ALLA SCALA, CAVALLERIA RUSTICANA - IL CRESCENDO DI CARLO FONTANA: MUTI NON VUOLE AVERE ALTRI AL DI FUORI DI LUI - IL PRESSING DI CONFALONIERI - MELI, NOME CHIACCHIERATO - ALBERTINI, BRAVO A DIFFONDERE DOSSIER.

(Il Velino - www.ilvelino.it) - Il popolo della Scala, come lo chiama l'ex soprintendente Carlo Fontana, sfiducia il maestro Riccardo Muti alle 14. Un'ora più tardi un'agenzia batte la notizia, poi smentita, delle dimissioni del direttore artistico del Teatro. Fontana l'apprende mentre è in commissione Cultura del Senato a ricostruire la sua versione dei fatti: dalla chiusura del Teatro, passando per la gestione degli Arcimboldi durante il periodo di ristrutturazione della Scala e i dissapori con Muti.

Se le dimissioni di Muti venissero conformate, "non saprei dire cosa succederebbe", dice Fontana ad audizione terminata, "perché non esiste un precedente". Ai componenti della commissione, intanto, Fontana aveva raccontato: "La crisi scoppia nel giugno del 2003 - ricorda - quando Muti scrive ad Albertini ponendo in discussione la mia permanenza alla Scala (cosa di cui sono venuto a conoscenza solo lunedì). Da quel momento è cominciato un pressing, anche da parte di Fedele Confalonieri, perché rinunciassi al mio posto o ad alcune deleghe a favore di Mauro Meli, nel frattempo nominato".

Un rapporto durato quasi quindici anni (dal 1990 Fontana è alla Scala) che si logora. Come mai?, chiede il presidente della commissione Franco Asciutti. "Credo che il maestro Muti - risponde Fontana - abbia col passare del tempo avuto difficoltà a rapportarsi con un sovrintendente che faceva il sovrintendente, che amministrava e cercava di governare il teatro. Ha cominciato a mostrare diffidenza nei confronti di un sovrintendente forte. Perché lui che si indentifica con la Scala non vuole avere altri al di fuori di lui. Personalmente - prosegue Fontana - non ho avuto da Muti nessun rimprovero specifico a parte una lettera del 2003 - in cui diceva che il teatro non sapeva trovare un ardimento progettuale - e in un'altra occasione nel luglio del 2004 a casa sua a Ravenna quando mi riprese dicendomi di essermi allontanato da lui. Forse aveva il sospetto che io venissi meno alla centralità del palcoscenico e quindi al primato degli artisti".



Fontana ha anche detto di ritenere che la sua presenza fosse considerata "frenante per il finanziamento di cui il teatro ha bisogno. Ero un elemento di ostacolo per quel teatro, ma io lo amo sopra ogni cosa perché ha rappresentato la mia vita, per questo ho assunto un comportamento con la schiena diritto e per questo ho citato Arturo Toscanini che non ha mai accettato che la Scala subisse soprusi, cosa che lui pagò con l'esilio. Io vivo di quell'insegnamento ma anche il popolo della Scala che oggi alle 14 ha votato la sfiducia a Meli e a Muti".

Quanto a Meli, Fontana dice che si tratta "del nome più chiacchierato nel mondo della musica. Non ho stima per il maestro Meli perché rappresenta un modo di gestire che non mi è proprio". Al sindaco di Milano, manda a dire: "Avrei gradito da parte del sindaco che prima di diffondere un dossier che mi riguardava ne avesse parlato il diretto interessato. Devo riconfermare che Albertini non ha mai convocato me e Muti insieme per un incontro anche se da me sollecitato". Sarà interessante sentire il parere anche di Albertini, dice la senatrice diessina Vittoria Franco. Intanto, domani interverrà nuovamente il sovrintendente Meli che risponderà alle questioni sulle quali è stato sollecitato già ieri dalla commissione.


Dagospia 16 Marzo 2005