RICUCCI, SI DISPERA E PIANGE SULLA SPALLA DI GRILLINI, LEADER STORICO DELL'ARCIGAY: "MALEDIZIONE A ME E A QUANDO HO DECISO DI COMPRARE LE AZIONI RCS" - COPPOLA: "NON HO MAI CAPITO SE AVESSE DEGLI APPOGGI ALL'INTERNO DEL PATTO RCS O SE QUALCUNO..."

1 - "MALEDETTE LE AZIONI RCS"
Fabrizio Caccia per il Corriere della Sera

La cella è immersa nel buio. Luce spenta. Televisore spento. Anche la finestra è chiusa, sbarrata. Perché così ha voluto lui, Stefano Ricucci, lo ha chiesto lui alle guardie: «Non voglio sentir rumori». L'altra notte, la sua prima notte a Regina Coeli, i detenuti dalle finestre vicine gli gridavano frasi di scherno. Una tortura. Il «furbetto del quartierino», che l'estate scorsa ballò tra l'Argentario e la Borsa, ora è davvero un uomo disperato.

Quando il deputato Ds Franco Grillini, membro della Commissione Giustizia della Camera, alle quattro di ieri pomeriggio entra nella sua prigione, trova Ricucci seduto al tavolino, la testa china, prostrato nell'ombra. Tuta blu, maglione azzurro a «vu», un paio di ciabatte. Davanti ha solo un pacchetto di sigarette Ms, alcune posate di plastica, un sacchetto con del cibo e i venti fogli dell'ordinanza del gip.

Al parlamentare diessino li indica come se quei fogli avessero la peste: «Maledizione a me e a quando ho deciso di comprare le azioni Rcs, maledetto quel giorno in cui iniziai la scalata». E piange, Ricucci. Piange in continuazione, piangerà per tutta la mezz'ora del colloquio. E l'onorevole Grillini adesso è sinceramente preoccupato, «perché è un uomo che crede di avere tutto il mondo contro, tenetelo d'occhio», raccomanda al solerte direttore del penitenziario, Mauro Mariani, che l'accompagna nella visita.

Settima sezione del carcere di via della Lungara, reparto «Nuovi ingressi», cella singola, due metri per tre, non lontano da quella dove soggiornò per un certo periodo anche Sergio Cragnotti, l'ex patron della Cirio. Si dispera, Ricucci. Si asciuga le lacrime con le mani, poi si aiuta con un panno bianco. Però è sbarbato, pulito, nella cella c'è anche una doccia. Ha mangiato pollo e patate, bevuto acqua minerale: il rancio del carcere, insomma. I tempi dello champagne alla Cacciarella e degli involtini di pescespada ormai sono lontani.

Con Franco Grillini, però, finalmente adesso si può sfogare: «Questi magistrati mi perseguitano, mi stanno addosso da un anno ma non vogliono capire che io alcuni degli inquisiti manco li conosco. E guardi come mi sono ridotto, in che guaio mi sono infilato...». C'è un letto a castello, lui dorme sotto. Sopra non c'è neanche il materasso. Grillini gli dice che «piangere fa bene» e che comunque «là fuori c'è un mondo che l'aspetta». Ricucci, però, scuote la testa: «Spero che si risolva tutto in fretta, ma come faccio a fidarmi di questi magistrati, dicono che m'hanno intercettato, io non li capisco: non potevo mica non rispondere al telefono... C'era uno per esempio (forse è Di Lernia, ndr) che mi tormentava, mi chiamava in continuazione, io che potevo fare? Se non rispondevo, poteva sembrare che nascondessi qualcosa. Magari potevo anche subire dei ricatti. Comunque, certo, non mi fidavo di lui...».

Non si aspettava, ieri, la visita di un parlamentare. L'immobiliarista di Zagarolo pensava davvero di essere finito all'inferno: lui dentro e tutto il mondo fuori. Ora però sembra riacquistare un po' di fiducia («merito anche del mio avvocato Grazia Volo») e chiede a Grillini di telefonare pure a Guido Calvi, che lo difese in un altro processo: «Gli dica di venirmi a trovare», si raccomanda. Oggi a mezzogiorno ci sarà l'interrogatorio di garanzia, l'atto gli viene notificato mentre in cella c'è ancora il presidente onorario dell'Arcigay.

Dopo l'incontro con i pm, gli sarà possibile ricevere le visite dei parenti: della moglie Anna, dei genitori Gina e Matteo, del figlio Edoardo avuto in prime nozze. Grillini gli ripete che fuori non l'hanno dimenticato, che tutti i giornali e le televisioni parlano di lui, che la famiglia lo aspetta. Da Zagarolo lo zio Domenico, fratello di sua madre, attraverso il Corriere gli manda «un abbraccio fortissimo». Insomma, non tutto è perduto. Bisogna avere fiducia, gli ripete Grillini, accettare gli eventi. Anche se non è facile stare in carcere - riflette il parlamentare - per uno che un tempo si è sentito Dio. E quasi rabbrividisce ripensando ai casi di Gabriele Cagliari e Raul Gardini.



