SILVIO CE L'HA DURO - AI QUATTRO CROCERISSINI IN CROCE SCELTI DA SCELLI BERLUSCONI ASSICURA DI POSSEDERE TUTTE LE FUNZIONI VITALI, "SI', ANCHE QUELLA" - A "PARIOLI POCKET" CONFIDA: ''GLI ANNI SI CONTANO, MA NON CONTANO".

1 - SILVIO TRENTATRE' ("COME LUI")
Concita De Gregorio per "La Repubblica"
Per sei ore barricato in prefettura ad aspettare una platea adeguata (Quanti sono? Pochi presidente. E ora? Ancora pochi) Silvio Berlusconi arriva alle otto di sera nel palasport intitolato dai toscani a Nelson Mandela.

Consiglia un trapianto di capelli a un quarantenne in difficoltà tricologica, racconta che lui da giovane per sembrare più grande si vestiva di nero «fino a che non ho notato che vedendomi cominciavano a toccarsi in un certo posto», assicura che lui esercita tutte le funzioni vitali di un trentatreenne («Trentatrè come Lui»), tutte «sì vi posso assicurare: anche quella», infine raccomanda tutti i presenti di stare in guardia contro i comunisti, che ce ne sono ancora tantissimi e attentano alla libertà.

Il servizio d´ordine è molto nervoso e senz´altro più numeroso delle crocerossine portate da Scelli. I quaranta giovani arrivati in pullman da Milano a spese del circolo Dell´Utri piuttosto delusi. Il giovane erede Pontello in prima fila insieme a un paio di vicecoordinatori di Forza Italia locali. Una anziana con spilla vistosa munita di videocamera in stand by. La mamma della neonata Asia, sette mesi, preoccupata per il freddo. Qualche prete, un deputato locale, volontari delle Misericordie in età.

Maurizio Agliana in cappotto di pelle avorio taglia 60, in assenza di Mambro e Fioravanti è lui la star della serata: intervistato, fotografato, omaggiato dal palco. «Sì, quelli della mia parte politica mi hanno chiesto di candidarmi ma ho rinunciato, non mi interessa. Sono venuto a salutare Maurizio, che se non era per lui. Ma quale Gino Strada, lasciate stare che ne volete sapere voi». Maurizio Scelli avvisa l´art director di Palazzo Chigi, il regista Catalano, che purtroppo i pullman sono fermi a Incisa.

Arriveranno. Sono bloccati. Da chi, se non c´è traffico? «Hanno fatto di tutto per non farli arrivare». Chi, chi ha complottato per bloccare i torpedoni? I cantieri, le polemiche. I comunisti fiorentini che scavano sottopassaggi e i giornalisti, ecco.

Un disastro. La convention inaugurale del nuovo movimento di giovani che avrebbe dovuto portare nuova linfa a Forza Italia per mano dell´eroe Scelli è una triste serata con Alexia che canta in playback e Luisa Corna che intona dietro congruo compenso «I giardini di marzo» con pose da balera. Giovani pochissimi, tutti convogliati dalla Croce Rossa e volontariati limitrofi in spregio alla neutralità e al credito internazionale della prestigiosa istituzione.

Dalla Croce rossa vengono le ragazze all´ingresso che forniscono gli accrediti e accompagnano gli ospiti, una volontaria del soccorso è Raffaella la ragazza che per prima rivolge una domanda al premier. Poi però si rendono conto, si imbarazzano, glissano: scusa, da dove vieni? Da Campobasso. Sei crocerossina?

Non voglio rispondere. Come ti chiami? Che importanza ha. Scusi lei, è un volontario? No, uno studente. Cosa l´ha spinta a venire?
Mio padre. Si chiama? Non glielo dico.

L´abruzzese Scelli, volitivo avvocato conterraneo di Gianni Letta e di lui molto amico, l´aveva immaginata come la rampa di lancio verso magnifiche sorti e progressive. «Un partito? E´ ancora un interrogativo». Doveva essere l´inizio di una nuova carriera politica, dopo la sconfitta elettorale della primavera del 2001: Scelli si candidò per Forza Italia al collegio romano del Gianicolo ma fu battuto dal diessino Walter Tocci.



«Non bastarono le mie quasi trentamila preferenze, ne uscii bastonato ma mi sono rimesso in piedi e mi sono dato da fare». A partire dal nuovo incarico di commissario straordinario della Croce Rossa, su nomina compensativa di Berlusconi. Da lì in poi la vicenda televisiva e umana di Scelli è nota: la polemica con Emergency di Gino Strada, l´ospedale iracheno presidiato dai carabinieri e le prese di distanza delle Croce rossa internazionale, i canali riservati per la liberazione di Baldoni, poi ucciso, il ruolo da protagonista nelle trattative per i quattro sequestrati e per le due ragazze.

