SEI MESI DI BANCA, SEI MILIARDI DI LIQUIDAZIONE
CARLO SALVATORI PRENDE I SOLDI E SCAPPA IN FIAT-RCS
E L'AVVOCATO ASPETTA CHE LA PERA COLANINNO CADA DALL'ALBERO

Quanto costa litigare col proprio amministratore delegato? Dipende dai casi. Se chi se ne va sbattendo la porta si chiama Carlo Salvatori il prezzo è da sballo: 6 miliardi. Soldi che il banchiere ciociaro messo da Antonio Fazio a fare il cane da guardia della Banca di Roma si è preso in appena sei mesi di travagliata permanenza nella città eterna. Ma non si può dire che Carletto sia uno che non ci sa fare. Questo tempestoso addio a Cesare Geronzi è solo un déja-vu.

A novembre il prode Carletto, che era venuto in disgrazia anche all'alma tormentata e paziente di Giovanni Bazoli, uno che vive con le bustine di zucchero in tasca per non cadere esausto tra i languori del pensiero, pur di toglierselo di torno di miliardi gliene aveva dati 8. Oh che bel mestiere fare il banchiere: 6 di qua, 8 di là, e il sodale del governatore ha fatto bingo.

A proposito, ma chi è mai Antonio Fazio per lasciarsi andare a quella filippica sulla Banca di Roma che è buona, bella, brava e balla bene, e a tirar fuori quel quaderno di doglianze su Salvatori che sicuramente avrà avuto i suoi buoni motivi, se no sarebbe stato scorretto, ma lui che lo conosce bene... non può sospettare... ci mancherebbe una simile evenienza. Ma ecco il testo dell'incredibile dichiarazione di Fazio: «La Banca di Roma ha una struttura di direzione molto forte, con un direttore generale eccellente, e un presidente che ha fatto il banchiere per molto anni. Non ho parlato con Salvatori, e credo che nella sua decisione ci sia una componente personale molto forte. Se così non fosse mi sembra difficile che un uomo come lui possa cambiare idea nel giro di quattro mesi, sarebbe veramente qualcosa di scorretto. Siccome credo sia una persona corretta, quindi credo che sia la verità».

Da quando in qui il governatore, uno che invece di pensare alle banche fa il tuttologo e parla a raffica, si impiccia di cazzi e mazzi di una società per azioni? Perché, invece di strologare, e trattandosi di una società quotata in borsa, non ci dice cosa ha visto Salvatori nei sei mesi che gli sconvolsero la mente? (Intanto, per il titolo Banca di Roma, ieri, le perdite in Piazza Affari erano arrivate ad oltre il 3,5 per cento).

Mah, siccome questo è un Paese a forma di stivale dove c'è sempre un ciabattino che tutto aggiusta, la faccenda andrà a ingrassare gli archivi dell'oblio. E Carletto, dove andrà mai il ricco Carletto che a 59 anni, invece di godersi la pensione e la paccata di miliardi, minaccia di voler tornare in pista? Pissi, pissi: se lo piglierà la Fiat per raddrizzare la barra della sgangherata Rizzoli, devastata dall'insipienza di Attila, il figlio di Cesare Romiti.

Da quando si è insediato il governo del C.Av. (Cavaliere + Avvocato), a Torino dopo anni di schiaffi e sberleffi si sono tutti ringalluzziti. Persino l'Avvocato che sembrava incartocciato come uno spring-roll è tornato pimpante a comandare. Adesso pensano in grande e raccattano con il rastrello ministri e manager in vista del riscatto. Forza Fiat.

Pissi pissi: si dice che al Lingotto aspettino che la pera Colaninno cada dall'albero per mangiarsela. Il mantovano del resto è a un passo dalla bollitura: se l'Olivetti scende in borsa sotto1,8 euro (oggi è a 2,1), le banche non gli lasciano neanche una scheda telefonica per chiamare Chicco Gnutti. (Il Cola, infatti, per coprire l'indebitamento Telecom, ha affidato un consistente pacchetto di azioni Olivetti alle banche con il seguente patto: se il titolo scende sotto 1,8 euro, le azioni Olivetti diventano di proprietà degli istituti di credito).

Intanto, per ingannare la breve attesa, durante il mese di aprile l'Avvocato ha consigliato Angelo Benessia - detto Benefiat per il suo proverbiale distacco e senso critico nei confronto della casa sabauda - di dimettersi dal CdA della Telecom.
Un fatto che ha destabilizzato la spina dorsale di Colaninno perché Benessia rappresentava alcuni importantissimi fondi americani. Ovviamente per tale supremo gesto, Angelo Benessia, a mo' di risarcimento, è entrato nella stanza dei bottoni. Ma è solo il primo passo: la caccia al manager promette altri e più succulenti acquisti.

Copyright Dagospia.com 12 Giugno 2001