DELLA VALLE E RICUCCI AI MATERASSI (IL PIU' PULITO HA LA ROGNA)
"RICUCCI È UN'INVENZIONE DI MEZZA ESTATE, UN RAGAZZOTTO POCO TRASPARENTE"
RICUCCI FA I CONTI IN TASCA A SCARPE DIEM: "LE PARTECIPAZIONI IN LUSSEMBURGO..."

1 - "BERLUSCONI NON PUÒ SDOGANARE IMPRENDITORI POCO TRASPARENTI"
Giovanni Pons per La Repubblica

"Ricucci è un'invenzione di mezza estate, un ragazzotto che ha fatto il passo più lungo della gamba e ora sta cercando il modo di uscire senza danni da un'operazione più grande di lui". Non usa mezzi termini Diego Della Valle per definire l'incursione che l'immobiliarista romano ha compiuto nel capitale del gruppo che controlla il Corriere della Sera. Ma la preoccupazione maggiore deriva dal recente intervento di Silvio Berlusconi a sostegno di soggetti di cui si conosce ben poco della loro storia imprenditoriale. In nome di una battaglia contro i poteri forti che secondo il fondatore della Tod's non ha più molto senso al giorno d'oggi.

Della Valle, perché il mondo dell'impresa si è sorpreso dall'intervento di Berlusconi a sostegno di Ricucci?
"C'è un grande disagio in seno al mondo che produce perché qualcuno mette sullo stesso piano le imprese serie che hanno una storia alle spalle con gli ultimi arrivati dei quali non si sa nulla. Non è un ragionamento snobistico ma a tutela delle regole di questo Paese. Siamo sorpresi che Berlusconi sia entrato nel dettaglio di singole operazioni. Dovrebbe volare più alto e siamo sicuri che se lo farà saprà distinguere le imprese serie dagli affaristi dell'ultima ora".

Secondo lei sono interventi casuali o c'è un disegno politico finanziario dietro tutto ciò?
"Sono posizioni a favore della parte non imprenditoriale del Paese. Credo abbia prevalso la voglia di contrastare realtà che Berlusconi non considera amiche ammiccando a costo zero ad alcuni kamikaze che stanno tentando operazioni impossibili ma che creano nervosismo al sistema. Se Berlusconi sdogana Ricucci gli imprenditori si preoccupano".

Perché la Magiste è diversa da altri gruppi, come la Pirelli Re, che fanno trading immobiliare?
"Il problema è che Ricucci non è un imprenditore trasparente. Dovrebbe presentare un pedigree al mercato e alle istituzioni facendo capire da dove prende il denaro. Tutto ciò viene sempre annunciato ma mai realizzato. Bisogna distinguere tra il mondo immobiliare serio, importante tanto quanto gli altri settori dell'economia, e chi fa speculazioni che non portano ricchezza al Paese".

Non crede che Ricucci possa lanciare l'Opa su Rcs?
"La regola d'oro quando si fanno operazioni di questo tipo è quella del silenzio. Se invece si parla molto è sintomo di debolezza. Detto questo non mi pare che da quelle parti vi siano capitali sufficienti a sostenere un'Opa. Finora abbiamo visto lanci di agenzia ridicoli e nessun lancio di Opa".

La Consob ha detto che il codicillo anti blindatura non tiene in caso di Opa. È stato un passo falso del patto?
"La blindatura di fatto non serviva, è stata fatta solo per rassicurare il mercato e i dipendenti. Quello che conta è la compattezza dei soci: nel caso di un'Opa nessuno cederebbe mezza azione. Aspettiamo che lancino quest'Opa e poi la valuteremo: la prima regola è che ci vogliono i soldi".

Mediobanca e Generali secondo lei non sono in pericolo?
"Mediobanca e Generali sono gestite in maniera eccellente da manager giovani e preparati. L'azionariato è stabile ed equilibrato, non vedo problemi. Di certo non ci si spaventa in realtà così consolidate per un gruppo di Lanzichenecchi che ha preso gusto a far soldi con toccate e fughe. Alcuni banchieri e professionisti che hanno innescato i meccanismi finanziari che permettono a questi signori di agire dovrebbero vergognarsi".

Ma i principali centri di potere del Paese sono ancora controllati attraverso i patti di sindacato. È giusto?
"I salotti buoni e i centri di potere c'erano qualche anno fa, e io ne so qualcosa avendoli avuti contro più di una volta. Oggi quei protagonisti o non contano più o sono passati a miglior vita. Ci sono invece gruppi di persone che tengono in egual considerazione il mercato e tutti gli azionisti".

Tuttavia non si può negare che sulle banche sia in corso una cruenta battaglia di potere. Chi vincerà?
"Dipende. Se guardiamo a ciò che sta facendo Alessandro Profumo dobbiamo essere solo orgogliosi. L'operazione Unicredit-Hvb ci fa onore sui mercati internazionali. Il rapporto tra imprenditori sani e banchieri seri è fortissimo. Se guardiamo invece alle operazioni Antonveneta e Bnl dobbiamo preoccuparci per l'operato della Banca d'Italia".



