REALITY RCS - RICUCCI DEVE ARRIVARE ALL´OPA, E L´OPA È INUTILE FARLA SE NON SI HA SOTTOMANO UN GRUPPETTO DI BUONI TRADITORI DELL´ATTUALE PATTO. OPPURE RICUCCI FARÀ UN TONFO CHE LO SENTIRANNO ANCHE IN NUOVA ZELANDA.
Giuseppe Turani per "La Repubblica"
Lo aveva giurato quando stava ancora al 10 per cento («Andrò avanti»), lo ha ripetuto quando era arrivato al 15 per cento: «Non ho alcuna intenzione di fermarmi». Adesso è in pratica arrivato ad avere in portafoglio il 20 per cento della Rcs (sul 30 per cento che, al massimo, ci sarà in giro), ma, se possibile, la sua baldanza è cresciuta ancora di più. Incurante dei soldi già spesi (più di 500 milioni di euro) e di quelli che ancora gli toccherà spendere prima della fine, annuncia che intende andare avanti e non esclude nemmeno di poter lanciare un´Opa sulla Rcs.
Stefano Ricucci, immobiliarista romano, promesso sposo di Anna Falchi, continua a muoversi sulla scena finanziaria come uno dalle disponibilità finanziarie infinite. Sa benissimo che un´Opa sulla Rcs richiederebbe di impegnare intorno ai 3,5 miliardi (e di spenderne poi effettivamente magari la metà). Soldi che oggi in Italia non ha nessuno, se non le banche (e forse nemmeno quelle per un affare come la Rcs). Eppure, con il ciuffo ben dritto in testa, fra una cena per la presentazione del film della "signora Anna" e l´altra, continua a recitare la parte di quello che la Rcs (e il "Corriere") proprio glieli devono dare, perché lui è uno che non bada a spese.
Ma che cosa vuole in realtà e quale può essere la sua strategia (escludendo che sia diventato matto fra aprile e maggio)? L´impressione che si ha è che agiti una strategia durissima (l´Opa) per arrivare magari a un risultato più accomodante. E infatti ieri ha lanciato un segnale a quelli del patto di sindacato della Rcs (che ormai sono al 58 per cento): se mi volete, io sono qui. Lasciando anche intendere che a questo punto lui è il primo azionista e che a lasciarlo fuori non fanno proprio una gran bella figura. E questo, infatti, è quello che pensano molti in piazza Affari.
Ma è probabile che si tratti solo di una finta. Se infatti la prossima settimana quelli del patto gli dicessero: «Va bene, sei un bravo ragazzo e hai speso un sacco di soldi, vieni, ti diamo un posto in consiglio», lui sarebbe veramente nei guai, perché non avrebbe più argomenti per terremotate la Borsa, avrebbe speso un sacco di soldi e avrebbe una sedia in un consiglio di amministrazione nel quale non conterebbe assolutamente niente.
E allora? Difficile capirci qualcosa. Io continuo a pensare (a differenza di Piazza Affari) che tutto questo agitarsi (e spendere milioni di euro) ha un senso solo e soltanto se Ricucci (e i suoi amici dal volto mascherato) arrivano ad avere il controllo della Rcs, mandando a casa l´attuale sindacato. E per fare questo è inevitabile passare attraverso l´Opa. Solo il lancio dell´Opa, infatti, può disintegrare (per legge) il sindacato di controllo, mettendo eventualmente in luce quelli che sono stufi di difendere il fortino del "Corriere" e che a questo punto non sarebbero contrari a incassare un po´ di soldi e a togliersi di torno da una frontiera così combattuta.
Insomma, sembra di capire che Ricucci sa che dentro al patto di sindacato attuale (nonostante tutte le smentite) c´è gente che è disposta a mollare e a consentirgli di assumere il controllo (o quasi) della Rcs. Non si riesce, francamente, a capire chi possa essere questo qualcuno d´accordo con Ricucci. Ma facciamo l´ipotesi, per ora, che le cose stiano così. E cioè che ci siano uno o più "traditori" pronti a favorire Ricucci. Se questo dovesse avvenire, dopo toccherà al resto della Galassia del Nord (e cioè a Mediobanca e a Generali). Insomma, una sorta di guerra totale e definitiva a quel che resta dell´"ala nobile del capitalismo italiano". La sepoltura definitiva del capitalismo fondatore dell´Italia industriale per passare la mano agli immobiliaristi, ai trafficanti di aree fabbricabili e di palazzi (che però sanno di avere il vento nelle vele in questo momento). Insomma, un terremoto gigantesco.
