DIGITAL-WAR: DOPO IL CALCIO, IL CINEMA. E SKY-MURDOCH SBARCA A PIAZZA AFFARI
COME SI DICE TELECOM ITALIA IN SPAGNOLO? - DE GENNARO, IL POLIZIOTTO-MANAGER
SAN PAOLO 2007, LA RESA DEI CONTI (BY FRANZO) - C'E POSTA PER LUCIANA SANTARONI

1 - SAN PAOLO 2007, LA RESA DEI CONTI
Mancano otto giorni alla cerimonia d'apertura delle Olimpiadi e a Torino già volano le colombe. Dopo la guerriglia di parole scatenata dal massiccio presidente del San Paolo, Enrico Salza, contro lo strapotere della Sacra Famiglia degli Agnelli, c'è chi si preoccupa di buttare acqua sul fuoco e di lanciare messaggi di pace. La grande festa torinese del circo bianco non può essere rovinata dalle beghe della lobby bancaria di piazza San Carlo e da quella industriale del Lingotto. E anche per il futuro sarà bene tener conto per entrambe che un rapporto deteriorato fa male a tutti e fa male soprattutto al destino della città che dopo le Olimpiadi dovrà disegnare il suo futuro.

Oggi una colombella bianca si alza dalle colonne della "Stampa" e ha il profilo dell'avvocato Franzo Grande Stevens, fiduciario della Sacra Famiglia e presidente della Compagnia di SanPaolo. Franzo è un grande uomo di mondo, è nato a Napoli nel 1928, parla fluently inglese e francese e la sua carriera è iniziata nel 1953 nello studio più celebre di Torino, costituito dopo la guerra dal diplomatico Manlio Brosio e dal giurista Carlo Galante Garrone.
"San Paolo e Lingotto - dice oggi l'avvocato Franzo dai capelli argentei - hanno ruoli diversi e devono cooperare ma nessuno deve avere la pretesa di svolgere il lavoro degli altri. Le imprese devono fare le imprese. I banchieri devono fare i banchieri".

Se non fosse per l'intreccio che lega le une alle altre e che ha consentito alla Fiat di uscire dai suoi malanni, si potrebbero definire parole sante. Ma il legale di casa Agnelli che è anche presidente della Juventus non è una colombella ingenua. Basta arrivare alla fine della sua intervista sulla "Stampa" per cogliere un messaggio preciso: "dentro la banca - dice Franzo - siamo vincolati da un patto di sindacato che scade nel 2007". Per quella data - commenta il giornale della Fiat - si rinnoverà tutto, vertici compresi. E allora qualcosa cambierà.
In cauda venenum.

2 - MURDOCH, SKY IN PIAZZA AFFARI
L'ultima grande apparizione pubblica in Italia Rupert Murdoch l'ha fatta il 14 settembre 2004 al Chiostro del Bramante per una cena in suo onore alla quale parteciparono un oscuro ministro italiano di nome Buttiglione, Kojak-Galliani, Marco De Benedetti e Gabriella Carlucci. In quell'occasione c'era anche il querulo ministro delle Telecomunicazioni, Maurizio Gasparri, che gli magnificò l'avvento del digitale.
Il tycoon autraliano della NewsCorporation, sbarcato in Italia nel luglio del 2003, rizzò le orecchie e dopo quella cena fece un lungo briefing notturno con Tom Mockridge, il neozelandese che ha legato il suo nome al successo di Sky Italia. La vecchia volpe dei media capì infatti in quell'occasione che l'avvento del digitale terrestre avrebbe complicato la vita e offuscato il cielo delle parabole satellitari. Già nel maggio dell'anno precedente gli erano arrivati segnali inquietanti da Mario Monti che aveva parlato di "quasi monopolio di Sky".
Che la vita fosse dura in Italia (considerata il cavallo di Troia per il mercato dell'Europa continentale) Murdoch l'aveva capito poi nei suoi incontri con Berlusconi e con la decisione del governo - impugnata a Bruxelles - di concedere 50 euro per ogni acquisto di decoder per il digitale terrestre.

Adesso il quadro di Sky, che ha raggiunto risultati eccellenti con uno share domenicale che arriva al 10% (nel resto della settimana è intorno al 6%) e con un'offerta che punta soprattutto sul calcio dove sono stati ricomprati a gennaio i diritti della Juve da Mediaset per 157 milioni, si complica per la "santa alleanza" che si sta profilando tra le case di distribuzione cinematografica e i titolari delle licenze per il digitale terrestre.
Sembra infatti che molti distributori di film (e tra questi in particolare Aurelio De Laurentiis) siano favorevoli all'idea di proiettare simultaneamente le pellicole nelle sale e sui canali del digitale terrestre (in cambio di fruttuose royalties). A questo punto per Sky Italia che trasmette i suoi film sul satellite si tratta di rispondere a un'offensiva che rischia di erodere il mercato. Ed ecco spuntare la voce sempre più insistente di una quotazione in Borsa di Sky Italia per il prossimo autunno.
La parola d'ordine è fare cassa, fare provvista, attrezzarsi con le munizioni per affrontare la guerra dell'etere. Una guerra stellare, satellitare e digitale.



