CONTRO VENEZIA - "DOVREBBE ESSERE MANDATO A CASA CHI SCAMBIA LA QUALITÀ DI UN FESTIVAL CON LA QUANTITÀ DI FESTE COMBINATE PER PERMETTERE ALLE VANITÀ PROPRIE E DI QUALCHE SIGNORA DI SCODINZOLARE TRA I TAVOLI IN ALTA UNIFORME."

STENDERSI A PELLE DI LEONE.
Fabio Barbieri per La Nuova di Venezia e Mestre


Parlar male di questa Mostra è come sparare sulla Croce rossa. Credo che difficilmente, andando indietro nel tempo, si sia assistito a un "disastro culturale" come quello di cui tutti siamo stati inconsapevoli vittime tra il Lido e San Marco. Non voglio parlare della disorganizzazione.

Essa è stata sotto gli occhi di tutti, con la sua Babele di incapacità presuntuose e di pelose giustificazioni. Parlo invece dell'approccio squisitamente culturale alla manifestazione; alla sproporzione tra le aspettative proclamate e i risultati ottenuti.

Questo Festival - che pure offriva buon cinema - ha fatto molti torti, a cominciare da quello a Gianni Amelio, il cui film meritava certamente almeno un riconoscimento, che i membri della giuria non hanno voluto attribuirgli per non essere nemmeno sfiorati dal sospetto di essersi messi in ginocchio (l'immagine è di Vittorio Sgarbi) davanti al ministro.

L'errore più grave è quello di aver confuso la qualità con la quantità e questo pone in primo piano la superficialità degli addetti ai lavori e l'insipienza di chi crede di poter gestire la cultura (anche quella telecinematografica) come una partita doppia.

Dovrebbe essere mandato a casa chi scambia la qualità di un Festival con la quantità di feste combinate per permettere alle vanità proprie e di qualche signora di scodinzolare tra i tavoli in alta uniforme.

Dovrebbe essere mandato a casa chi pensa che una bella e brava attrice come Claudia Gerini sia una presentatrice in grado di reggere i tempi televisivi senza combinare sfracelli.

Dovrebbe essere mandato a casa chi non è in grado di coinvolgere il meglio dell'arte cinematografica nazionale nella premiazione dei vincitori, presente la sola povera Sophia Loren che mai come l'altra sera si sarà sentita imbarazzata.



Dovrebbe essere mandato a casa chi ritiene basti uno smoking per alzare il livello di una serata funerea senza un guizzo di entusiasmo o di partecipazione.

Non sarà mandato a casa, perché il ministro Urbani non è né Bottai né Abete. La scelta di stendersi a pelle di leone davanti al potere politico senza rivendicazione alcuna (se non quella economica) di un ruolo autonomo alla guida di un ente ultracentenario che ha sempre tentato di privilegiare la provocazione culturale rispetto ai lustrini opachi della mondanità di provincia, non ha pagato in nessun senso.

Dare un'altra chance a chi ha clamorosamente fallito avendo a disposizione tutti, ma proprio tutti, gli strumenti per far bene, sarebbe autolesionismo. Peccato che Venezia, in particolare in questi ultimi anni, abbia dimostrato di essere maestra in questo settore.
Fabio Barbieri

2 - LA COMPARSA DELL'ORMAI SCOMPARSA SOFIA LOREN
Arrigo Cipriani per La Nuova di Venezia e Mestre


Grande afflusso di attori, intellettuali, artisti e politici a Venezia in settembre. Mostra del Cinema, Salvador Dali, disegni del Tiepolo, Murer, Biennale di Architettura e tante altre bellissime ed interessanti manifestazioni. Il vocabolario della lingua italiana alla voce "Provinciale" recita: "Arretratezza sociale, economica e culturale dei piccoli paesi riguardo alle grandi città".

Venezia, che tutto il mondo ci invidia, in questi giorni, (forse per colpa delle consulenti?) ha mostrato un tragicomico volto provinciale. Appunto. Alcuni fatti. La confusione di biglietti alle proiezioni del festival del cinema, la penosa proclamazione dei vincitori fatta nella rinnovata Fenice da una balbettante presentatrice e dalla comparsa dell'ormai scomparsa Sofia Loren, la presenza continua per le calli del centro dei venditori di borse false, le sempre più numerose bancarelle carneval-musicali, la sporcizia sovrana, il disordine e infine la ciliegina del menù alla cena di gala a Palazzo Ducale.

A futura memoria: Gaspacho di pomodoro con olive taggiasche. Arancie (sic) e finocchietto al profumo d'olio extravergine. Tartare di branzino ai frutti secchi e canditi con salsa di mango e coriandolo. Timballino di riso Venere con crema di avocado, gamberi e bacon. Trancio di tonno con salsa al Porto con contorno di piselli, melanzane e pimientos. Piramide di cioccolato con salsa di vaniglia e rhum e tuile di cacao. Onanismo libero. Molto veneziano e "Guide Michelin". Una proposta per le consulenti: facciamole viaggiare.


Dagospia 14 Settembre 2004