Ma può anche accadere il contrario. E cioè che Ricucci lanci finalmente la sua Opa (invece di minacciarla soltanto) e che nessuno del patto aderisca. Nemmeno uno. A quel punto lui potrà avere in mano, al massimo, il 40 per cento della Rcs (raccolto sul mercato e pagato carissimo) e potrà divertirsi (dopo una spesa di qualche miliardo di euro) ad andare alle assemblee sociali della Rcs per rompere un po´ le scatole. Insomma, come comprare un jet transoceanico per andare a pescare in Valle Scrivia o in Val d´Aveto.
Poiché tutti ammettono (e io posso solo confermare) che Ricucci è tutto meno che uno sprovveduto, il mistero continua a rimanere. Qualunque cosa faccia (Opa o non Opa) sembra essere, al momento, solo uno che ha già perso un sacco di soldi e un giorno (non lontano) dovrà gettare la spugna. Ma lui, invece, va avanti e minaccia.
Da qualche parte, quindi, deve avere un asso. Un "traditore" sicuro dentro il patto (anzi, più d´uno: deve trovare chi, da dentro il patto, gli consegni almeno il 10 per cento di Rcs, mandando così in briciole l´attuale maggioranza). E alle spalle deve avere qualcuno (molto potente e molto ricco) che gli ha garantito coperture e fondi illimitati.
Insomma, più si riflette su questa storia e più ci si convince che Ricucci deve arrivare all´Opa, e l´Opa è inutile farla se non si ha sottomano un gruppetto di buoni traditori dell´attuale patto. Se è così, se non mi sbaglio, è ovvio che tutti verranno allo scoperto di questa storia solo alla fine. E a quel punto ci sarà da divertirsi. O scopriremo che qualcuno non era quello che diceva di essere (e cioè un fedele socio del patto di sindacato Rcs) oppure Ricucci farà un tonfo che lo sentiranno anche in Nuova Zelanda.
Dagospia 31 Maggio 2005
Lo aveva giurato quando stava ancora al 10 per cento («Andrò avanti»), lo ha ripetuto quando era arrivato al 15 per cento: «Non ho alcuna intenzione di fermarmi». Adesso è in pratica arrivato ad avere in portafoglio il 20 per cento della Rcs (sul 30 per cento che, al massimo, ci sarà in giro), ma, se possibile, la sua baldanza è cresciuta ancora di più. Incurante dei soldi già spesi (più di 500 milioni di euro) e di quelli che ancora gli toccherà spendere prima della fine, annuncia che intende andare avanti e non esclude nemmeno di poter lanciare un´Opa sulla Rcs.
Stefano Ricucci, immobiliarista romano, promesso sposo di Anna Falchi, continua a muoversi sulla scena finanziaria come uno dalle disponibilità finanziarie infinite. Sa benissimo che un´Opa sulla Rcs richiederebbe di impegnare intorno ai 3,5 miliardi (e di spenderne poi effettivamente magari la metà). Soldi che oggi in Italia non ha nessuno, se non le banche (e forse nemmeno quelle per un affare come la Rcs). Eppure, con il ciuffo ben dritto in testa, fra una cena per la presentazione del film della "signora Anna" e l´altra, continua a recitare la parte di quello che la Rcs (e il "Corriere") proprio glieli devono dare, perché lui è uno che non bada a spese.
Ma che cosa vuole in realtà e quale può essere la sua strategia (escludendo che sia diventato matto fra aprile e maggio)? L´impressione che si ha è che agiti una strategia durissima (l´Opa) per arrivare magari a un risultato più accomodante. E infatti ieri ha lanciato un segnale a quelli del patto di sindacato della Rcs (che ormai sono al 58 per cento): se mi volete, io sono qui. Lasciando anche intendere che a questo punto lui è il primo azionista e che a lasciarlo fuori non fanno proprio una gran bella figura. E questo, infatti, è quello che pensano molti in piazza Affari.
