ATTENTI AL LAPO! - IL RAMPOLLO ELKANN LANCIA LA FELPA TARGATA FIAT: OTTIMA QUANDO SEI COSTRETTO A FARE IL MECCANICO DELLA TUA PUNTO IN PANNE.
Daniela Fedi per Il Giornale
Reportage di Umberto Pizzi alla Galleria Colonna, Roma, per una passerella nel negozio di abbigliamento Jam (Lapo è democratico, va dappertutto.)
Per far gli spiritosi sulla prima felpa targata Fiat si poteva anche scrivere «Attenti al Lapo» prendendo bonariamente in giro il travolgente successo di critica e pubblico del ventiseienne figlio di Margherita Agnelli, Lapo Elkann. Invece sul nuovo oggetto del desiderio che stasera verrà presentato a Milano con una festa a numero chiuso (400 invitati in tutto, location top secret) e che dal 2004 sarà distribuito in appena 999 esemplari sul mercato europeo al prezzo di 217 euro l'uno, compare il marchio della Fabbrica Italiana Automobili Torino nell'elegante versione rétro degli anni Venti con un patriottico tricolore in bella vista. II perché è presto detto e si può raccontare con una bella favola.
C'era una volta un ragazzo di Padova, Alberto Bresci, che studiava alla European Business School di Londra (vigneto doc del management più blasonato che ci sia in Europa) insieme con altri cinque rampolli di buona famiglia Alberto divideva l'appartamento con Lapo Elkann che un giorno ebbe la felice idea di regalargli una vecchia camicia di jeans, lisa quanto basta e superbamente chic come tutto ciò che esce dal guardaroba degli Agnelli.
Finiti gli studi, Lapo parte per gli Stati Uniti mentre gli altri sei decidono di mettersi in società e lanciare Hydrogen, una linea di sportswear d'alta gamma che in un anno di vita conquista i negozi di abbigliamento più raffinati che ci siano: Biffi a Milano, Ratti a Pesaro, SanCarlo a Torino, tanto per citare qualche nome. «L'idea - racconta Bresci - era fare massimo otto pezzi per collezione, tutti limited edition e con lo stesso sapore della camicia di Lapo che ancora oggi è la mia preferita».
Nascono così le felpe legate al mondo della musica e in particolare al genere chill out dei vari Buddah Bar europei, poi quelle collegate alle città che ospitano le varie settimane della moda (San Paolo, Milano, Parigi, Londra e New York): niente di speciale come stile, ma visto che di ogni modello esistono in tutto 500 esemplari scatta immancabile l'alchimia del desiderio. Infatti lo scorso maggio Bresci alle regate Zegna di Portofino incontra il suo ex compagno di scuola. «Bella la tua felpa» dice Lapo che oltre a ricevere in regalo l'oggetto si sente fare una confessione dall'amico: «Se devo scegliere un marchio italiano, sceglierei Fiat».
Detto fatto i due si accordano per una visita nel Centro Studi Fiat dove uno trova l'immagine di una gara automobilistica avvenuta negli anni Venti a Los Angeles in cui tutti i corridori indossano un modello del tutto identico a quello che aveva in testa, mentre all'altro viene in mente una brillante operazione d'immagine. «La Fiat non intende mettere un piede nella moda - spiega il giovane Elkann, responsabile del marketing operativo sul brand dell'azienda - però c'interessa avvicinare sempre più gente. Per questo ci fa molto piacere che Hydrogen abbia scelto noi: è un marchio di tendenza, rivolto, al pubblico tra 18 e 35 anni d'età, il target ideale. Inoltre si tratta di un prodotto made in Italy e sottolineare l'italianità di Fiat è importante».
Inevitabile parlare dello stile inimitabile anche se imitatissimo dell'Avvocato. «Non mi sembra opportuno parlare di mio nonno in questo contesto» taglia corto Lapo preferendo sottolineare con distratta eleganza lo stile vintage del modello e il fatto che ha i tipici colori (blu con la scritta color crema oppure bianco con la scritta blu) delle macchine Fiat. «Le venderanno come i panini» dicono gli addetti ai lavori della moda citando il successo della linea Pzero di Pirelli (giro d'affari un miliardo di vecchie lire all'anno) e i recenti matrimoni tra moda e motori. L'ultimo della serie? Le Puma targate Mini e le scarpe della Micheline.
