MAI DIRE TV - GRASSO CHE COLA: "IL VERO PACCO È QUELLO CHE LA RAI STA RIFILANDO A MEDIASET E CHE HA ANCHE UN NOME, BONOLIS" - E MINOLI GODE: "MENTANA SIA PIÙ HARD, IL GIORNALISMO È UN GIUSTO MIXER".

1 - GHINAZZI AMARI PER PAOLINO
Aldo Grasso per il "Corriere della Sera"


C'eravamo sbagliati. Qui mi sa che il vero pacco è quello che la Rai sta rifilando a Mediaset e che ha anche un nome, Paolo Bonolis. Lo fa pensare lo strepitoso successo che la nuova edizione di Affari tuoi, condotta da Pupo, ha ottenuto all'esordio: 8 milioni 764 mila spettatori, con uno share del 32,89%, contro i 6 milioni 785 mila spettatori di Paperissima sprint (25,22%). La puntata di esordio di Affari tuoi del 13 ottobre 2003 era stata vista da 7 milioni 217 mila spettatori con il 26,27% di share. E' vero che allora Bonolis aveva contro Striscia la notizia e che dalla settimana prossima anche Pupo dovrà vedersela con Ezio Greggio e Franco Neri, e tuttavia chi ben comincia, con quel che segue.

Chi ben comincia, bisogna ammetterlo, ha cominciato fra la perplessità dei più: per battere Bonolis ci vuole un fuoriclasse, per battere Bonolis ci vuole Teo Teocoli, per battere uno come Bonolis ce ne vogliono due: Teocoli e Fabio Fazio. E invece, sull'onda della sorpresa estiva del Malloppo, Pupo si è guadagnato la conduzione del programma più visto delle ultime due stagioni. Sembrava una soluzione disperata: perdere per perdere era meglio perdere con un outsider, con un artista di ritorno che non pesasse troppo sulle casse della Rai. Al contrario, i risultati di lunedì sera hanno rivoltato come un guanto le nostre poche certezze sulla tv.

Chi ben comincia sa anche che i conti si fanno alla fine, quando è passato l'effetto sorpresa, quando la concorrenza ha preso le misure, quando la questione dei pacchi ha esaurito ogni nostra intelligenza. Per intanto, però, c'è ancora molto da capire. Capire perché il conduttore più pagato della tv italiana, messo a condurre uno dei programmi più popolari della tv italiana (90° minuto), stia fornendo prove deludenti, così deludenti da costringerlo a richiamare la sua spalla storica, quello che fa la parte dello scemo del villaggio, Luca Laurenti. Capire perché ci eravamo convinti che il format di Affari tuoi fosse molto fragile, roba da archeologia tv, e che il successo fosse dovuto soltanto alla bravura del conduttore, capace di cavare sangue dalle rape (bisognava forse porre più attenzione a quanto diceva la Endemol, la casa di produzione: Affari tuoi ha successo dappertutto).
Capire perché Mediaset si è portata a casa la persona più detestata da Antonio Ricci pensando di fare terra bruciata della concorrenza. Naturalmente, appena avremo con molta fatica capito queste cose, nuovi numeri e ascolti diversi ci costringeranno un'altra volta a inseguire l'imprevedibilità della tv.

Già, l'imprevedibilità, non il dato ma la dote più confortante della tv. Per il piccolo schermo, Pupo era già «un uomo bruciato», un cavallo di ritorno buono solo per i reality, un ex qualcosa che andava in tv solo perché aveva qualcosa da farsi perdonare. Di questi tempi poi: come si fa a giustificare su una rete cattolica, diretta da un uomo che si vuole molto cattolico (Fabrizio Del Noce) ma il cui carattere vanaglorioso lo espone a molte concessioni, come si fa, dicevo, a giustificare nell'ora di massimo ascolto un conduttore che afferma pubblicamente di convivere da almeno 15 anni con la moglie (la pax familiare) e con l'amante (la pacs familiare)?