Ma è probabile che si tratti solo di una finta. Se infatti la prossima settimana quelli del patto gli dicessero: «Va bene, sei un bravo ragazzo e hai speso un sacco di soldi, vieni, ti diamo un posto in consiglio», lui sarebbe veramente nei guai, perché non avrebbe più argomenti per terremotate la Borsa, avrebbe speso un sacco di soldi e avrebbe una sedia in un consiglio di amministrazione nel quale non conterebbe assolutamente niente.
E allora? Difficile capirci qualcosa. Io continuo a pensare (a differenza di Piazza Affari) che tutto questo agitarsi (e spendere milioni di euro) ha un senso solo e soltanto se Ricucci (e i suoi amici dal volto mascherato) arrivano ad avere il controllo della Rcs, mandando a casa l´attuale sindacato. E per fare questo è inevitabile passare attraverso l´Opa. Solo il lancio dell´Opa, infatti, può disintegrare (per legge) il sindacato di controllo, mettendo eventualmente in luce quelli che sono stufi di difendere il fortino del "Corriere" e che a questo punto non sarebbero contrari a incassare un po´ di soldi e a togliersi di torno da una frontiera così combattuta.
Insomma, sembra di capire che Ricucci sa che dentro al patto di sindacato attuale (nonostante tutte le smentite) c´è gente che è disposta a mollare e a consentirgli di assumere il controllo (o quasi) della Rcs. Non si riesce, francamente, a capire chi possa essere questo qualcuno d´accordo con Ricucci. Ma facciamo l´ipotesi, per ora, che le cose stiano così. E cioè che ci siano uno o più "traditori" pronti a favorire Ricucci. Se questo dovesse avvenire, dopo toccherà al resto della Galassia del Nord (e cioè a Mediobanca e a Generali). Insomma, una sorta di guerra totale e definitiva a quel che resta dell´"ala nobile del capitalismo italiano". La sepoltura definitiva del capitalismo fondatore dell´Italia industriale per passare la mano agli immobiliaristi, ai trafficanti di aree fabbricabili e di palazzi (che però sanno di avere il vento nelle vele in questo momento). Insomma, un terremoto gigantesco.
Ma può anche accadere il contrario. E cioè che Ricucci lanci finalmente la sua Opa (invece di minacciarla soltanto) e che nessuno del patto aderisca. Nemmeno uno. A quel punto lui potrà avere in mano, al massimo, il 40 per cento della Rcs (raccolto sul mercato e pagato carissimo) e potrà divertirsi (dopo una spesa di qualche miliardo di euro) ad andare alle assemblee sociali della Rcs per rompere un po´ le scatole. Insomma, come comprare un jet transoceanico per andare a pescare in Valle Scrivia o in Val d´Aveto.
Poiché tutti ammettono (e io posso solo confermare) che Ricucci è tutto meno che uno sprovveduto, il mistero continua a rimanere. Qualunque cosa faccia (Opa o non Opa) sembra essere, al momento, solo uno che ha già perso un sacco di soldi e un giorno (non lontano) dovrà gettare la spugna. Ma lui, invece, va avanti e minaccia.
Da qualche parte, quindi, deve avere un asso. Un "traditore" sicuro dentro il patto (anzi, più d´uno: deve trovare chi, da dentro il patto, gli consegni almeno il 10 per cento di Rcs, mandando così in briciole l´attuale maggioranza). E alle spalle deve avere qualcuno (molto potente e molto ricco) che gli ha garantito coperture e fondi illimitati.
Insomma, più si riflette su questa storia e più ci si convince che Ricucci deve arrivare all´Opa, e l´Opa è inutile farla se non si ha sottomano un gruppetto di buoni traditori dell´attuale patto. Se è così, se non mi sbaglio, è ovvio che tutti verranno allo scoperto di questa storia solo alla fine. E a quel punto ci sarà da divertirsi. O scopriremo che qualcuno non era quello che diceva di essere (e cioè un fedele socio del patto di sindacato Rcs) oppure Ricucci farà un tonfo che lo sentiranno anche in Nuova Zelanda.
Dagospia 31 Maggio 2005