La stima di Letta, ogni volta rinnovata, il contrasto col Sismi, la gratitudine di Berlusconi ancora ieri esibita: «Sono venuto precettato da Maurizio - dice il premier - glielo dovevo per quello che ha fatto per l´Italia e per tutti noi». Precettato, se la serata è un insuccesso lui non c´entra.

Scelli non si dà per vinto. Ha fatto venire il medico iracheno Navar, quello che nel video della liberazione di Simona e Simona è accanto a lui, qui oggi sul palco con collega e bambina. Quanto è importante, dottore, la Croce rossa italiana in Iraq?

«Fondamentale». Manuela di Centa, un dj di Rtl che chiede «provate un applauso», un giornalista Rai che entusiasta annuncia «una clip sul terrorismo», così poi Scelli può dire «volevo qui Mambro e Fioravanti perché una dichiarazione di sconfitta potesse portare tutti alla vittoria». Passano sullo schermo frasi di Brecht e Teresa di Calcutta, Dante Alighieri, Paolo Coelho e Luther King.

Un tenore canta nella nebbia avvolto da una coperta rossa una canzone con parole del Papa. Paolo Belli annuncia che canta anche se lui «ma però sto da un´altra parte politica». Un "city angel", poliziotto di quartiere volontario in cravattone prepara il suo intervento. Quando arriva Berlusconi ci sono sul palco Gaetano, disabile, sul video una frase di Bob Dylan e Laura Piarulli in carrozzella al microfono. «Che bella ragazza», dice il presidente appoggiato agli amplificatori.

Scelli le regala la sua maglia della Croce Rossa, il premier che fa partire l´applauso. «Quanti giovani ci sono?» chiede sottovoce a una giornalista vicina. Pochi. Bisogna andare sul palco comunque. «Caro presidente, mi scuso se le ho procurato un imbarazzo», comincia Scelli. «Nessuna scusa, nessun imbarazzo», lo ferma lui, e parte con lo show: «Quando ero giovane come voi volevo costruire quattro case. Chiesi un prestito di 500 milioni alla Bnl». E poi il vestito da menagramo per sembrare più grande, i trent´anni percepiti con le attività connesse, i capelli che possono sempre ricrescere. E comunisti, certo. I comunisti sull´altra trincea. Scelli avvilito annuisce.

2 - SILVIO POCKET: ''GLI ANNI SI CONTANO, MA NON CONTANO"
(Ansa)
- ''Fare il presidente del Consiglio non era assolutamente tra i miei sogni. E' diventato necessario dopo, quando ho sognato di cambiare l'Italia''. Silvio Berlusconi in una intervista al periodico ''Parioli Pocket'' spiega le motivazioni della sua discesa in campo dal '94 in poi. Il successo di cui il presidente del Consiglio si dice maggiormente fiero e' quello di ''avere sinora impedito alla sinistra di mettere le mani sull' Italia''. La sua paura, invece, quella di essere ''ricordato male'' sui libri di storia se le fonti saranno i libri ed i giornali della sinistra. Berlusconi parla anche di Craxi: ''Un uomo che non ha accettato di barattare la vita con la liberta' e che per non perdere la liberta' ha perso prematuramente la vita''.

Alla domanda sul suo frenetico attivismo, il premier risponde
cosi': ''Gli anni si contano, ma non contano. Conosco molti quarantenni che non riuscirebbero a starmi dietro e a reggere un ritmo di vita e di lavoro come il mio. Non c'e' nulla che io potevo fare a 30 anni e che mi sia oggi precluso''. Nel corso dell' intervista Berlusconi annuncia anche una iniziativa editoriale: ''le critiche fanno bene. Non gli insulti. Uscira' presto un libro che ne elenchera' molti, animati da un odio personale, che non riesco ancora a comprendere nonostante ne sia vittima da piu' di 10 anni''. Il premier chiude l'intervista rispondendo ironicamente alla domanda sui motivi per cui i giovani elettori dovrebbero votarlo: ''Perche' io sono buono, bravo e mantengo le promesse.
Gli altri - dice - sono cattivi, capaci di tutto e buoni a nulla. Sembra una battuta ma invece e' proprio cosi'''.


Dagospia 31 Marzo 2005