METTI UNA SERA AL TORTURE GARDEN, DOVE IL SADOMASO E' BANALE
VAMP E VAMPIRI, UOMINI IN TUTÙ, MEDICI E INFERMIERE, CAMERIERE,
VERMI (NUDI COME), CARDINALI, PALOMBARI, GEISHE, MUTANTI.

Elisabetta Filipello per Donna


La sicurezza degli oggetti: travestiti, usciamo. Una pila di vestiti sul letto e infiniti giri allo specchio sono classici sintomi della febbre del sabato sera. Ma con il feticismo che tira da queste parti, troppa autonomia nel guardaroba porta immancabilmente al rimbalzo impietoso da locale a locale. A Londra, per ballare, bisogna pianificare. Nel dubbio meglio seppellire i golfini a V in naftalina e leggere attentamente le avvertenze.

Metti una sera al Torture Garden. Con un nome così, sarebbe perverso presentarsi in camicina di piqué sorseggiando orzata. Questo, mi dicono, è il tempio del "famolo strano": incentivo sufficiente per inguainarmi in una mini di latex che fa caldo a guardarla, corrompere un paio d'amiche e attraversare la città in versione trans post-industriale. 40 minuti interminabili di metropolitana, pietrificata dall'imbarazzo. Una manciata di secondi, giunta a destinazione, per vergognarmi della pudicizia della mia mise. I pierre, clementi, mi fanno passare.

Come benvenuto, un tizio con addosso soltanto le sue misure da pornostar e un altro infilato dalla testa ai piedi in una calzamaglia che gli segna l'anatomia con precisione. Se il buongiorno si vede dal mattino... Infila per il guardaroba, un'incredibile varietà di feticci sfarfalla fuori da impermeabiloni maniacali. Stasera si festeggia il dodicesimo compleanno del locale con il fetish party più grande d'Europa: l'affluenza sarà quindi massiccia.

Con un piccolo sforzo, stacco gli occhi da terra e mi butto nella mischia. La sala principale della Brixton Academy è buia e immensa. Al centro un ring, in fondo un palco su cui diapositive spinte ballano a ritmo della techno in sottofondo, all'entrata una gabbia con un perfido clown obeso che sbraita in un megafono. Una dimostrazione pratica che bruciarsi i neuroni con gli acidi è pleonastico.

L'umanità più varia, intanto, arriva a fiumi. Il sado-maso, qui, è banale. Cyber punk, vamp e vampiri, uomini in tutù e altre declinazioni di drag, medici e infermiere, cardinali, cameriere, portatori di piercing e tatuaggi integrali, vermi (nudi come), palombari, SS, geishe, mutanti, mutande. L'assortimento è amplificato anche dalla grande differenza di età (dai 18 ai 60+, una novità in discoteca), taglia, grado di copertura o scopertura e occupazione diurna tutta da indovinare.

Via la maschera del quotidiano, anche le bibliotecarie presenti si godono il diritto a un po' di trasgressione. Molto democratico questo United Colors of Torture Garden, ma il carosello di chiappe e corsetti mi fa girare la testa. Vado a esplorare luoghi più reconditi. Sguscio nel Dungeon, la sala dedicata alle pratiche SM. Un fitto pubblico fissa alcune ragazze in guépière legarsi con corde per poi appendersi al soffitto. "Che cos'è?", domando al mio vicino in uniforme da parà e tacchi a spillo. "Bondage giapponese", replica lui secco, come se fosse la cosa più ovvia del mondo. E che sarà mai, penso io stizzita, mia nonna usava la stessa tecnica per le rollatine di pollo.

In cerca di emozioni meno domestiche, punto decisa alla Playroom, la stanza dove ci si trastulla in compagnia. Al fondo di un corridoio buio e fumoso, ecco la porta con due cartelli: "1) accesso a coppie soltanto. 2) Vietato saltare addosso. Ogni atto deve essere consensuale, pena l'allontanamento dal locale". Due ottimi motivi per ridiscendere quattro rampe di scale correndo e strappare un'amica alla pista da ballo. Tanto rumore per nulla. All'interno solo due attempate dominatrici con gli schiavi in venerazione dei loro piedi ruvidi: almeno si rendessero utili con una passatina di pietra pomice.

