C'ERA UNA VOLTA LA STAR IN TV - GIORGIO MASTROTA, MARCO PREDOLIN, WALTER ZENGA, FABRIZIA CARMINATI, CESARE CADEO, PATRIZIA ROSSETTI: UN IDEALE ROSARIO DI EROI DI UN TEMPO.



Fulvio Abbate per l'Unità


C'è chi vive di telepromozioni. Sono stelle quasi spente? Vediamo un po'. Rovistando in mezzo ai padri nobili, i pionieri, e dunque i fondatori di questo ramo secondario dell'esposizione spettacolare, figurano Raffaele Pisu e Marisa del Frate, idoli dell'intera programmazione al tempo de l'Amico del giaguaro, salvo poi, anni dopo, con l'avvento dell'emittenza privata, scoprirli a condurre televendite su televendite, ai primordi del dominio commerciale, quando, a svolgere questo genere di lavoro di serie C, c'era di che vergognarsi.

Il presente forse mostra tutt'altra storia, anzi, nel presente il Testimone ha perfino diritto a rilasciare autografi, darsi qualche aria; stiamo comunque parlando di performance che suggeriscono comunque l'impressione, un po' struggente, di nomi e destini precipitati verso il basso.

Su tutti svetta Giorgio Mastrota, forse perché chiunque lo associa ancora alla moglie spagnola, Natalia Estrada, che invece non ha mai sloggiato dalla prima fila, anzi, già che c'era, si è perfino associata al fratello del padrone, sì, deve essere per questa ragione che scorgere Mastrota a pubblicizzare materassi dà qualche lacrima, esatto, non ce la fai a non commuoverti, o se non proprio quello, a pensare alla sfiga, lo guardi e pensi: poveretto, com'è finito! Sembra remoto un secolo luce quando faceva la televisione vera, altro che spot, altro che pronunciare ora e sempre, cari amici, soddisfatti o rimborsati...

Nell'ideale rosario degli eroi scaduti a vivere di spot i grani corrispondono, nell'ordine, alle facce di Marco Predolin, Walter Zenga, Alessia Merz, Alessia Mancini, Gigi Sabani, e la leggendaria Fabrizia Carminati, per non parlare di Cesare Cadeo e Patrizia Rossetti, figure-icone, ma che dico, molto di più: santi patroni viventi del caso.

Ma torniamo a Mastrota, alfa e omega del fenomeno rete e materasso, e, già che ci siamo, agli internauti che si interrogano sul suo destino. Una che si firma «Amira», per esempio, non vuole che lo si ritenga un povero «sfigato», scrive infatti: «Ma perché sminuirlo così? Diciamo pure che è anche il re dei materassi. Mi chiedevo: ma lo pagano a cottimo? Per ogni materasso o pentola venduti? Chiunque gli si accosti nelle televendite viene confinato a scenografia: non riesce a parlare, viene travolto dalla gioia di Mastrota nel descrivere la bontà di un coperchio». E non contenta: «Mi chiedevo, come si fa ad entrare nel magico mondo delle televendite? Bisogna fare tutta la trafila del tipico conduttore di televendite, ossia gavetta-successo lampo-tramonto precoce, o ci si può presentare direttamente ad un provino per cominciare subito da là?».

L'identificazione con il prodotto è ormai così assoluta e totale che «divinaRibas» sceglie di chiamarlo addirittura «Giorgio Materassotrota», e infatti punta tutto su di lui: «Giorgio Mastrota è un uomo con due palle così, gli facessero fare un reality, lo vincerebbe ad occhi chiusi». Nei giorni in cui Rete 4 avrebbe dovuto raggiungere per legge il satellite, «Lela» chiosava: «Sinceramente mi sfugge quale sia il palinsesto di Rete 4. Che io sappia, oltre ai Tg trasmette prevalentemente televendite. Appunto! Patrizia Rossetti e Giorgio Mastrota li mandiamo sotto un ponte?»



