SIAE NEW TREND - BASTA COLL'ANTICO ITALICO E OBSOLETO NEPOTISMO: IL CONSIGLIERE DI AMMINISTRAZIONE DIEGO CUGIA LANCIA LA NOVITA' DELL'ANNO, IL "CUGINISMO" (CHISSA' COSA DIREBBE IL RIBELLE JACK FOLLA.)
Riceviamo e pubblichiamo:
Caro Direttore,
ho letto sul tuo sito la seguente "notizia":
"Alla Siae e in alcuni ambienti istituzionali ci si chiede se il consigliere di amministrazione della Siae, nonché autore del celebre Jack Folla, Diego Cugia di Sant'Orsola e l'Executive Director della Lehman Brothers International Terenzio Cugia di Sant'Orsola siano solo omonimi o invece parenti."
Sono lieto di dare pronta risposta: non solo io e Terry siamo omonimi, non solo siamo parenti, ma siamo addirittura cugini di primo grado, ci stimiamo e ci vogliamo un gran bene. Ma era questa la notizia? No, la notizia va completata, altrimenti sembra un messaggio cifrato, indirizzato a me solo, e non può interessare a nessuno, tantomeno a un sito come Dagospia, sempre informatissimo e attento alla completezza dell'informazione.
Recentemente la Siae ha investito in prodotti finanziari di varie banche, come nel passato, dopo aver fatto un'indagine presso vari istituti. Io ero uno dei due consiglieri delegati dal CdA (l'altro è un consigliere di nomina governativa, Giuseppe Afeltra). Il nome della Lehman l'ho fatto io, pubblicamente, in una seduta del consiglio.
Lehman Brothers è una banca d'affari che struttura direttamente i propri prodotti finanziari, che poi "gira" ad altri istituti di credito minori dai quali la Siae si serviva. Perché, quindi, pagare una doppia commissione? E perché non affidarsi, per i propri delicati investimenti, anche, -anzi- soprattutto, a grandi banche d'affari internazionali, invece che a piccoli istituti di credito, o addirittura, come era stato fatto nel recente passato, a sportelli bancari di piccole città, e non alle case madri?
Perché non evitare, ove possibile, le telefonatine di "raccomandazione" di questo o quello? Non sarebbe stato più produttivo e anche più trasparente? Nella stessa seduta (i verbali sono agli atti) ho io stesso fatto il nome di mio cugino, per cui la vicenda non è certo un segreto per la Siae, né per i consiglieri, né per i corridoi.
Lehman Brothers ha inviato, come dodici altri istituti, le proprie proposte d'investimento, che sono risultate fra le migliori, insieme a quelle di altri quattro o cinque istituti di credito, italiani e internazionali. Il verbale, firmato dal sottoscritto, dal responsabile della divisione finanziaria della Siae, e dal consigliere di nomina governativa Giuseppe Afeltra, è stato poi portato all'approvazione del CdA che, dopo aver esaminato attentamente tutte le proposte inviate, comprese quelle scartate, l'ha votato all'unanimità. Questa, caro Direttore, è la notizia completa. Un caro saluto
Diego Cugia
RISPOSTA DI DAGOSPIA
Diego Cugia e la SIAE inaugurano un nuovo fenomeno: non l'antico, italico "nepotismo" ma il più moderno "cuginismo". E questo a Dagospia - sempre attento alle tendenze up-to-date - poteva bastare.
Visto però che Cugia si addentra - non richiesto - in tortuose spiegazioni para-finanziarie (ma a che titolo di competenze un autorevole autore radio-tv si occupa di finanza in un ente pubblico?) e visto che - come diceva l'immortale Principe De Curtis - "cà nesciuno è fesso", a questo punto ci interessa sapere:
a) quali sono stati i tassi/rendimenti proposti dalle varie istituzioni finanziarie interpellate;
b) se sono state coinvolte anche banche extra UE e, se sì, se ciò sia stato autorizzato dall'Organo di Vigilanza;
c) quale è stata la dimensione dell'investimento effettuato per rendimenti e per scadenze;
se è stata pagata una provvigione a terzi.
Da ultimo, una considerazione, caro Cugia: in un paese dove non c'è più il conflitto di interessi, ma solo gli interessi dello Stato Catodico di Berlusconia, la forma si trasmuta inevitabilmente in sostanza, essendo atti di un ente pubblico, per quanto anomalo come la SIAE.