Ma Ricucci non fa come Provenzano, non chiede una Bibbia da leggere, non prega, non chiede niente. Rifiuta anche di usufruire dell'ora d'aria, rimane al buio, blindato, le grate chiuse, per ora vuole evitare qualsiasi contatto col mondo. «È molto demoralizzato», annota Grillini. Però alla fine gli spunta una promessa: Ricucci presto si metterà a scrivere. Per riordinare le idee, per dare voce alle emozioni, ai sentimenti ancora prigionieri, per raccontare in fondo la sua verità. «Scriva un diario», gli suggerisce l'onorevole. Diario di uno scalatore. Dal paradiso all'inferno.

2 - COPPOLA: PERCHÉ VOLEVA LA RIZZOLI?
Francesco Manacorda per "La Stampa"

Tutto mattone e Mediobanca. Dopo la stagione dei raid bancari, dei «concerti» e dei sequestri di azioni Antonveneta da parte della procura di Milano, Danilo Coppola vuole tracciare una linea netta tra il suo destino e quello di chi - fate voi il nome - si è scottato al calor bianco delle scalate. Così, sul destino di Ricucci, a lui spesso accomunato in questi mesi tra i «furbetti del quartierino», l'immobiliarista romano che ha comprato la torinese Ipi con dentro anche il Lingotto, si limita a dire che «dal punto di vista umano mi dispiace molto, ma è una vicenda che non conosco».

Ma insomma, secondo Coppola Ricucci è caduto proprio perchè aveva messo gli occhi e soprattutto le mani sul Corriere della Sera? «Io - è la risposta - la vicenda Rcs l'ho seguita dai giornali questa estate ma non ho mai capito quale fosse il progetto imprenditoriale di Ricucci. Non ho mai capito se avesse degli appoggi all'interno del patto di sindacato o se qualcuno...». Se qualcuno gli avesse promesso il suo aiuto, forse? È il sospetto che molti hanno.

Inutile insistere. Di più, sulla vicenda Ricucci, Coppola non vuole dire e anzi sottolinea di non aver mai preso posizioni sul caso Rcs e di essersi espresso invece solo su Bnl, dove stava nel «contropatto» guidato da Caltagirone. Piuttosto, l'immobiliarista tiene ad alcuni distinguo: «In questa storia ci sono state vicende spiacevoli che hanno etichettato in modo generale alcune persone che hanno fatto fortuna nello stesso campo e che erano tutte impegnate nel contropatto Bnl. Per colpire qualcuno si è fatto di tutt'erba un fascio. Ma si tratta di casi diversi».

Meglio allora, per Coppola, puntare sul «core business» del mattone: «Negli ultimi mesi abbiamo fatto acquisizioni importanti come il Grand Hotel Vittorio Veneto, cinque stelle lusso e 140 camere in via Veneto o un altro albergo da 100 camere sulla Promenade des Anglais a Nizza. E poi sono molto impegnato nell'Ipi, dove le cose stanno andando molto bene». Eppure si tenderà anche ad affibbiare etichette troppo facili, ma nel «concerto» di Antonveneta Coppola c'è finito a pieno titolo. Le plusvalenze della vendita ad Abn del suo 1,26% della banca padovana sono tuttora congelate dalla magistratura. «I giochi sono aperti - è la risposta -. Sul concerto contestato dalla Consob ho fatto ricorso perchè la mia partecipazione in Antonveneta era stata fatta a puro titolo di trading. Del resto io alcuni dei membri di questo famoso concerto nemmeno li conoscevo. È il caso di Gnutti. Fiorani, poi, l'avevo visto tre volte in tutta la mia vita e Ricucci l'ho incontrato qualche volta da Caltagirone quando facevamo le riunioni del contropatto Bnl».

Uscito da Antonveneta, uscito da Bnl, «dove ho comprato nel 2002 e sono stato tra i primi a entrare, anche prima di Della Valle», a Coppola resta un solidissimo 4,57% di Mediobanca. Ma questa volta nessun trading, assicura: «La quota in Mediobanca è una diversificazione. L'ho comprata per mantenerla a medio-lungo termine nell'ottica che il titolo si valorizzi ancora. Non voglio nemmeno un posto in consiglio, non ho fatto questo investimento con l'intento di partecipare attivamente alla gestione: Mediobanca va bene, i manager fanno un ottimo lavoro e ci sono degli ottimi dividendi. Che vuole più dalla vita?».

Dagospia 20 Aprile 2006