RASSEGNATI STAMPA - IL CICLO DELLA MORATTI, IL CICLONE ARBASINO, IL TRICICLO SGARBI (CHE VA A SBATTERE CONTRO ENZO BIAGI)
"Parolaio", rubrica di Pierluigi Battista per La Stampa
MASCHIONI.
Il presidente della Rai Roberto Zaccaria si è affrettato a replicare: «Ricostruzioni fantasiose». Ed effettivamente sarebbe stato molto sgradevole se le cose fossero andate nel modo (fantasiosamente?) ricostruito da Beppe Grillo in uno spettacolo all'anfiteatro romano di Cagliari di cui dà conto Giuseppe Porcu su Repubblica: «In campagna elettorale mi ha chiamato il presidente della Rai Zaccaria: Grillo, è in gioco la democrazia, venga e faccia come Benigni. No, Benigni e Biagi hanno reso un omaggio alla destra».
Fantasie? Fantasie, compresi gli omaggi alla destra. Però non è una fantasia l'altra battutaccia greve e un po' disgustosamente maschilista che Grillo avrebbe pronunciato nel corso dello stesso spettacolo: «Donna Letizia Moratti, la prima cosa che ha fatto ha eliminato i cicli della scuola, via... se non ce li ha più lei, che cosa li teniamo a fare?». E giù risate, frizzi, lazzi e cachinni, pacche sulle spalle. Tanto, con la Moratti tutto è lecito. Non hanno nulla da dire le femministe, le sacerdotesse delle pari opportunità, le custodi del politicamente corretto? E la «lobby rosa» che fa, ride e si sganascia? Nemmeno un accenno di protesta? E se la battuta di Grillo fosse stata rivolta a Rita Levi Montalcini? o a Tullia Zevi? o a Fernanda Pivano? In quel caso piccate proteste e deplorazioni della terribile volgarità contro le donne? Silenzio.
CARTA CANTA.
Dovrebbe chiedere scusa a Enzo Biagi, però si guarda bene dal farlo. Sul Giornale Vittorio Sgarbi era andato giù durissimo sul conto di Biagi, fino al punto di affermare che la disponibilità di quest'ultimo nei confronti del «padrone» sarebbe stata così sfrontata da indurre «ogni giorno» Fortebraccio a prenderlo spietatamente come bersaglio nei suoi corsivi sull'Unità. Biagi s'inalbera. Scrive al Giornale una lettera decisamente risentita. Non si limita a una replica generica, ma sfida Sgarbi a provare quello che ha detto: «Pubblichi, insisto, un'antologia o magari anche un solo articolo di Mario Melloni (Fortebraccio), di cui conservo alcune lettere, sulla mia discutibile correttezza». È una sfida filologicamente ineccepibile: o le critiche di Fortebraccio ci sono oppure non ci sono, o ha ragione Sgarbi oppure ha ragione Biagi, tertium non datur. Sgarbi non controreplica, non cita dove, come e quando Fortebraccio avrebbe insinuato dubbi sulla correttezza di Biagi. La risposta a Biagi è redazionale e non firmata da Sgarbi in cui si dice: «Prendiamo atto». Dunque aveva torto Sgarbi e ragione Biagi. Non è legittimo attendersi almeno un cenno di scusa, cavalleresco ma doveroso?
PRESCRITTO.
Esce in questi giorni per Feltrinelli il libro Rap che raccoglie testi giornalistici scritti da Alberto Arbasino nel corso di questi mesi. Sia il Foglio sia l'Espresso rivelano che nella raccolta compare un testo «rifiutato, e dunque censurato, dai maggiori quotidiani nazionali» e scritto il 14 luglio, pochi giorni prima dei fatti di Genova: «Tutti i più impegnati e più correct / del momento / si aspettano e si augurano / ALMENO UN MORTO A GENOVA / anche i più civici e i più cinici / i più assatanati, i più cattolici / i più etici: / l'aspettativa è grande / per IL MORTO DI GENOVA / IL MORTO A GENOVA è necessario / è indispensabile! conviene! conviene!». Un testo, come si dice tristemente profetico, chissà perché lo hanno rifiutato. Mille scuse ad Arbasino.
