bertini per “la Stampa”
conte ilva
La situazione dell' Ilva sta rapidamente precipitando. ArcelorMittal ha deciso di spegnere progressivamente tutti gli altiforni e avanti di questo passo, di qui a gennaio, l' ex Ilva è destinata a morire. Per i 10.700 dipendenti di Taranto, Genova e Novi Ligure si profila il baratro.
Ma il governo non ci sta ed apre ufficialmente lo scontro legale dando mandato ai commissari straordinari di presentare oggi al Tribunale di Milano un ricorso cautelare urgente per bloccare l' istanza di recesso di Mittal e lo spegnimento degli impianti.
arcelor mittal
Il timing delle fermate Ieri mattina l' ad di ArcelorMittal Italia Lucia Morselli, smentendo le notizie fatte filtrare dal governatore Emiliano, ha comunicato ai sindacati tarantini il piano delle fermate degli impianti.
Per primo, il 12 dicembre verrà fermato l' Altoforno 2, da mesi al centro di un contenzioso tra Tribunale di Taranto ed i commissari straordinari cui l' impianto è affidato (e sul quale per questo pende una nuova richiesta di sequestro che potrebbe scattare non a caso il 13 dicembre). Afo4 verrà invece fermato il 30 dicembre, mentre Afo1 verrà spento entro metà gennaio. Poi, tra il 26 ed il 28 novembre verrà chiuso il treno nastri 2 «per mancanza di ordini». Ed infine, una volta fermi tutti e tre gli altiforni, Arcelor prevede la fermata di agglomerato, cokerie e centrale termoelettrica.
arcelor mittal
«La situazione precipita» L' annuncio dello stop è stato dato quasi in contemporanea dai sindacati e dagli industriali tarantini che ieri pomeriggio erano al Mise per parlare della crisi. «Ci arrivano notizie di disimpegno e di avvio celere dello spegnimento, cosa che per quanto ci riguarda non può e non deve essere assolutamente fatto», ha dichiarato il presidente di Confindustria Taranto, Antonio Marinaro. «Se ancora non fosse chiaro, la situazione sta precipitando in un quadro sempre più drammatico che non consente ulteriori tatticismi della politica», ha confermato a sua volta Marco Bentivogli della Fim. E da lì in poi è stato un fiume di dichiarazioni. Furlan (Cisl): «Lo spegnimento sarebbe una sciagura». Barbagallo (Uil): «No al funerale Taranto, serve continuità produttiva». Landini (Cgil): «No a esuberi. Arcelor deve rispettare l' accordo firmato».
giuseppe conte contratto ilva
Il pressing del Pd su Conte Per il Pd il danno di immagine è devastante, l' incertezza è massima e foriera solo di guai, specie in vista di elezioni ad alto rischio come quelle emiliane di gennaio. Dove il governo potrebbe arrivare sul banco degli imputati. Per questo il vice di Zingaretti, Andrea Orlando, fa la voce grossa. «Il governo deve impedire lo spegnimento degli impianti di Ilva.
Un tentativo di Mittal di distruggere la capacità produttiva dello stabilimento per rafforzare la propria posizione di mercato eliminando quote di produzione. È un attacco al Paese». Un modo per accendere i riflettori sul fatto che l' azienda sta facendo una cosa che va oltre l' annuncio di volersene andare. Perché «spegnere gli impianti significa distruggerli, per riaccenderli ci vogliono mesi e mesi e centinaia di migliaia di euro», spiega un dirigente Dem. «Dunque si può chiedere l' intervento della magistratura con una procedura d' urgenza che li obblighi a mantenere gli impianti accesi.
ARCELOR MITTAL
Se il giudice gli dà il permesso magari possono andarsene, ma non distruggere un asset».
La convinzione del Pd comunque è che gli indiani vogliano mollare in ogni caso. «È stata una stupidaggine votare l' emendamento Lezzi che toglieva lo scudo, perché gli è stato offerto un pretesto, ma ora è inutile rimetterlo». Mentre Conte e Patuanelli tengono in serbo questa carta se Mittal dovesse ritornare a trattare. Tra le ipotesi anche il rafforzamento dei poteri dei tre commissari o la nomina di un commissario ad acta per tutelare l' integrità dei beni aziendali.
andrea orlando
Fiom, Fim e Uilm avvertono che «lo spegnimento programmato degli impianti potrebbe compromettere il futuro ambientale e occupazionale» dell' ex Ilva. Oggi faranno un presidio sotto le finestre del Mise, dove è in agenda l' incontro con l' azienda e il ministro per discutere i destini dei 10.700 dipendenti presi in carico da Arcelor. E sono pronti a nuove azioni di lotta.
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