Dagospia 17 Dicembre 2003
Reportage di Umberto Pizzi alla Galleria Colonna, Roma, per una passerella nel negozio di abbigliamento Jam (Lapo è democratico, va dappertutto.)
Per far gli spiritosi sulla prima felpa targata Fiat si poteva anche scrivere «Attenti al Lapo» prendendo bonariamente in giro il travolgente successo di critica e pubblico del ventiseienne figlio di Margherita Agnelli, Lapo Elkann. Invece sul nuovo oggetto del desiderio che stasera verrà presentato a Milano con una festa a numero chiuso (400 invitati in tutto, location top secret) e che dal 2004 sarà distribuito in appena 999 esemplari sul mercato europeo al prezzo di 217 euro l'uno, compare il marchio della Fabbrica Italiana Automobili Torino nell'elegante versione rétro degli anni Venti con un patriottico tricolore in bella vista. II perché è presto detto e si può raccontare con una bella favola.
C'era una volta un ragazzo di Padova, Alberto Bresci, che studiava alla European Business School di Londra (vigneto doc del management più blasonato che ci sia in Europa) insieme con altri cinque rampolli di buona famiglia Alberto divideva l'appartamento con Lapo Elkann che un giorno ebbe la felice idea di regalargli una vecchia camicia di jeans, lisa quanto basta e superbamente chic come tutto ciò che esce dal guardaroba degli Agnelli.
Finiti gli studi, Lapo parte per gli Stati Uniti mentre gli altri sei decidono di mettersi in società e lanciare Hydrogen, una linea di sportswear d'alta gamma che in un anno di vita conquista i negozi di abbigliamento più raffinati che ci siano: Biffi a Milano, Ratti a Pesaro, SanCarlo a Torino, tanto per citare qualche nome. «L'idea - racconta Bresci - era fare massimo otto pezzi per collezione, tutti limited edition e con lo stesso sapore della camicia di Lapo che ancora oggi è la mia preferita».
Nascono così le felpe legate al mondo della musica e in particolare al genere chill out dei vari Buddah Bar europei, poi quelle collegate alle città che ospitano le varie settimane della moda (San Paolo, Milano, Parigi, Londra e New York): niente di speciale come stile, ma visto che di ogni modello esistono in tutto 500 esemplari scatta immancabile l'alchimia del desiderio. Infatti lo scorso maggio Bresci alle regate Zegna di Portofino incontra il suo ex compagno di scuola. «Bella la tua felpa» dice Lapo che oltre a ricevere in regalo l'oggetto si sente fare una confessione dall'amico: «Se devo scegliere un marchio italiano, sceglierei Fiat».
Detto fatto i due si accordano per una visita nel Centro Studi Fiat dove uno trova l'immagine di una gara automobilistica avvenuta negli anni Venti a Los Angeles in cui tutti i corridori indossano un modello del tutto identico a quello che aveva in testa, mentre all'altro viene in mente una brillante operazione d'immagine. «La Fiat non intende mettere un piede nella moda - spiega il giovane Elkann, responsabile del marketing operativo sul brand dell'azienda - però c'interessa avvicinare sempre più gente. Per questo ci fa molto piacere che Hydrogen abbia scelto noi: è un marchio di tendenza, rivolto, al pubblico tra 18 e 35 anni d'età, il target ideale. Inoltre si tratta di un prodotto made in Italy e sottolineare l'italianità di Fiat è importante».
Inevitabile parlare dello stile inimitabile anche se imitatissimo dell'Avvocato. «Non mi sembra opportuno parlare di mio nonno in questo contesto» taglia corto Lapo preferendo sottolineare con distratta eleganza lo stile vintage del modello e il fatto che ha i tipici colori (blu con la scritta color crema oppure bianco con la scritta blu) delle macchine Fiat. «Le venderanno come i panini» dicono gli addetti ai lavori della moda citando il successo della linea Pzero di Pirelli (giro d'affari un miliardo di vecchie lire all'anno) e i recenti matrimoni tra moda e motori. L'ultimo della serie? Le Puma targate Mini e le scarpe della Micheline.
Dagospia 17 Dicembre 2003