Un morto a genova
Alberto Arbasino
Per chi è curioso del genio di Arbasino, pubblichiamo la versione del rap censurato tratta dal libro, "Rap!" in uscita da Feltrinelli.
Tutti i più impegnati e i più "correct" del momento si aspettano e si augurano ALMENO UN MORTO A GENOVA!
Anche i più civici, e i più cinici, i più assatanati, i più cattolici, i più etici: l'aspettativa è grande per IL MORTO A GENOVA!
Altro che le canzoni di Tenco, di Lauzi, di De André! altro che il "noir" di Paolo Villaggio, o i ghigni del Gabibbo!
Un morto che dia un vero senso alle pulsioni profonde e alla "vanitas" superficiale, al desiderio di ostentare virtù varie, alla brama del presenzialismo e dell'esserci!
... Altro che le stupide kermesse dell'estate, in Sardegna, magari con arresti di faccendieri e gangster in festa!
... "E' avvenuto a un metro, a tre metri, a dieci metri, e per fortuna noi eravamo intensamente lì! Abbiamo visto IL SANGUEEE! Abbiamo guardato, fotografato, bacchettato, fustigato, strigliato, RIPRESOOO! Anche i raccapriccianti dettagli, le giuste rabbie, le indignazioni più RAVE!... WOW!".
[*** ]
IL MORTO A GENOVA è necessario, è indispensabile! Conviene! Conviene! Conviene ai giovani smaniosi e ai vecchi malvissuti, ai frustrati e ai lanciati, ai debuttanti e ai "revenants"!
Di destra e di sinistra, di sopra e di sotto, con storie e provenienze diversissime, ma accomunati dall'avidità del presenzialismo e del tafferuglio, dal rumore delle botte, dall'odore della MORTE "live"! a caldo! sul campo! in tempo reale! in presa diretta! Hemingway l'ha sempre spiegato abbondantemente, alle corride e in guerra. (E lasciamo perdere D'Annunzio...). Del resto, milioni e milioni se la godono, in "trip" ai film sul Cannibale, su Auschwitz, sul Titanic, su Pearl Harbor, sentendosi poi più appagati e contenti. La cosiddetta "piccola catarsi". (Se non ci sono vittime, non si fa la fila, non si paga il biglietto).
[*** ]
VOGLIAMO IL MORTO A GENOVA!
E lo vogliamo per una costante profonda, eterna, dell'animo umano, che vuole il morto ovunque, si appassiona al morto, adora il morto, si soddisfa sul morto antropologicamente lo divora. Poi lo mitizza, scrive sui muri, in nero: "sarai vendicato!". E lo venera, lo onora, con file di statisti e corone di fiori, in qualità di Milite Ignoto.
... E' il SACRIFICIO UMANO, studiato nelle più brillanti Facoltà di Scienze Umane, quale carattere importantissimo e antichissimo, che si tramanda fin dalle origini dell'umanità e mai morrà. Celebratissimo, con appositi miti ed elaborati riti, con intensa e appassionata partecipazione di un vasto numero di fans, di ogni genere ed età. Sempre entusiasti, sempre eccitati, e su di giri, migranti fra gli eventi di morte, anche sobbarcandosi disagi notevoli... "Viva la Muerte!" era uno slogan del '37, in Spagna. E i baldi giovani si chiamavano "Los Novios de la Muerte", i fidanzati della Morte. Come già gli Arditi fiumani, dell'Amba Alagi, eccetera...
