MEDIA QUOTIDIANO - STORACE COSTRETTO A FESTEGGIARE FINI - MAZZELLA BISTRATTATO, ASPETTANDO BUTTIGLIONE - SINISCALCO AL 3% - SILVIO CONTRO TUTTI - IL DRIBBLING DI FOLLINI - SOTTILE RITORNO.

Mario Adinolfi per www.mediaquotidiano.it


1. Ma adesso Francesco Storace la campagna elettorale come la fa? Qualche centinaio di migliaia di impiegati pubblici infuriati (i sindacati di categoria hanno già proclamato per il 30 novembre lo sciopero generale del settore) non facilita certo il lavoro del presidente uscente della Regione Lazio. Ma il suo leader è diventato ministro degli Esteri. E quindi anche Storace è costretto a festeggiare. In fondo era solo il 1994 quando Gianfranco Fini se ne uscì con l'infelicissima frase sul nonno di Alessandra Mussolini "più grande statista del secolo". Dieci anni dopo, solo dieci anni dopo, Gianfranco è diventato grande, Alessandra è un leader autonomo di partito e Francesco rischia di ritrovarsi a fare il consigliere regionale semplice. Non è contento.

2. Non è contento neanche Luigi Mazzella. Chi è? Vi sembrerà incredibile, ma è un ministro. Il più invisibile, quello che non si sente mai nominare. Il ministro della Funzione Pubblica. Il capo degli impiegati statali, insomma. Ieri la scenetta è stata fantastica. Dopo un bienno di sostanziale silenzio, il ministro Mazzella ha chiesto la parola in Consiglio dei ministri. Mentre iniziava la sua perorazione in difesa dei lavoratori del pubblico impiego, Silvio Berlusconi si è tolto la soddisfazione di interromperlo per alzarsi e andarsene: "Devo presentare un'alta personalità al presidente della Repubblica". E via con Gianfranco Fini verso il Quirinale. Il povero Mazzella ha proseguito, capendo che la sua sorte è segnata.

3. Non è contento Rocco Buttiglione, che probabilmente verrà spostato dal ministero delle Politiche Comunitarie proprio a quello della Funzione Pubblica. Diciamoci la verità, il filosofo già non gode di un'immagine che sprizza simpatia. Se poi si mette pure a fare il responsabile del dicastero degli statali nel momento in cui il governo li massacra, rischia di diventare un nome associato al malaugurio.

4. Non è contento Domenico Siniscalco, il ministro dell'Economia che Silvio Berlusconi sta mettendo davanti ad un dilemma di tipo amletico: violare o non violare? Il patto di stabilità, il tetto del tre per cento stabilito nel trattato di Maastricht, è entrato nel mirino del Cavaliere. Pur di ottenere un taglio non simbolico delle aliquote Irpef, il premier è pronto a varcare il Rubicone. Ma Siniscalco ha giurato ai suoi collaboratori che se fosse costretto a violare il patto di stabilità europeo, si dimetterebbe.



5. Non è contento Silvio Berlusconi che capisce che presentarsi contemporaneamente in Europa con un ministro degli Esteri post-fascista, una Lega antieuropeista che ieri ha anche votato contro la commissione Barroso e in più una manovra economica che viola il patto di stabilità, potrebbe causargli qualche problema in termini di credibilità all'interno dell'Unione. Ma ormai il Cavaliere non ha scelta.

6. Non è contento Umberto Bossi, che ha capito che Berlusconi farà fatica ad onorare l'impegno assunto in clinica non più tardi di tre giorni fa su una presidenza di regione da assegnare alla Lega tra Lombardia, Veneto e Piemonte. L'ipotesi di portare Roberto Maroni alla candidatura in Lombardia sta tramontando ufficialmente in queste ore. E in Veneto Bossi sa che, seppure si riesca ad ottenere la candidatura, c'è il forte rischio di perdere la corsa elettorale.

7. In tutta questa fiera di scontentezze, c'è qualcuno che è contento? Sì, è Marco Follini, che pare essere riuscito nel faticoso dribbling, schivando la nomina a vicepremier e tenendosi le mani libere per aprire la crisi di governo l'11 aprile 2005, all'indomani della probabile sconfitta del centrodestra alle elezioni regionali. Sempre che al centrosinistra non riesca il consueto miracolo dello smarrimento del biglietto della lotteria.

8. Campagna acquisti di Carlo Rossella. Dovrebbe tornare al Tg5 Salvo Sottile, che emigrò verso i lidi di Sky abbagliato dai quattrini, ma che ha scoperto a sue spese che la all news sul satellite non la guarda nessuno. Quindi, poiché la vanità nelle scelte di ognuno di noi ha il suo peso, gli è stato fatto notare che sarebbe per lui utile tornare a far vedere il suo faccino in video in un Tg che qualche milionata di telespettatori la fa sempre e comunque. Per fine anno, l'addio a Sky dovrebbe essere cosa fatta.


Dagospia 19 Novembre 2004