Insomma, non c'è nulla da obiettare se un consigliere di amministrazione propone di investire in un diverso istituto di credito. Ma ci sembra - formalmente - inopportuno se si fa il nome di una banca d'affari il cui l'Executive Director è il proprio amato cugino.
Dagospia 17 Aprile 2004
Caro Direttore,
ho letto sul tuo sito la seguente "notizia":
"Alla Siae e in alcuni ambienti istituzionali ci si chiede se il consigliere di amministrazione della Siae, nonché autore del celebre Jack Folla, Diego Cugia di Sant'Orsola e l'Executive Director della Lehman Brothers International Terenzio Cugia di Sant'Orsola siano solo omonimi o invece parenti."
Sono lieto di dare pronta risposta: non solo io e Terry siamo omonimi, non solo siamo parenti, ma siamo addirittura cugini di primo grado, ci stimiamo e ci vogliamo un gran bene. Ma era questa la notizia? No, la notizia va completata, altrimenti sembra un messaggio cifrato, indirizzato a me solo, e non può interessare a nessuno, tantomeno a un sito come Dagospia, sempre informatissimo e attento alla completezza dell'informazione.
Recentemente la Siae ha investito in prodotti finanziari di varie banche, come nel passato, dopo aver fatto un'indagine presso vari istituti. Io ero uno dei due consiglieri delegati dal CdA (l'altro è un consigliere di nomina governativa, Giuseppe Afeltra). Il nome della Lehman l'ho fatto io, pubblicamente, in una seduta del consiglio.
Lehman Brothers è una banca d'affari che struttura direttamente i propri prodotti finanziari, che poi "gira" ad altri istituti di credito minori dai quali la Siae si serviva. Perché, quindi, pagare una doppia commissione? E perché non affidarsi, per i propri delicati investimenti, anche, -anzi- soprattutto, a grandi banche d'affari internazionali, invece che a piccoli istituti di credito, o addirittura, come era stato fatto nel recente passato, a sportelli bancari di piccole città, e non alle case madri?
Perché non evitare, ove possibile, le telefonatine di "raccomandazione" di questo o quello? Non sarebbe stato più produttivo e anche più trasparente? Nella stessa seduta (i verbali sono agli atti) ho io stesso fatto il nome di mio cugino, per cui la vicenda non è certo un segreto per la Siae, né per i consiglieri, né per i corridoi.
Lehman Brothers ha inviato, come dodici altri istituti, le proprie proposte d'investimento, che sono risultate fra le migliori, insieme a quelle di altri quattro o cinque istituti di credito, italiani e internazionali. Il verbale, firmato dal sottoscritto, dal responsabile della divisione finanziaria della Siae, e dal consigliere di nomina governativa Giuseppe Afeltra, è stato poi portato all'approvazione del CdA che, dopo aver esaminato attentamente tutte le proposte inviate, comprese quelle scartate, l'ha votato all'unanimità. Questa, caro Direttore, è la notizia completa. Un caro saluto
Diego Cugia
RISPOSTA DI DAGOSPIA
Diego Cugia e la SIAE inaugurano un nuovo fenomeno: non l'antico, italico "nepotismo" ma il più moderno "cuginismo". E questo a Dagospia - sempre attento alle tendenze up-to-date - poteva bastare.
Visto però che Cugia si addentra - non richiesto - in tortuose spiegazioni para-finanziarie (ma a che titolo di competenze un autorevole autore radio-tv si occupa di finanza in un ente pubblico?) e visto che - come diceva l'immortale Principe De Curtis - "cà nesciuno è fesso", a questo punto ci interessa sapere:
a) quali sono stati i tassi/rendimenti proposti dalle varie istituzioni finanziarie interpellate;
b) se sono state coinvolte anche banche extra UE e, se sì, se ciò sia stato autorizzato dall'Organo di Vigilanza;
c) quale è stata la dimensione dell'investimento effettuato per rendimenti e per scadenze;
se è stata pagata una provvigione a terzi.
Da ultimo, una considerazione, caro Cugia: in un paese dove non c'è più il conflitto di interessi, ma solo gli interessi dello Stato Catodico di Berlusconia, la forma si trasmuta inevitabilmente in sostanza, essendo atti di un ente pubblico, per quanto anomalo come la SIAE.
Insomma, non c'è nulla da obiettare se un consigliere di amministrazione propone di investire in un diverso istituto di credito. Ma ci sembra - formalmente - inopportuno se si fa il nome di una banca d'affari il cui l'Executive Director è il proprio amato cugino.
Dagospia 17 Aprile 2004