Nonostante ogni cosa gli si rivolga contro, nonostante i pronostici sfavorevoli e le accuse di clonare il predecessore, Enzo Ghinazzi, in arte Pupo, compie il più formidabile comeback degli ultimi anni. Ha afferrato la seconda opportunità, la riconversione d'uso che la tv gli offriva e, per ora, l'ha trasformata in un successo. Il suo «sciagurato» curriculum rischia di diventare un percorso d'artista.


2 - MENTANA SIA PIÙ HARD, IL GIORNALISMO È UN GIUSTO MIXER
Isabella Angius per "Il Riformista"


Ieri si parlava solo di Matrix. E di quel 6% di share che non può essere giustificato nemmeno dal pieno di ascolti di Miss Italia. I rumours si rincorrono immaginando Davide Parenti in fuga da Enrico Mentana, accusato di voler fare del suo programma un piccolo Porta a Porta. Nulla di ufficiale, rumours appunto. Ma stasera lo scontro Rai e Mediaset sarà a tutto campo, si comincia con il primo duello vero (non virtuale come quello domenicale) tra Paolo Bonolis e Simona Ventura. Il mercoledì in prime time Bonolis scende in campo per la partita infrasettimanale del campionato di calcio mentre la Ventura debutta, su Raidue, con la terza edizione dell'Isola dei Famosi.

Per gli amanti del genere ci sarà da divertirsi, nelle case italiane gli uomini vorranno vedere Bonolis e le donne la Ventura. Dati alla mano di solito vincono le donne. Ma non sempre. Torniamo però ancora a lunedì: alle 23,40 su Raitre assolutamente in sordina è tornato Mixer (mascherato da La storia siamo noi). Domanda-risposta e qualche servizio da commentare insieme all'interlocutore, ovviamente, di Giovanni Minoli. Proprio nelle ultime settimane si è molte volte citato Mixer come esempio di giornalismo da opporre al chiacchiericcio da salotto. Un esempio positivo, da imitare e riproporre. Proprio lo stesso Mentana aveva fatto riferimento a quello schema come modello esportabile nel suo Matrix.



Minoli ha ripreso quella formula, non l'ha cambiata nemmeno un po', ed è partito proprio lunedì sera, su Raitre, mantenendo però il brand di Rai Educational de La storia siamo noi. Nessuno ne ha parlato. E a dire il vero Mentana non ha esportato il format di Minoli. Sta di fatto che la prima puntata di questo nuovo ciclo di trasmissioni era dedicata a una lunga intervista ad Andrea Muccioli, figlio di Vincenzo, fondatore della comunità di San Patrignano. A dieci anni dalla sua scomparsa la storia di un uomo più volte al centro di indagini giudiziarie e di polemiche feroci, tra cui quella con don Ciotti che chiude la puntata con parole affettuose ad Andrea che mostra ancora i chiari segni di rancore verso il prete torinese.

Gli ascolti anche per Minoli non sono andati benissimo,anzi, ma è lo stesso direttore di Rai Educational a non drammatizzare, non lo fa nemmeno per Mentana, «o si rispettano le seconde serate che sono il luogo dell'approfondimento o è inutile farle. Lunedì sera Miss Italia ha finito all'1,15 facendo l'80% di share. Non si possono confrontare i miliardi di Miss Italia con le zero lire de La storia siamo noi. È importantissimo che ci sia Matrix, è quasi banale dirlo. C'è bisogno di più voci. C'è da dire però che è inutile giudicare Mentana alle prime puntate e soprattutto fare il confronto con i Porta a Porta di oggi. Andiamoci a rivedere le prime puntate di Vespa, confrontiamole con quelle. Questo discorso vale per Mentana come per il Serie A di Bonolis rispetto al Novantesimo minuto. Quello che ancora non funziona di Matrix è l'idea originale, ovvero la fusione tra l'anima delle Iene e quella dell'informazione. Per ora Mentana e Parenti sono due rette parallele, non si incontrano. E quando si incontrano nessuna delle due dà il meglio di sé. L'identità non è ancora forte ed è per questo che vediamo crescere il numero delle poltrone».

