MORO PER SEMPRE - LA CLAMOROSA RIVELAZIONE DI GUZZANTI ("PRODI SAPEVA CHE MORO ERA PRIGIONIERO IN VIA GRADOLI") È ANCORA PIÙ CLAMOROSA SE TENIAMO PRESENTE CHE MORO NON È MAI STATO PRIGIONIERO IN VIA GRADOLI.
Riceviamo e pubblichiamo:
Lettera 1
Caro Professore,
mi riferiscono che la corte che La circonda ha provveduto a segnalarmi come reo di "intelligenza con il nemico" per aver intervistato il presidente della commissione Mitrokhin, Paolo Guzzanti, che è tornato sulla vicenda della seduta spiritica del 2 aprile 1978 in cui uscì fuori la famosa parola "Gradoli" a indicare il luogo dove Aldo Moro era tenuto prigioniero. Secondo i cortigiani sarei doppiamente colpevole, perché nasconderei l'obiettivo di metterti in difficoltà con operazioni di fuoco amico. Sono, infatti, un elettore dichiarato del centrosinistra. Io, però, voglio spingermi più in là: sono anche un sostenitore convinto dell'idea di partito democratico su cui Lei sta spendendo più di ogni altro e mi auguro dunque che riesca a vincere le elezioni e sostituire l'attuale governo che tanto male sta facendo all'Italia.
Però.
Però c'è una verità su cui l'intervista di ieri trasmessa da Nessuno Tv La interroga e su cui la risposta dell'annunciata querela è piuttosto debole. Guzzanti dice: "Abbiamo scoperto verità pazzesche, quando ho interrogato Prodi sulla seduta spiritica ha farfugliato. Prodi sapeva". Il problema è che qui non stiamo parlando delle solite fastidiose illazioni su Nomisma e sulla gestione dell'Iri. Qui siamo nella carne viva della storia della Repubblica, nella ferita mai cicatrizzata, nel sangue che ricade sui figli. Serve uno sforzo di verità, perché la verità mai come in questa storia è decisiva. Allora, ricostruiamo la vicenda.
Il 2 aprile 1978 sono trascorsi 17 giorni dal rapimento di Moro a via Fani. Vi ritrovate nella casa di Alberto Clo alle porte di Bologna. C'è una comitiva di 17 persone, 5 sono bambini. Tra i dodici adulti, tre sono destinati a fare i ministri: Romano Prodi, Mario Baldassarri e lo stesso Alberto Clo. E' Clo a proporre il gioco del piattino: disegnate le lettere dell'alfabeto, mettete il dito nel piattino, invocate gli spiriti di Alcide De Gasperi e Luigi Sturzo, il piattino si muove sulle lettere e compone tre parole di senso compiuto: Viterbo, Bolsena, Gradoli. Il fratello di Clo trova una mappa stradale e nota che vicino Viterbo c'è una località chiamata Gradoli. Il 4
aprile 1978 riferisci la vicenda ai collaboratori del ministro dell'Interno, Francesco Cossiga. Che manda a perquisire una "casa con cantina" perché lo spiritello saputello aveva indicato anche questo particolare. La storia ci racconta che a via Gradoli c'era il covo delle Brigate Rosse.
La Sua risposta a Guzzanti che dice: "Prodi sapeva" è la querela. Io vorrei che la risposta arrivasse a tre domande esplicite e persino politically uncorrect:
1. Furono ambienti dell'Autonomia operaia bolognese a far arrivare l'informazione agli spiritelli?
2. Se faccio il nome di Franco Piperno, Le viene in mente niente?
3. Alla cosiddetta seduta spiritica del 2 aprile 1978 partecipò o no Beniamino Andreatta. Se pure non partecipò, fu lui a consigliare l'atteggiamento da tenere rispetto all'informazione ottenuta?
Sarei lieto di raccogliere le risposte a queste domande e la sua versione definitiva dei fatti. Più in generale mi piacerebbe chiederle se ha avuto l'impressione che forze esterne abbiano deciso che Aldo Moro non doveva essere salvato, pregiudicando da allora la tenuta e l'equilibrio della nostra democrazia. Credo che su questo ci sia un dovere di ulteriore chiarezza nei confronti dei cittadini e del Paese che si appresta, lo spero, a governare. Perché questi cittadini, mi dia retta, alla storia della seduta spiritica proprio non ci credono.
