Pubblichiamo un articolo che il direttore Vittorio Feltri ha scritto negli anni Ottanta sull' obesità e sulla mania delle cure dimagranti. Un' ulteriore testimonianza di come, in questi 30 anni, nel nostro Paese nulla sia cambiato anche in fatto di diete alimentari.
Leggere per credere.
Articolo di Vittorio Feltri pubblicato da “Libero quotidiano”
VITTORIO FELTRI MANGIA
Parecchi lettori, dopo le precedenti puntate sulla questione della ciccia, mi hanno telefonato ponendomi dei quesiti specifici: quanti sono gli italiani che pesano troppo? Oppure: qual è la soglia dell' obesità, un quintale?
Mi hanno preso per un esperto. O per un panzone, che per molti, probabilmente, è la stessa cosa, persuasi che solamente la gallina abbia i titoli per accertare che l' uovo sia marcio.
Scusate se mi cito, un po' me ne vergogno, ma sono magrissimo, genere Biafra.
Però ho consultato degli esperti veri e mi hanno assicurato che la magrezza - addio, illusioni - non è affatto garanzia di buona salute. Ci sono personcine filiformi che hanno la pressione arteriosa a 200, il colesterolo a 500 e i trigliceridi a 600. Scoppiano in malattia.
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Come mai? I motivi possono essere numerosi, anzitutto una dieta errata. È provato che su alcuni individui gli eccessi a tavola non si ripercuotono sul volume della pancia, bensì rendono il sangue vischioso, ricco di grassi: l' ideale per l' infarto, la trombosi, l' ictus cerebrale. I medesimi esperti hanno altresì ammesso che nel nostro Paese, e pure in altri considerati, a torto o ragione, più evoluti, non esistono statistiche attendibili sulla percentuale di obesi in rapporto alla popolazione.
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Perché, è presto detto: nei moduli del censimento non è ancora stata inserita la voce: «Quanto pesi?»; inoltre, la Saub o le Usl non provvedono a catalogare gli assistiti secondo la stazza. Tuttavia, a spanne, si può azzardare che il 30 per cento della gente abbia polpa in avanzo.
Il dato ha un supporto non trascurabile: i consumi alimentari, in 35 anni, sono aumentati di quattro volte. Poiché in pari tempo il numero degli italiani non si è neppure raddoppiato, si deduce che la cospicua parte di cibo non destinata a bocche nuove finisca in quelle vecchie e, di conseguenza, si trasformi in lardo.
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L'IPERNUTRIZIONE Saranno forse conteggi un po' aleatori, ciononostante servono quantomeno a dimostrare, qualora ve ne fosse bisogno, che l' ipernutrizione non è un' ubbia del Censis, ma un allarmante fenomeno nazionale.
In quanto poi all' altra domanda: qual è la soglia dell' obesità? Si potrebbe rispondere consultando una delle copiose tabelle stilate con cura da alcuni studiosi. Per esempio quella che indica l' altezza come miglior parametro. Ossia, se una persona è alta 1,70 dovrebbe pesare all' incirca 60 chilogrammi, cioè dieci di meno rispetto ai centimetri eccedenti il metro. Questo per i maschi. Per le donne si tollera un paio di chili in più, questione di cavalleria.
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Ma è il caso di scomodare la matematica? O non è sufficiente darsi un' occhiata allo specchio per verificare se la trippa deborda? Attenzione, nelle valutazioni è necessario essere verso se stessi né troppo benevoli, né troppo critici; e non scordare che il problema non è esclusivamente estetico, come sembra pensare la maggior parte dei cittadini di ambo i sessi, stando almeno all' andamento dell' industria dell' abbigliamento.
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Nel 1985, infatti, mentre l' economia in complesso ha registrato incrementi inferiori al 10 per cento, il fatturato della sola moda maschile ha fatto un balzo del 14,7 per cento, arrivando alla quota primato di 9.500 miliardi. È evidente, insomma, che, più di ogni altra cosa, all' uomo contemporaneo preme la bella presenza. Nessuno mette in dubbio che sia importante, tuttavia non dimentichiamo che oltre alla carrozzeria, c' è il motore. E va tenuto da conto, altrimenti si guasta e le riparazioni non sempre sono facili.
Come si tutela la "meccanica" del corpo? Negli ultimi anni, mezzo mondo ha scoperto trionfalmente che il carburante più idoneo per la macchina umana è il cibo semplice e genuino: in due parole, dieta mediterranea, di cui in questi articoli ci siamo già occupati, sottolineandone l' efficacia, non per spirito patriottico, ma per fedeltà all' informazione scientifica.