[*** ]
Molti, dunque, sanno già benissimo come sarà il MORTO DI GENOVA. Si prevede la faccia, la pettinatura, l'abbigliamento, il curriculum. Tutti conoscono già e si ripetono l'età, i precedenti, le frasi, le canzoni, le predilezioni, gli affetti, gli effetti, e su che ritmo stava ballando in quel momento.Un Cast Director Globale ha già predisposto tutto, dalla sceneggiatura ai fabbisogni. Tutto previsto, tutto sotto controllo, come un dopopartita da scudetto: sull'identikit si può fare sia un requiem sia un rap. Il compact avrà un record di vendite per tutta l'estate. La fotologo sulle copertine e sulle magliette conquisterà il mercato globale, anche nei paesi poveri.
[*** ]
Con la sua fama, incrementerà la vendita di vernici spray, come la vittoria della Roma, per scrivere QUEL NOME ossessivamente su tutte le facciate restaurate coi fondi del Giubileo, e lodate dai critici d'arte che sono stati nel Bronx da giovani.
[*** ]
... E fra venti o trent'anni nel "come eravamo" fra reduci e le interviste di successo...
"Io c'ero, ero proprio lì, vicinissimo al MORTO DI GENOVA!".
[*** ]
Volere IL MORTO A GENOVA, però, non è uno sport estremo. E' un trip di routine dell'animo umano più normale che vuole, e gusta, le vittime sacrificali. Ed è contento soprattutto quando SI SCOPRE UN DOLORE.
Anche nei libri e al cinema. Dolori e dispiaceri di figli e genitori o di chi ne fa le veci, con disturbi e disgrazie e inconvenienti per i vicini, i cugini e tutti gli altri parenti...
Questo, desidera l'acquirente!
Figuratevi allora UN MORTO mentre tutta l'Italia guarda A GENOVA!
... Con questo caldo!... Ma poi, e poi, chissà quanti, e per quanti anni, lì in gruppo, e a frotte, a mangiargli addosso, e a guardarci sopra QUEL POVERO MORTO DI GENOVA!
[*** ]
Ma dopo i brutti fatti di Genova, e i botti dopo i motti, e gli irrinunciabili lutti, «Chi è il "vincitore" (più o meno "morale")»?...
... Che domanda immorale: siamo tutti sconfitti e perdenti, responsabili, e irresponsabili, e innocenti, quando c'è un morto per terra.
Come in guerra.
Dagospia.com 4 Settembre 2001
MASCHIONI.
Il presidente della Rai Roberto Zaccaria si è affrettato a replicare: «Ricostruzioni fantasiose». Ed effettivamente sarebbe stato molto sgradevole se le cose fossero andate nel modo (fantasiosamente?) ricostruito da Beppe Grillo in uno spettacolo all'anfiteatro romano di Cagliari di cui dà conto Giuseppe Porcu su Repubblica: «In campagna elettorale mi ha chiamato il presidente della Rai Zaccaria: Grillo, è in gioco la democrazia, venga e faccia come Benigni. No, Benigni e Biagi hanno reso un omaggio alla destra».
Fantasie? Fantasie, compresi gli omaggi alla destra. Però non è una fantasia l'altra battutaccia greve e un po' disgustosamente maschilista che Grillo avrebbe pronunciato nel corso dello stesso spettacolo: «Donna Letizia Moratti, la prima cosa che ha fatto ha eliminato i cicli della scuola, via... se non ce li ha più lei, che cosa li teniamo a fare?». E giù risate, frizzi, lazzi e cachinni, pacche sulle spalle. Tanto, con la Moratti tutto è lecito. Non hanno nulla da dire le femministe, le sacerdotesse delle pari opportunità, le custodi del politicamente corretto? E la «lobby rosa» che fa, ride e si sganascia? Nemmeno un accenno di protesta? E se la battuta di Grillo fosse stata rivolta a Rita Levi Montalcini? o a Tullia Zevi? o a Fernanda Pivano? In quel caso piccate proteste e deplorazioni della terribile volgarità contro le donne? Silenzio.
CARTA CANTA.
