CLEMENTINA LA SECCHIONA - 42 ANNI, JEANS E MAGLIETTA, "ALFIERE DEL LAVORO", EX POLIZIOTTA CHE NON AMA FARSI FOTOGRAFARE: CHI E' IL MAGISTRATO FORLEO CHE HA METAFORICAMENTE MESSO IN MANETTE I «PIRATI DELLA FINANZA» (LA DEFINIZIONE È SUA).

Susanna Ripamonti per L'Unità

Secchiona. Ha 42 anni, ma di curriculum ne dimostra il doppio. Clementina Forleo, la gip milanese che da mesi occupa le prime pagine dei giornali, prima con la sua coraggiosa sentenza sugli islamici, adesso col provvedimento che ha metaforicamente messo in manette i «pirati della finanza» (la definizione è sua) ha un'aria da ragazzina blue jeans e maglietta e il rigore quasi claustrale del magistrato che indossa la toga come una seconda pelle.

La notorietà che ormai la perseguita suo malgrado, non nasce da quel vezzo, da cui non sono immuni molti suoi colleghi, di spettacolizzare la giustizia, simulando fastidio per flash e telecamere. Sarà un caso, ma spulciando gli archivi non abbiamo trovato nemmeno una sua foto e la sola proposta: «posso mandarle un fotografo?» la fa inorridire.

Clementina studia le carte con puntigliosa precisione, che approfondisce la materia che deve trattare. Un po' secchiona a dire il vero lo è sempre stata, ma anche come studentessa era una fuori classe. Dopo la maturità è stata insignita da Pertini del titolo di «Alfiere del lavoro», essendo tra i 25 studenti che quell'anno si erano diplomati con 60/60esimi col più alto punteggio in graduatoria. Si è laureata in giurisprudenza a Bari, manco a dirlo con 110 e lode. La stessa passione per lo studio si riscontra nel suo lavoro.

Se ad esempio ha a che fare con una galassia complessa come quella del terrorismo islamico si prende la briga di verificare cosa significa in arabo quella determinata parola, in quale contesto, con quali riferimenti politici, storici e culturali viene utilizzata. Se le prove che deve valutare non hanno consistenza si stringe nelle spalle, sorride e scrive che nonostante gli encomiabili sforzi investigativi compiuti, gli elementi acquisiti non hanno rilevanza processuale.

E se alla fine del suo lavoro, le indicazioni giurisprudenziali la portano con certezza a conclusioni scomode, anticonformiste, che sicuramente le procureranno grane, con preoccupazione, ma anche con consapevolezza mette nero su bianco che l'imputato che le sta di fronte non è un terrorista ma un guerrigliero. Poi succeda quel che succeda, lei ha la coscienza tranquilla. Ha applicato i codici.



Un magistrato non necessariamente opportunista, ma solo un po' più attento a carriera e immagine, avrebbe forse girato la testa dall'altra parte quel pomeriggio di poche settimane fa, quando passeggiando in centro ha visto una decina di poliziotti picchiare a sangue un giovane, inseguito e poi fermato. Lei stava già occupandosi di Antonveneta, sapeva i rischi di sovraesposizione a cui andava incontro, ma il cuore è partito, prima di un rapido calcolo di opportunità.

Si è presentata al capo-pattuglia come una qualunque cittadina e ha chiesto di essere identificata perchè intendeva testimoniare sulle scorrette modalità di arresto di quella persona che neppure conosceva. E appena le sue decisioni sulla pirateria bancaria sono state depositate, il ministro Castelli gliel'ha fatta pagare, chiedendo un'azione disciplinare per il suo intervento nei confronti dei poliziotti-Rambo. Ma lei, anche in questo caso ha un trofeo da spolverare: prima di entrare in magistratura Clementina Forleo è stata per due anni in polizia, conosce bene le regole e le modalità operative e pure la sua breve carriera in divisa si è conclusa con l'encomio solenne di Vincenzo Parisi «per aver affrontato con eccezionale senso del dovere e non comune spirito umanitario» la situazione dei profughi albanesi sbarcati in Italia.

Adesso si è conquistata a pieno titolo la fama di lady di ferro della giustizia, ma anche se il rigore è l'abito mentale che più le si attaglia, lei lo indossa con naturalezza e senza forzature.

Del suo lavoro non dice una parola neppure con gli amici più fidati. Elude con una bella risata e con un gentilissimo «mi dispiace» qualunque domanda dei giornalisti che si appostano davanti al suo ufficio, dove si riesce ad entrare solo in periodi di calma piatta per uscirne invariabilmente a mani vuote. Ma quando spiega il suo modus operandi unisce ad anello l'indice e il pollice della mano destra e dice che lei valuta le prove: così, così e così. Con calma, con metodo, con competenza. Quando la attaccano risponde che è serena e tranquilla: così, così e così. Nominata magistrato di Corte d'Appello non dichiara particolari ambizioni di carriera. Alla domanda: «Cosa farà da grande?» risponde ridendo: «Spero di poter continuare a fare serenamente il mio lavoro».

Estorcerle informazioni sulla sua vita privata è quasi impossibile. A stento ammette che le piace nuotare e che ha imparato solo di recente a stare a galla. Sarà una metafora? Adora i gatti e le buone letture. Libri? Soprattutto saggistica, libri sulla guerra in Bosnia e in Iraq, testi di diritto internazionale e letteratura giuridica (di cui è autrice, con pubblicazioni in materia di stupefacenti). Non ha figli, ma anche se non ne parla, ci auguriamo per lei che abbia grandi amori.


Dagospia 10 Agosto 2005