Intanto, nella sala principale la festa è all'apice. Trampolieri, trapezisti, tiratori di scherma, mangiafuoco, wrestler e ballerine si alternano in una giostra psichedelica. Sono rapita, finché una scia di borotalco mi titilla le narici. Un tenebroso Darth Vader rosso e signora Catwoman al guinzaglio emanano tutto 'sto profumo d'innocenza. Pare che il talco sia essenziale per infilarsi in una tuta integrale di latex senza soffrire troppo. Evidentemente, loro, non sono masochisti.

"Mascherina?", mi sento domandare con premura. Alle mie spalle c'è una gommosa infermiera pastello che distribuisce mascherine anti-Sars a tutti. Che TG, oltre che per Torture Garden, stia anche per telegiornale? Col passare delle ore l'atmosfera si scalda: sulle piste, nelle stanze dei giochi, sotto il mio scafandro di gomma. Mentre combatto la disidratazione al bar mi capita di ascoltare una conversazione (da voyeur a spia il passo è breve). Due vecchi sadici si lamentano di quanto il TG sia commerciale, "pieno di borghesucci in libera uscita". Meglio andare in club più underground come Submission o Private Perversions, lì sì che ci si diverte.

Metti un'altra volta, a School Disco. Come insegnano gli uomini d'affari giapponesi, Britney Spears e il duo russo pseudo-lesbo t.A.T.u, anche nelle uniformi scolastiche aleggia qualcosa di torbido. E in questo paese, dove tutti gli studenti dai 5 ai 18 anni ne portano una, non si poteva non contemplare un business. Detto, fatto: tutti a sudare in gonna a pieghe, blazer e calzoncini a ritmo degli anni '80. Da ex allieva di un polveroso liceo italiano, sono tanto perplessa quanto sprovvista del feticcio necessario. Ma forte della mia affezione per Peter Pan e dopo un giro al mercato delle pulci, mi ritrovo a fare la fila lì fuori, proprio la sera del; mio compleanno.

Anni di dure lezioni di vita e sudate carte evaporano alla vista di tanta regredita gioventù. I nostalgici irriducibili indossano davvero l'uniforme di allora, magari un po' infeltrita e ingiallita, magari sono loro a essere sfondati dal tempo. Gli altri si accontentano di una cravatta regimental annodata sciattamente su camicia bianca e pantaloni o gonna neri. Lentiggini a matita, codini, treccine, lecca-lecca, braccialetti neon e una spruzzata di profumo alla banana sono invece i deliziosi accessori che tutte le lolite recidive scelgono contro l'omologazione.

Gli inservienti in tenuta cattedratica ci bacchettano per farci entrare con ordine, senza risultati. Sarà il preside, in toga, a redarguirci per la nostra condotta una volta entrati. "Chi è indisciplinato non avrà la gelatina di lampone all'intervallo!", ammonisce severo. Che mi frega a me, io sono cresciuta con la pizzetta bisunta della bidella. Bastano poche note di una canzonetta con età da studentello baffuto perché tutti si fiondino in pista con energia dimenticata.



Ah, il potere della musica. Se la storia dell'uniforme per noi "continentali" sa di carnevalata, pop, rock e new wave ci fanno tornare tutti insieme alla pubertà. Sabati pomeriggio a ballare per disintossicarsi da genitori e brutti voti, infinite abluzioni nel Topexan, ormoni in ebollizione. Altro che frustini, chi è più fetish di un minorenne reincarnato? A risvegliarmi da questo delirio una serie di annunci arrivano dalla consolle del dj: "Auguri a Tracy per il suo ventesimo compleanno", "Buon compleanno Jo, 22 anni oggi", "E brava Sani che compie 18 anni!".

Mi guardo intorno, per la prima volta con attenzione anagrafica. Tanti dei presenti sono stati concepiti con questa colonna sonora in sottofondo. Ma che mi frega, oggi compio 16 anni solo per la sedicesima volta. Wild boys.



Dagospia 06 Dicembre 2004