Saluti cordiali
Mario Adinolfi www.marioadinolfi.ilcannocchiale.it
Lettera 2
Caro Dago, la clamorosa rivelazione di Guzzanti ("Prodi sapeva che Moro era prigioniero in via Gradoli") è ancora più clamorosa, se teniamo presente che, secondo tutte le ricostruzioni (giudiziarie, giornalistiche e storiche, dietrologiche o no), Moro non è mai stato prigioniero in via Gradoli. Il covo di via Gradoli, sempre secondo le ricostruzioni, era l'appartamentino nel quale vivevano Moretti e la Balzerani. Quindi, o Guzzanti improvvisa ad orecchio (e allora che validità possono avere le sue "rivelazioni" ?), oppure dovrebbe dare qualche ulteriore chiarimento. Il mistero vero del caso Moro, piuttosto, resta ancora quello della scoperta del covo di via Gradoli e del contemporaneo falso comunicato del lago della Duchessa, il quale viene attribuito a Toni Chichiarelli, ma del quale ancora non si conoscono motivi e ispiratori. E tutto lascia pensare che le due cose siano strettamente legate. E forse sono legate anche le voci giornalistiche di materiale trovato in via Gradoli, che però non sembra finito nei verbali di sequestro. Saluti
Nembokid
Dagospia 01 Dicembre 2005
Lettera 1
Caro Professore,
mi riferiscono che la corte che La circonda ha provveduto a segnalarmi come reo di "intelligenza con il nemico" per aver intervistato il presidente della commissione Mitrokhin, Paolo Guzzanti, che è tornato sulla vicenda della seduta spiritica del 2 aprile 1978 in cui uscì fuori la famosa parola "Gradoli" a indicare il luogo dove Aldo Moro era tenuto prigioniero. Secondo i cortigiani sarei doppiamente colpevole, perché nasconderei l'obiettivo di metterti in difficoltà con operazioni di fuoco amico. Sono, infatti, un elettore dichiarato del centrosinistra. Io, però, voglio spingermi più in là: sono anche un sostenitore convinto dell'idea di partito democratico su cui Lei sta spendendo più di ogni altro e mi auguro dunque che riesca a vincere le elezioni e sostituire l'attuale governo che tanto male sta facendo all'Italia.
Però.
Però c'è una verità su cui l'intervista di ieri trasmessa da Nessuno Tv La interroga e su cui la risposta dell'annunciata querela è piuttosto debole. Guzzanti dice: "Abbiamo scoperto verità pazzesche, quando ho interrogato Prodi sulla seduta spiritica ha farfugliato. Prodi sapeva". Il problema è che qui non stiamo parlando delle solite fastidiose illazioni su Nomisma e sulla gestione dell'Iri. Qui siamo nella carne viva della storia della Repubblica, nella ferita mai cicatrizzata, nel sangue che ricade sui figli. Serve uno sforzo di verità, perché la verità mai come in questa storia è decisiva. Allora, ricostruiamo la vicenda.
Il 2 aprile 1978 sono trascorsi 17 giorni dal rapimento di Moro a via Fani. Vi ritrovate nella casa di Alberto Clo alle porte di Bologna. C'è una comitiva di 17 persone, 5 sono bambini. Tra i dodici adulti, tre sono destinati a fare i ministri: Romano Prodi, Mario Baldassarri e lo stesso Alberto Clo. E' Clo a proporre il gioco del piattino: disegnate le lettere dell'alfabeto, mettete il dito nel piattino, invocate gli spiriti di Alcide De Gasperi e Luigi Sturzo, il piattino si muove sulle lettere e compone tre parole di senso compiuto: Viterbo, Bolsena, Gradoli. Il fratello di Clo trova una mappa stradale e nota che vicino Viterbo c'è una località chiamata Gradoli. Il 4
aprile 1978 riferisci la vicenda ai collaboratori del ministro dell'Interno, Francesco Cossiga. Che manda a perquisire una "casa con cantina" perché lo spiritello saputello aveva indicato anche questo particolare. La storia ci racconta che a via Gradoli c'era il covo delle Brigate Rosse.
La Sua risposta a Guzzanti che dice: "Prodi sapeva" è la querela. Io vorrei che la risposta arrivasse a tre domande esplicite e persino politically uncorrect:
1. Furono ambienti dell'Autonomia operaia bolognese a far arrivare l'informazione agli spiritelli?
2. Se faccio il nome di Franco Piperno, Le viene in mente niente?
3. Alla cosiddetta seduta spiritica del 2 aprile 1978 partecipò o no Beniamino Andreatta. Se pure non partecipò, fu lui a consigliare l'atteggiamento da tenere rispetto all'informazione ottenuta?
Sarei lieto di raccogliere le risposte a queste domande e la sua versione definitiva dei fatti. Più in generale mi piacerebbe chiederle se ha avuto l'impressione che forze esterne abbiano deciso che Aldo Moro non doveva essere salvato, pregiudicando da allora la tenuta e l'equilibrio della nostra democrazia. Credo che su questo ci sia un dovere di ulteriore chiarezza nei confronti dei cittadini e del Paese che si appresta, lo spero, a governare. Perché questi cittadini, mi dia retta, alla storia della seduta spiritica proprio non ci credono.
Saluti cordiali
Mario Adinolfi www.marioadinolfi.ilcannocchiale.it
Lettera 2
Caro Dago, la clamorosa rivelazione di Guzzanti ("Prodi sapeva che Moro era prigioniero in via Gradoli") è ancora più clamorosa, se teniamo presente che, secondo tutte le ricostruzioni (giudiziarie, giornalistiche e storiche, dietrologiche o no), Moro non è mai stato prigioniero in via Gradoli. Il covo di via Gradoli, sempre secondo le ricostruzioni, era l'appartamentino nel quale vivevano Moretti e la Balzerani. Quindi, o Guzzanti improvvisa ad orecchio (e allora che validità possono avere le sue "rivelazioni" ?), oppure dovrebbe dare qualche ulteriore chiarimento. Il mistero vero del caso Moro, piuttosto, resta ancora quello della scoperta del covo di via Gradoli e del contemporaneo falso comunicato del lago della Duchessa, il quale viene attribuito a Toni Chichiarelli, ma del quale ancora non si conoscono motivi e ispiratori. E tutto lascia pensare che le due cose siano strettamente legate. E forse sono legate anche le voci giornalistiche di materiale trovato in via Gradoli, che però non sembra finito nei verbali di sequestro. Saluti
Nembokid
Dagospia 01 Dicembre 2005