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Se però non vi sono dubbi che spaghetti, verdure e pane non ingrassano, né intasano vene e arterie con sostanze nocive(sono, cioè, quanto di meglio per star bene sia "fuori" sia "dentro"), vi sono molti alimenti dannosi nei menù di svariate metropoli.
Perché ormai, dopo lustri di abitudine alla cucina basata sulla carne fresca o insaccata e sulla abbondanza di condimenti animali, il mercato si è adeguato. Nei negozi si offrono prevalentemente prodotti adatti a una rapida elaborazione culinaria: la classica fettina, i salumi affettati e quant' altro - magari in scatola - si presti ad andare subito in tavola.
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ALIMENTI INTEGRALI Quasi tutto ciò che si espone al pubblico è raffinato: dallo zucchero al sale, dalla patata al riso, dal pane all' olio. E il consumatore, perfino colui che ha intuito la necessità di nutrirsi in modo naturale, viene scoraggiato: è vero che esiste in commercio una gamma relativamente vasta di alimenti integrali, e recentemente sono comparsi anche negli scaffali dei supermarket, ma i prezzi sono da gioielleria, alla portata di stipendi non comuni.
I maccheroni con le fibre sono più cari di quelli senza, costano il doppio, tanto per fare un esempio.
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Ma la farina grezza non è quotata meno di quella "ripulita"? E allora, se la materia prima è più economica, non dovrebbe esserlo anche quella finita? Sarebbe come se l' Alfa Romeo pretendesse per un' auto non verniciata più soldi di quanti se ne devono sborsare per una luccicante.
Eppure l' assurdità (apparente) una ragione ce l' ha e va ricercata nella fisiologia della compravendita: la domanda di prodotti integrali è ancora troppo bassa per giustificare un capillare e rifornito circuito distributivo, senza il quale, però, non è possibile ridurre i listini.
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La marce rara, benché di scarso valore, è obbligatoriamente cara.
Qualcosa, però, si sta muovendo. I vegetariani - ovvero gli estremisti del desco - non sono più una esigua minoranza filorientale, composta da santoni e seguaci, ma abbondano in ogni classe sociale.
Parecchi individui hanno detto basta alla grigliata mista per ragioni ecologiche: non è giusto, sostengono, che si facciano stragi di animali per soddisfare la gola profonda; e non è civile incrementare la macellazione, gli allevamenti in batteria, i trasporti di maiali, bovini e cavalli stipati su camion, sotto il sole o al freddo, per giorni e giorni senza mangime, foraggio né acqua. Crudeltà inutili esercitate quotidianamente tra la generale indifferenza.
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Gli erbivori, come già dieci anni fa aveva anticipato il professor Carlo Sirtori al congresso di Grosseto sul cibo verde, sono meno esposti sia alla pinguedine sia alle malattie, specialmente al cancro dell' intestino. E in ogni caso sono in buona compagnia: Leonardo Da Vinci, Einstein, Tolstoj e Shaw, per non parlare di Gandhi e di Schweitzer, erano assolutamente vegetariani.
VEGETARIANI La "dieta esangue", che un tempo era al bando in quanto ritenuta carente di proteine, è stata rivalutata anche nello sport: hanno scoperto che i famosi e imbattibili maratoneti etiopi o non masticano carne, o ne masticano pochissima. Perché dalle loro parti non ce n' è. Ma ciò non toglie che siano al mondo i più resistenti alla fatica.
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La teoria che "le bistecche facciano l' atleta" è così miseramente caduta. E questo ha contribuito a rendere popolare l' insalata in ogni ambiente, compreso quello delle indossatrici che, per mantenere la linea senza farsi venire i crampi allo stomaco per i digiuni, cominciano a convertirsi ai piatti definiti poveri.
Ai quali, presto, dovranno aggiungere gli spaghetti poiché - e lo dice Ottavio Missoni - dal capriccioso mondo della moda arrivano segnali strani: il pubblico, forse sollecitato dall' indomabile lievito maschilista, non gradisce più le donne ossute tanto care alle riviste femminili; preferisce qualche rotondità.
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Un po' di misura è necessaria.
Va bene la magrezza, ma non esageriamo. In fondo, mangiare è un piacere, e nella vita qualcosa bisogna concedersi. Anche chi campa di rinunce non è eterno, e morire sani non è una gran consolazione.
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