Dovrebbe chiedere scusa a Enzo Biagi, però si guarda bene dal farlo. Sul Giornale Vittorio Sgarbi era andato giù durissimo sul conto di Biagi, fino al punto di affermare che la disponibilità di quest'ultimo nei confronti del «padrone» sarebbe stata così sfrontata da indurre «ogni giorno» Fortebraccio a prenderlo spietatamente come bersaglio nei suoi corsivi sull'Unità. Biagi s'inalbera. Scrive al Giornale una lettera decisamente risentita. Non si limita a una replica generica, ma sfida Sgarbi a provare quello che ha detto: «Pubblichi, insisto, un'antologia o magari anche un solo articolo di Mario Melloni (Fortebraccio), di cui conservo alcune lettere, sulla mia discutibile correttezza». È una sfida filologicamente ineccepibile: o le critiche di Fortebraccio ci sono oppure non ci sono, o ha ragione Sgarbi oppure ha ragione Biagi, tertium non datur. Sgarbi non controreplica, non cita dove, come e quando Fortebraccio avrebbe insinuato dubbi sulla correttezza di Biagi. La risposta a Biagi è redazionale e non firmata da Sgarbi in cui si dice: «Prendiamo atto». Dunque aveva torto Sgarbi e ragione Biagi. Non è legittimo attendersi almeno un cenno di scusa, cavalleresco ma doveroso?
PRESCRITTO.
Esce in questi giorni per Feltrinelli il libro Rap che raccoglie testi giornalistici scritti da Alberto Arbasino nel corso di questi mesi. Sia il Foglio sia l'Espresso rivelano che nella raccolta compare un testo «rifiutato, e dunque censurato, dai maggiori quotidiani nazionali» e scritto il 14 luglio, pochi giorni prima dei fatti di Genova: «Tutti i più impegnati e più correct / del momento / si aspettano e si augurano / ALMENO UN MORTO A GENOVA / anche i più civici e i più cinici / i più assatanati, i più cattolici / i più etici: / l'aspettativa è grande / per IL MORTO DI GENOVA / IL MORTO A GENOVA è necessario / è indispensabile! conviene! conviene!». Un testo, come si dice tristemente profetico, chissà perché lo hanno rifiutato. Mille scuse ad Arbasino.
Un morto a genova
Alberto Arbasino
Per chi è curioso del genio di Arbasino, pubblichiamo la versione del rap censurato tratta dal libro, "Rap!" in uscita da Feltrinelli.
Tutti i più impegnati e i più "correct" del momento si aspettano e si augurano ALMENO UN MORTO A GENOVA!
Anche i più civici, e i più cinici, i più assatanati, i più cattolici, i più etici: l'aspettativa è grande per IL MORTO A GENOVA!
Altro che le canzoni di Tenco, di Lauzi, di De André! altro che il "noir" di Paolo Villaggio, o i ghigni del Gabibbo!
Un morto che dia un vero senso alle pulsioni profonde e alla "vanitas" superficiale, al desiderio di ostentare virtù varie, alla brama del presenzialismo e dell'esserci!
... Altro che le stupide kermesse dell'estate, in Sardegna, magari con arresti di faccendieri e gangster in festa!
... "E' avvenuto a un metro, a tre metri, a dieci metri, e per fortuna noi eravamo intensamente lì! Abbiamo visto IL SANGUEEE! Abbiamo guardato, fotografato, bacchettato, fustigato, strigliato, RIPRESOOO! Anche i raccapriccianti dettagli, le giuste rabbie, le indignazioni più RAVE!... WOW!".
[*** ]
IL MORTO A GENOVA è necessario, è indispensabile! Conviene! Conviene! Conviene ai giovani smaniosi e ai vecchi malvissuti, ai frustrati e ai lanciati, ai debuttanti e ai "revenants"!
Di destra e di sinistra, di sopra e di sotto, con storie e provenienze diversissime, ma accomunati dall'avidità del presenzialismo e del tafferuglio, dal rumore delle botte, dall'odore della MORTE "live"! a caldo! sul campo! in tempo reale! in presa diretta! Hemingway l'ha sempre spiegato abbondantemente, alle corride e in guerra. (E lasciamo perdere D'Annunzio...). Del resto, milioni e milioni se la godono, in "trip" ai film sul Cannibale, su Auschwitz, sul Titanic, su Pearl Harbor, sentendosi poi più appagati e contenti. La cosiddetta "piccola catarsi". (Se non ci sono vittime, non si fa la fila, non si paga il biglietto).