3 - DE GENNARO, IL POLIZIOTTO-MANAGER
Fa una certa impressione sentire un capo della Polizia che parla come un manager e usa parole come benchmark e partnership all'interno di un discorso che considera il poliziotto come un imprenditore della prevenzione e della sicurezza.
Gianni De Gennaro, 56 anni, calabrese, uomo dal profilo basso e dalla fama conquistata quando trasferì Buscetta in Italia, ci ha preso gusto e usa con disinvoltura il lessico del marketing e del management.
Dick Tracy - così lo chiamano al Viminale per i suoi metodi investigativi all'americana - è andato all'università di Cassino nei giorni scorsi e per due ore ha sviluppato l'equazione sicurezza-impresa. E oggi rilascia a "Panorama Economy" una lunga intervista (non è la prima, contrariamente a ciò che scrive il giornale) nella quale paragona la sicurezza a un'azienda, e parla di indicatori e parametri che possono migliorare l'efficienza. Nemmeno Elio Catania, il manager delle Ferrovie che sente il cliente nella pancia ed è pieno di cultura Ibm, saprebbe fare altrettanto.

4 - C'E POSTA PER LUCIANA SANTARONI
Sarà una donna di nome Luciana Santaroni a gestire le relazioni esterne e la comunicazione delle Poste. Dopo l'improvvisa decisione di Massimo Sarmi - il manager dalle orecchie generose - di sollevare dal suo incarico il vivace nipote di Lina Sotis, Raimondo Astarita, nel palazzo dell'Eur entra una persona di fiducia di Vittorio Mincato, l'ex-presidente dell'Eni che senza piangere troppo ha occupato la presidenza delle Poste e sta facendo pesare il suo ruolo.
Luciana Santaroni è una giornalista professionista che ha iniziato la sua carriera nel '75 alla Gazzetta del Popolo di Torino ed è entrata nel 1990 nella galassia dell'Eni. Quando Mincato se ne è andato la Luciana, che occupava il ruolo di capo ufficio stampa dell'Eni, è passata nel dicembre scorso alle relazioni esterne di Snam Rete Gas alle dirette dipendenze del presidente Domenico Dispenza. Adesso arriva la chiamata di Mincato che ha sempre apprezzato l'efficienza e la professionalità della signora.

5 - COME SI DICE TELECOM ITALIA IN SPAGNOLO? TELEFONICA
E' rottura totale tra Tronchetti Provera e i bresciani di Hopa, la finanziaria nella quale gli ex-amici di Chicco Gnutti si trovano seduti accanto alle banche e a Mediaset-Fininvest. La mediazione tentata fino all'ultimo dagli advisor Roberto Poli e Bruno Ermolli (entrambi vicini al Cavaliere di Palazzo Chigi) non ha portato ad alcuni risultato e lunedì partirà la lettera di Pirelli e Benetton per la disdetta del patto parasociale.
Il Tronchetto ha fatto la faccia feroce fino all'ultimo ed è stato coerente. Con i bresciani non vuole più aver nulla a che fare. Ma adesso il quadro si complica perchè riprendono a correre le voci sempre più insistenti sull'impossibilità del vertice di TelecomItalia di gestire una montagna di debiti che secondo il "Sole 24 Ore" arriva a 56 miliardi di euro. L'indiscrezione più interessante è riportata dal "Riformista" che dà per certo un interessamento di Telefonica, la società spagnola presieduta da Cèsar Alierta Izuel.

Ricordare all'inclito e al volgo che su Telefonica Dagospia ha acceso una lampadina dal luglio dell'anno scorso è uno sbrodolamento inutile. Resta il fatto che le voci rimbalzano da Madrid con sempre più insistenza e dicono che i colloqui tra italiani e spagnoli sono già avviati insieme alle banche d'affari Lazard e DLJ (Donaldson, Lufkin & Jenrette).
Secondo il "Riformista" queste banche, i fondi e gli spagnoli pronti ad addentare Telecom, "si attendono che arrivi dal gruppo italiano un crollo del titolo".
E' un'ipotesi cinica rispetto alla quale oggi il marito di Afef si toccherà gli attributi.

6 - SVILUPPO CONSIP
Ma che Italia sviluppiamo? Sono trascorsi tre mesi dall'arrivo di Ferruccio Ferranti (in quota Alleanza Nazionale, ex amministratore delegato di Consip) alla guida di Sviluppo Italia, e crescono solo consulenti ed ex manager Consip (in esodo di massa dall'agenzia del Tesoro). E qualcuno se ne va da Sviluppo Italia. E' andato via il direttore delle relazioni istituzionali e media, Sergio Bruno.


Dagospia 02 Febbraio 2006