Ci si è messa pure la scenografia, con la scelta delle poltrone bianche pressoché identiche a quelle di Vespa. «Mentana ci aveva annunciato il giornalismo hard e invece già con Tremonti, alla prima puntata, erano solo scambio di battute, dopo due ore non c'era l'ombra di una notizia. A proposito poi delle poltrone bianche: poteva essere una citazione ironica se Mentana avesse realmente messo a nudo l'ospite».

La prossima puntata de La storia siamo noi sarà dedicata «all'incrocio di cronaca e politica in tv, ovvero il caso Vermicino» - racconta Minoli - «in questo senso quello è il primo vero caso di reality in diretta. In quei giorni si consumava lo scandalo P2, l'assassinio di Roberto Peci e il primo governo a guida laica di Giovanni Spadolini. La domanda che ci poniamo è "chi decide cosa". Quanti bambini hanno incidenti simili a quello del povero Alfredino? Perché lui è diventato un caso?». Minoli userà materiale di repertorio, perché La storia siamo noi è innanzitutto un'indagine nella memoria, l'idea è quella di «ricordare il passato per capire il presente e progettare il futuro».

Certo Minoli è arrivato morbido in video, non ha "abusato"del suo potere, ma ha l'aria di non voler essere da meno nello scontro mediatico-politico. Ed è proprio con la sua missione di portare la storia in tv che vuole ritagliarsi un ruolo in quest'anno elettorale. Se le prime puntate sembrano essere anni luce distanti dal cicaleccio politico, Minoli non dimentica di avere nel cassetto la prima intervista di Silvio Berlusconi politico.

Era il 1993 e il cavaliere annuncia la "discesa in campo", Minoli è co-protagonista del faccia a faccia, presto verrà mandata in onda così come l'intervista che fece a Romano Prodi nel '96. Tutto scritto, c'è solo da rileggere. «Voglio fare un ragionamento sul presente, mostrando il passato. Lo so, qualcuno (il riferimento sembra essere a Vespa, ndr) vorrebbe che mi occupassi della Roma antica. Purtroppo di quel periodo non ho archivio e non mi danno abbastanza soldi per fare fiction storiche da utilizzare». A proposito di fiction,vero fiore all'occhiello dell'intera produzione dell'azienda pubblica, Agostino Saccà in una trionfalistica conferenza stampa ha dato notizia di una nuova produzione di Rai Fiction, Rai Educational, Einstein Multimedia in Sicilia.

Agrodolce, questo il nome della fiction, sarà ambientata a Termini Imerese e nella speranza dei produttori c'è l'idea che possa diventare quello che in passato è stato Un posto al sole per Napoli. Il centro di produzione della Rai di Napoli stava per chiudere quando Minoli presentò il progetto, oggi ci sono 1300 posti lavoro intellettuali per quella soap tutta italiana. Agrodolce è una sfida che ha visto impegnato, per la prima volta, il Cipe che ha investito 13 milioni di euro in questa produzione che vuole essere un primo passo per trasformare «un'avventura autoriale in una vera e propria industria attraverso un racconto popolare».

Anche le fiction sono entrate nel vortice censura,pensiamo a Camilleri e a Sabina Guzzanti. Questo tipo di racconto popolare è più potente del talk show? «Non c'è dubbio. Il talk è solo un confronto di opinioni senza analisi e approfondimento. Se penso a Porta a Porta penso a un luogo dove dopo mezz'ora è difficile distinguere le opinioni dal confronto degli slogan, malgrado l'eccezionale abilità di Vespa». Dicono che lei sia amico di Romano Prodi, vero? «Sono un uomo del servizio pubblico assunto all'unanimità dal consiglio di amministrazione, quindi un uomo del servizio pubblico. Essere amico di Romano Prodi non mi impedisce di essere soprattutto tutto questo. Anzi forse per questo siamo amici».


Dagospia 21 Settembre 2005