CASETTA BIANCA - IL SANGUE VERSATO DA KERRY IN VIETNAM ERA KETCHUP - BOB DOLE: "ERANO FERITE SUPERFICIALI, DEVE CHIDERE SCUSA A DUE MILIONI E MEZZO DI VETERANI" - BUSH: GLI SPOT CONTRO IL SOLDATO KERRY DEVONO FINIRE.

Maurizio Molinari per La Stampa

Il candidato democratico John F. Kerry è sotto assedio per la polemica sul suo curriculum militare in Vietnam e accusa la Casa Bianca di esserne il regista: il presidente Bush risponde chiedendo di «fermare» gli spot dei veterani ma assieme a «tutta la cattiva pubblicità» della campagna elettorale.

A scendere in campo a fianco dei veterani che accusano Kerry di mentire sul proprio passato è una figura simbolo dei reduci d'America: l'ex senatore repubblicano Bob Dole, che durante la Seconda guerra mondiale perse il braccio destro combattendo in Italia e nel 1996 si candidò senza successo contro Bill Clinton. «Kerry non fu l'unico a servire in Vietnam, deve chiedere scusa a 2 milioni e mezzo di veterani d'America», ha detto Dole, spiegando che il candidato democratico riuscì a lasciare in fretta il fronte a causa di «ferite superficiali» che «per quanto mi risulta non lo fecero mai sanguinare né lo obbligarono mai a un ricovero in ospedale».

Intervistato da Larry King sugli schermi della «Cnn», Dole ha raccontato di aver personalmente ammonito Kerry «alcuni mesi fa» a «non andare troppo in là» nell'enfatizzare i propri quattro mesi di servizio militare svolto fra il 1968 ed il 1969 nel Delta del Mekong al comando della barca veloce «Pcf-94». «Kerry è una brava persona, un buon amico, rispetto il suo curriculum di soldato - ha sottolineato Dole - ma ha preso tre Purple Heart, la medaglia che viene conferita in seguito a ferite subite da fuoco ostile, senza versare sangue».

Dole si unisce ai veterani anche nel contestare la deposizione che Kerry fece di fronte al Senato nel 1971 durante la quale accusò l'esercito americano di aver commesso gravi crimini in Vietnam. «Prima dice che ammazzavamo i civili, gli tagliavamo teste ed orecchie, poi getta via le sue medaglie e infine si presenta di fronte a tutti e afferma di voler diventare presidente perché è un veterano del Vietnam», ha osservato Dole, accusando Kerry di essere in evidente contraddizione con se stesso.



Gli attacchi contestano a Kerry la dinamica dei fatti che gli garantirono alcune medaglie nonché quanto avvenne realmente nel «salvataggio sul fiume del soldato James Rassmann» attorno a cui è stata costruita la candidatura. L'unico passo indietro finora compiuto da Kerry è stato ammettere che la notte di Natale del 1968 non venne inviato in «missione illegale» in Cambogia, come da lui ripetuto spesso.

L'offensiva di critiche ha monopolizzato la campagna elettorale indebolendo i democratici - il sostegno fra i veterani è calato di oltre il 10% in tre settimane - e per uscire dall'angolo Kerry ha scelto di andare all'offensiva con una serie di spot tv concentrati in tre Stati decisivi per il voto di novembre: Ohio, Winsconsin e West Virginia. La tesi di queste pubblicità è che l'ispiratore della «campagna di calunnie» è il presidente Bush, cui viene chiesto di denunciarli e di cessare un'attività elettorale illegale perché realizzata da gruppi che non si dicono apertamente repubblicani.

John Edwards, candidato vicepresidente per i democratici, ha aggiunto la propria voce: «Questo è il momento della verità per Bush, il popolo americano deve sentire direttamente dalla sua voce che questi spot velenosi devono cessare». Per avvalorare le accuse di «complotto» il team di Kerry ha svelato che uno dei veterani che appare negli spot in realtà è un attivista repubblicano.

Bush ha risposto ieri dal ranch di Crawford definendo quelle dei reduci «cattive pubblicità», dando atto a Kerry che può «essere fiero del suo servizio militare» e chiedendo «la fine di tutta la cattiva pubblicità», compresa quella finora realizzata da gruppi filo-democratici come «MoveOn» che sono arrivati a paragonare il presidente a Hitler. A Dole invece ha risposto John Podesta, ex capo di gabinetto di Clinton, affermando che «mentre Kerry ha ancora dentro di sè delle schegge» il presidente Bush ai tempi del Vietnam si imboscò fra gli aviatori della Guardia nazionale dell'Alabama, peraltro non presentandosi alla base per un periodo di diversi mesi.

Con Kerry obbligato a difendersi, Bush prepara la Convention di New York che inizierà il 30 agosto: «Andrò oltre i risultati positivi ottenuti nella guerra al terrore, l'Afghanistan liberato dai taleban e Saddam Hussein che giace in una cella, dirò ciò che ho in mente di fare e per vincere Kerry dovrà dimostrare di essere in grado di diventare un buon comandante in capo». Le massicce proteste che si annunciano a Manhattan non lo preoccupano: «Manifestare è un diritto, speriamo che siano iniziative pacifiche».


Dagospia 24 Agosto 2004