CASA CALDEROLI - PAROLA DI LEGHISTA: IO E SABINA NEGRI SIAMO SEPARATI DA DUE ANNI. A "MARKETTE" LA MIA EX MOGLIE FA PASSARE UNA DESCRIZIONE DI VITA FAMILIARE, CON PARTICOLARI CHE SONO FRUTTO DI FANTASIA.

Giangavino Sulas per "Oggi"


Ministro Calderoli, lei è considerato uno degli artefici della nuova legge elettorale. C'è un luogo comune su di lei: che sia un uomo ruvido e quasi intrattabile. Invece si è dimostrato un grande tessitore e un grande mediatore.
«Prima Bossi e poi Berlusconi mi hanno dato fiducia convinti del fatto che se un compito mi viene affidato, lo porto a compimento. Perché sarò anche ruvido ma so ascoltare, mediare, sintetizzare e intervenire per raggiungere un risultato che non arrivava mai. Dopo un anno e mezzo che lavorava alla legge elettorale, Berlusconi mi ha detto: "Prendila in mano tu perché sono sicuro che la porterai al traguardo". Così è stato. Certo, con qualche mal di pancia per qualcuno che poi forse ha deciso di farmela pagare».

Lo stesso dicasi per la Riforma costituzionale.
«Questa riforma era nel nostro Dna anche se i tempi erano ormai maturi. Abbiamo modificato 53 articoli della Costituzione. Lasciando intatti i principi fondamentali: per un paese più snello, più efficiente, meno burocratico dove a decidere sia il popolo e non il Palazzo. Ne sono orgoglioso. Abbiamo fatto un grande lavoro, ma il papà vero della riforma resta Umberto Bossi».



Ma, a parte questi grandi successi politici, oggi c'è un attacco concentrico su Calderoli o sta piovendo sul bagnato? Da un lato lo scandalo della Banca Popolare Italiana e di quel grande elemosiniere di Gianpiero Fiorani, che sembra coinvolgerla, e dall'altro sua moglie Sabina Negri che, a Markette, la trasmissione di Piero Chiambretti, non perde occasione per prenderla in giro mettendo in piazza gli affari di famiglia. Cosa sta succedendo?
il ministro delle Riforme Roberto Calderoli, accende una sigaretta, lancia uno sguardo al suo legale, la senatrice,di Forza Italia Elisabetta Casellati, e sbotta:
«Lo scandalo della Banca Popolare non mi coinvolge affatto e lo dimostrerò trascinando in Tribunale, a suon di querele, chi in questi giorni fa solo insinuazioni infamanti. Io, Roberto Calderoli, non ho preso un euro da Fiorani. Sfido chiunque a dimostrare il contrario. La verità è che mi stanno tendendo una trappola perché la mia attività parlamentare e politica ha dato molto fastidio a qualcuno. Vogliono farla pagare a me e alla Lega che nei sondaggi sta volando. Anche perché sono considerato un perno nei rapporti all'interno della maggioranza e in particolare nei rapporti fra la Lega e Berlusconi.

Parliamo di sua moglie.
«Per quanto riguarda mia moglie il problema è semplice: da due anni siamo separati e da quasi un anno della separazione si occupano i rispettivi avvocati. Lei però continua a usare, e sottolineo usare, il mio nome».

Separati? Ma se Sabina Negri tutte le sere si presenta a Markette come Lady Calderoli, la moglie del ministro.
«È di pessimo gusto. Non voglio che si faccia uso della nostra vita personale facendola diventare oggetto di Markette. Per di più inventando storie e episodi mai esistiti. Quindi non veri. Mediaticamente la mia ex moglie fa passare una descrizione di vita familiare, con particolari che sono frutto di fantasia. Quella vita non c'è mai stata. Trovo fuori posto che si possa costruire l'impianto di una trasmissione sulla propria vita familiare. Soprattutto su aspetti di vita privata che fanno parte di ciò che ciascuno di noi vuole tenere per sé. Io ho sempre creduto nei valori della famiglia e del matrimonio. Veder trattare pezzi di vita in questo modo è sgradevole e doloroso. Il mio matrimonio non può essere trattato come una scampagnata e neppure come una forma di pubblicità. Non sono un cartellone pubblicitario. Un matrimonio può anche fallire, ma ci vuole rispetto per una storia che è passata, ma che c'è stata. Non si può ridurlo a carta straccia. O usarlo per attirare l'attenzione e creare un personaggio. La mia ex moglie può benissimo costruire il suo personaggio, ma solo sulle sue capacità. Le auguro molta fortuna per il suo lavoro, ma trovo inopportuno trattare sentimenti e valori importanti come merce pubblicitaria».


Dagospia 28 Dicembre 2005