[*** ]
VOGLIAMO IL MORTO A GENOVA!
E lo vogliamo per una costante profonda, eterna, dell'animo umano, che vuole il morto ovunque, si appassiona al morto, adora il morto, si soddisfa sul morto antropologicamente lo divora. Poi lo mitizza, scrive sui muri, in nero: "sarai vendicato!". E lo venera, lo onora, con file di statisti e corone di fiori, in qualità di Milite Ignoto.
... E' il SACRIFICIO UMANO, studiato nelle più brillanti Facoltà di Scienze Umane, quale carattere importantissimo e antichissimo, che si tramanda fin dalle origini dell'umanità e mai morrà. Celebratissimo, con appositi miti ed elaborati riti, con intensa e appassionata partecipazione di un vasto numero di fans, di ogni genere ed età. Sempre entusiasti, sempre eccitati, e su di giri, migranti fra gli eventi di morte, anche sobbarcandosi disagi notevoli... "Viva la Muerte!" era uno slogan del '37, in Spagna. E i baldi giovani si chiamavano "Los Novios de la Muerte", i fidanzati della Morte. Come già gli Arditi fiumani, dell'Amba Alagi, eccetera...
[*** ]
Molti, dunque, sanno già benissimo come sarà il MORTO DI GENOVA. Si prevede la faccia, la pettinatura, l'abbigliamento, il curriculum. Tutti conoscono già e si ripetono l'età, i precedenti, le frasi, le canzoni, le predilezioni, gli affetti, gli effetti, e su che ritmo stava ballando in quel momento.Un Cast Director Globale ha già predisposto tutto, dalla sceneggiatura ai fabbisogni. Tutto previsto, tutto sotto controllo, come un dopopartita da scudetto: sull'identikit si può fare sia un requiem sia un rap. Il compact avrà un record di vendite per tutta l'estate. La fotologo sulle copertine e sulle magliette conquisterà il mercato globale, anche nei paesi poveri.
[*** ]
Con la sua fama, incrementerà la vendita di vernici spray, come la vittoria della Roma, per scrivere QUEL NOME ossessivamente su tutte le facciate restaurate coi fondi del Giubileo, e lodate dai critici d'arte che sono stati nel Bronx da giovani.
[*** ]
... E fra venti o trent'anni nel "come eravamo" fra reduci e le interviste di successo...
"Io c'ero, ero proprio lì, vicinissimo al MORTO DI GENOVA!".
[*** ]
Volere IL MORTO A GENOVA, però, non è uno sport estremo. E' un trip di routine dell'animo umano più normale che vuole, e gusta, le vittime sacrificali. Ed è contento soprattutto quando SI SCOPRE UN DOLORE.
Anche nei libri e al cinema. Dolori e dispiaceri di figli e genitori o di chi ne fa le veci, con disturbi e disgrazie e inconvenienti per i vicini, i cugini e tutti gli altri parenti...
Questo, desidera l'acquirente!
Figuratevi allora UN MORTO mentre tutta l'Italia guarda A GENOVA!
... Con questo caldo!... Ma poi, e poi, chissà quanti, e per quanti anni, lì in gruppo, e a frotte, a mangiargli addosso, e a guardarci sopra QUEL POVERO MORTO DI GENOVA!
[*** ]
Ma dopo i brutti fatti di Genova, e i botti dopo i motti, e gli irrinunciabili lutti, «Chi è il "vincitore" (più o meno "morale")»?...
... Che domanda immorale: siamo tutti sconfitti e perdenti, responsabili, e irresponsabili, e innocenti, quando c'è un morto per terra.
Come in guerra.
Dagospia.com 4 Settembre 2001