Oh, Patrizia Rossetti, cognome da preraffaellita su un corpo da capocommessa, c'è stato un tempo in cui anche lei, eccome se c'è stato (doveva essere l'inizio degli anni Novanta), spopolava poco dopo le ore pasti con un suo programma-dépliant, e ora? Ora per lei soltanto lo stanzio delle telepromozioni, ed è grasso che cola. Sempre lì in Internet, «BS» non resiste all'interrogativo e pone una domanda capitale: «Ultimamente sono in vena di sondaggi... ecco l'ultimo amletico quesito partorito dalla mia mente: molti personaggi famosi, mentre attraversano dei periodi più o meno lunghi in cui la loro popolarità non è più ai massimi splendori, spesso in mancanza d'altro si mettono a condurre programmi di televendite.

Quali sono secondo voi i vip o presunti tali che in questo campo sono caduti decisamente in basso? A me vengono in mente: Walter Zenga che fa le televendite degli elettrostimolatori sulle TV locali. Giorgio Mastrota e Marco Predolin che conducono televendite sulle reti Mediaset nelle quali presentano più che altro batterie di pentole e materassi (senza essere legate tra l'altro a programmi condotti dagli stessi). Barbara Bouchet e un'altra di cui non ricordo il nome che pubblicizzano un numero 166 a pagamento di carattere magico-astrologico (o una cosa del genere). Ve ne vengono in mente altri?»

Non le risponderanno, il popolo della Rete talvolta è indifferente ai temi capitali, ma forse va bene così, i citati sono già l'intero albo d'oro della categoria: il caso del portiere Zenga, a onor del vero, era piuttosto straziante, non c'è nulla di più sedentario di quel lavoro, ci sei tu e la merce, e guai a modificare l'inquadratura. Una tortura per uno come Zenga che un tempo si lanciava ora qui ora lì per bloccare la staffilata.

Ci viene in mente Fabrizia Carminati, che Berlusconi candiderà alle ultime Europee. Tutto inutile. Nonostante fosse fra «i 74 fortunati invitati ad Arcore per una giornata di studio». Nell'occasione, le era stato anche consegnato il cofanetto contenente il kit del candidato. Consolazione che si aggiunge a consolazione. E qui torna il ricordo di Cadeo, la faccia stessa del televenditore per antonomasia, quello e nient'altro. Cadeo che sarà anche assessore.

O Predolin che dopo essersi visto piombare addosso la leggenda (falsa) d'essere in Aids conclamato trovò riparo nelle televendite, oppure Sabani che lo si vede soprattutto alle prese con i divani e le camere da letto, o in ogni caso a piazzare questa o quell'altra merce, sopravvivendo così alla dimenticanza, al buio mediatico, all'eclisse, al nulla.

Come d'altronde il leggendario Silvio Noto che trascorse i suoi ultimi anni pubblicizzando qualcosa nei canali privati. Morale? È vero, si tratta di una seconda o addirittura terza-quarta fila, ma, pensandoci bene, in una televisione i cui palinsesti sono sostanzialmente concepiti per reggere la pubblicità, sì, in una televisione di questo stampo, un tipo di prestazione come quella offerta dai Mastrota e dalle Rossetti costituisce la più brillante metafora dell'esistente.

Gli onesti lavoratori delle telepromozioni sono dunque il mondo, altro che vergogna. Dimenticavo: le telepromozioni, vent'anni dopo la loro apparizione sugli schermi, sono diventate un prodotto pubblicitario per definizione e rappresentano, dopo la cosiddetta «tabellare» (i normali spot inseriti nei break), il più importante strumento della pianificazione pubblicitaria (per Mediaset le telepromozioni rappresentano circa il 12-15% dell'intero fatturato pubblicitario, l'8-10% per Rai). C'è da meditare.


Dagospia 03 Gennaio 2005