Come giudica l'intervento del Tar del Lazio sulla vicenda Antonveneta?
"Per fortuna ci sono tante istituzioni serie come il Tar, la Consob e l'Antitrust, che non si fanno influenzare da una certa politica. Ho sempre avuto una posizione critica verso Banca d'Italia perché lì la confusione è totale, non ci sono più arbitri ma giocatori in campo che si sono messi una maglia che ritengo non faccia bene al Paese".

Se il Tar nel suo giudizio finale dovesse dare torto alla Banca d'Italia secondo lei che cosa dovrebbe fare Antonio Fazio?
"L'ho già detto più volte, secondo me Fazio dovrebbe andare a casa. La politica dovrebbe intervenire in questo senso e risolvere una situazione imbarazzante per l'immagine dell'Italia all'estero".

Condivide l'opinione di Catricalà secondo cui la Banca d'Italia è un santuario da profanare per ottenere più concorrenza?
"Assolutamente. Credo che i banchieri di un certo livello pensino che con più concorrenza si possono offrire migliori servizi ai correntisti. Qualche banchiere invece ritiene di gestire le banche come centri di potere elargendo denaro a destra e a manca".

Lei è parte in causa nella vicenda Bnl. Pensa che possa arrivare una contro Opa dall'Unipol?
"Se l'Unipol volesse fare un'operazione di mercato, in cui si mettono sullo stesso piano gli azionisti grandi e piccoli, siamo pronti a valutarla con grande obbiettività. Su questo penso sia d'accordo anche un imprenditore serio come Caltagirone che in questo momento sta dalla parte opposta".

2 - RICUCCI: "CI DICESSE CON CHIAREZZA IL 'RAGAZZOTTO' ANZIANO PERCHÉ DETIENE QUESTE PARTECIPAZIONI IN LUSSEMBURGO E COME HA FATTO AD ACQUISTARLE"
Da Tgcom.it

"E' ora di fare chiarezza anche sul 'ragazzotto anziano' Diego Della Valle, un industriale poco trasparente che non è nemmeno riuscito a raggiungere una posizione di leadership nel suo campo: le scarpe". Così Stefano Ricucci replica all'intervista rilasciata da Della Valle a Repubblica nella quale lo definisce "un'invenzione di mezza estate, un ragazzotto che ha fatto il passo più lungo della gamba".

A Della Valle che lo definisce "un imprenditore poco trasparente", Ricucci replica con qualche cifra: "il suo gruppo capitalizza 1,219 miliardi di euro e lui ne controlla circa il 70% insieme con il fratello. Debbo ritenere che lui possieda un patrimonio di circa 700/800 milioni di euro. Come famiglia Della Valle".

Nel settore dove opera, tra l'altro, sottolinea il finanziere-immobiliarista romano, "ci sono gruppi molto più importanti e dinamici: Geox ad esempio, con il suo brillante amministratore Mario Moretti Polegato, che capitalizza ora circa 2 miliardi di euro".

Poi Ricucci snocciola le partecipazioni detenute da Della Valle: "La Dorint, la sua holding lussemburghese, possiede il 4,99 di Bnl, il 3% di Rcs e circa lo 0,50-0,70% di Mediobanca. E quindi ha partecipazioni che a livelli attuali valgono circa 600-700 milioni di euro. Ci dicesse dunque con chiarezza il 'ragazzotto' anziano - insiste Ricucci - perché detiene queste partecipazioni in Lussemburgo e come ha fatto ad acquistarle. Perché blatera di trasparenza e non le conferisce alla sua holding italiana? Aspettiamo fiduciosi anche si sapere quanto è il livello di indebitamento della sua holding lussemburghese, visto che il 'ragazzotto anziano' non si e' mai premurato di mostrarci i bilanci certificati della Dorint Sa. Evidentemente esiste una deroga, naturalmente valida solo per lui, a quella trasparenza che lui tanto invoca".

"Ricordo ancora al 'ragazzotto anziano' - prosegue Ricucci insistendo sull'appellativo usato da Della Valle nei suoi confronti - che i bilanci del mio gruppo sono certificati dalla Price Waterhouse Cooper, anche se formalmente ciò non è dovuto in quanto il mio gruppo non è quotato in Borsa. Sono però d' accordo con il 'ragazzotto anziano' sul fatto che la regola del silenzio è d'oro. Infatti - conclude Ricucci - non ho mai rilasciato alcuna intervista nell'ultimo periodo. Chi chiacchiera settimanalmente è invece proprio lui: vedi le esternazioni offensive che puntualmente rivolge ai suoi avversari e alle grandi istituzioni".


Dagospia 25 Giugno 2005